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La ricostruzione

Brigitte Macron porta in tribunale i creatori della fake news sulla sua identità di genere

Mauro Zanon

Da quattro anni, l'Eliseo non riesce a liberarsi dell'assurda diceria sulla presunta transessualità della première dame. Oggi si apre a Parigi il processo per cyberbullismo contro i dieci principali responsabili della campagna d’odio che ha travalicato i confini francesi, arrivando fino agli Stati Uniti

È dal 2021 che la coppia presidenziale francese lotta contro una della più folli fake news degli ultimi anni, la presunta transessualità della première dame, Brigitte Macron. Quattro anni in cui l’Eliseo non è riuscito a liberarsi di quest’assurda diceria, diffusa per la prima volta in un video del dicembre 2021 da Natacha Rey, autoproclamata “giornalista indipendente autodidatta”, e una medium, Delphine Jégousse, nota con lo pseudonimo di Amandine Roy. Quattro anni di smentite e dichiarazioni indignate, durante i quali la teoria complottista che descrive Brigitte Macron come una donna trans, accusandola di aver fatto una transizione di genere e di essere in realtà suo fratello, Jean-Michel – che esiste davvero e ha 80 anni –, ha varcato i confini francesi trovando una risonanza internazionale, soprattutto negli Stati Uniti attraverso la galassia cospirazionista vicina al mondo Maga.

 

È per provare a mettere fine una volta per tutte a questa voce che Brigitte Macron, nell’agosto del 2024, ha deciso di sporgere denuncia, spingendo la procura di Parigi ad aprire un’inchiesta per “cyberbullismo”. Condotta dalla brigata di repressione della criminalità contro le persone (Brdp), l’inchiesta ha portato a diversi fermi tra il dicembre del 2024 e il febbraio del 2025. Al termine delle indagini, dieci persone sono state individuate come i principali propagatori della fake news: otto uomini e due donne, di età tra i 41 e 60 anni, e con mestieri diversi (un pubblicitario, un informatico, un professore, un gallerista, un politico, tra gli altri), che in Francia hanno lanciato e alimentato una campagna diffamatoria sul suo “genere” e la sua “sessualità”, assimilando inoltre la differenza di età con il marito alla “pedofilia”, secondo la procura di Parigi. Il processo ai danni dei dieci imputati per “cyberbullismo” si è aperto oggi al Tribunale correzionale di Parigi e durerà fino a domani. La presenza della première dame in tribunale non è stata confermata dal suo capo di gabinetto, Tristan Bromet. Domani, secondo quanto annunciato dal tribunale, sarà invece presente come testimone una delle figlie che la première dame ha avuto dal primo marito, Tiphaine Auzière. Tra gli imputati, che rischiano fino a due anni di prigione, figurano le due donne all’origine della diffusione sui social della fake news: Natacha Rey e Amandine Roy.

 

È la primavera del 2021 quando la prima, ex militante dei gilet gialli, si convince di avere “le prove della vera identità” di Brigitte e vuole renderle pubbliche. Si rivolge allora a una medium, Amandine Roy, che ha un canale YouTube molto seguìto. Nel dicembre dello stesso anno, diffondono un video di quattro ore sulla loro teoria complottista, che colleziona più di 450mila visualizzazioni in pochi giorni, prima di essere rimosso dalla piattaforma. Su X, che allora si chiamava ancora Twitter, l’hashtag #JeanMichelTrogneux diventa virale e diverse emittenti televisive russe invitano Natacha Rey a partecipare ai loro programmi. Nel settembre del 2024, nel quadro del primo procedimento giudiziario che le vedeva coinvolte per il video del 2021, le due donne sono state condannate per diffamazione ai danni di Brigitte Macron e del fratello Jean-Michel Trogneux. Lo scorso 10 luglio, tuttavia, sono state assolte in appello: una decisione che ha spinto la première dame e il fratello a presentare ricorso in Cassazione.

 

Le due donne sono protagoniste anche del nuovo processo, accanto a un ex pubblicitario, Aurélien Poirson-Atlan, 41 anni, molto noto sui social network con lo pseudonimo di “Zoé Sagan”. Il suo account X, dove venivano regolarmente diffusi commenti di natura complottista, è stato sospeso nel luglio 2024. L’ex pubblicitario, diventato influencer di riferimento della galassia cospirazionista francese, era diventato famoso quattro anni prima diffondendo video privati a carattere sessuale dell’ex deputato macronista e portavoce del governo Benjamin Griveaux. Un altro volto noto tra gli imputati è quello di Bertrand Scholler, gallerista d’arte parigino di 56 anni. Contrario ai vaccini e alle mascherine durante la pandemia di Covid, Scholler dal 2021 è diventato uno dei portavoce sui social della propaganda russa nel conflitto in Ucraina. Molte delle persone processate a Parigi per “cyberbullismo” hanno condiviso i post di Candace Owens, l’influencer americana vicina alla sfera Maga che ha milioni di follower sui social (5,4 su YouTube, 7,3 su X) ed è autrice di una serie di video intitolata “Becoming Brigitte” (“Diventare Brigitte”). Tra i post più condivisi la copertina modificata della rivista Time, in cui la première dame francese appare come “Uomo dell’anno”. In un altro post, uno degli imputati riporta la presenza di “2mila persone” pronte ad andare “di porta in porta ad Amiens (la città del nord della Francia da cui proviene la coppia Macron, ndr) per fare chiarezza sul caso Brigitte”, promettendo il coinvolgimento di blogger americani.

 

Lo scorso 23 luglio, dopo “tre distinte richieste di ritrattazione, contenenti prove che confutavano le sue affermazioni”, anche Candace Owens è stata denunciata per diffamazione dai coniugi Macron presso il tribunale americano del Delaware. A metà settembre, Tom Clare, avvocato statunitense della coppia presidenziale francese, ha dichiarato durante il podcast della BBC “Fame Under Fire” che i suoi assistiti sono pronti a presentare al tribunale americano una serie di documenti fotografici, dati medici e testimonianze scientifiche per mettere la parola fine ad anni di illazioni, smentendo la teoria secondo cui la première dame non sarebbe nata donna. “Siamo pronti a dimostrare in modo completo, sia in termini generici che specifici, che ciò che lei (Candace Owens, nd) afferma su Brigitte Macron è falso”, ha dichiarato Tom Clare. La coppia, ha sottolineato l’avvocato americano, è risolutamente decisa a dimostrare la falsità delle accuse e a chiudere definitivamente una vicenda che definiscono “umiliante e surreale”.

 

Come rivelato dal Monde, un altro profilo ha avuto un ruolo determinante nella diffusione della fake news sulla presunta transessualità di Brigitte Macron: si tratta di Xavier Poussard, 38 anni, ex giornalista di Faits et Documents, testata di estrema destra, che a febbraio di quest’anno ha pubblicato a sue spese il libro “Devenir Brigitte”, clin d’oeil al titolo della saga social di Candace Owens. Il primo contatto tra Poussard e l’influencer dell’alt-right americana avviene dopo uno scambio su X, nel marzo 2024. Da allora, secondo le informazioni del Monde, Poussard e Owens sono inseparabili, il primo è intervenuto due volte nello show dell’influencer statunitense e le ha fatto visita a Nashville. Poussard si rifiuta di dire quante copie ha venduto, ma alla rivista francese Society ha raccontato di aver potuto acquistare, grazie agli introiti del libro, un appartamento a Milano (dove risiede con moglie e figli) e un’auto, ma anche ad assumere come collaboratore un membro della sua famiglia. In una docu-inchiesta diffusa domenica sera su BfmTv, Tristan Bromet, capo di gabinetto di Brigitte Macron, ha rivelato un episodio verificatosi nel settembre 2024. Come molti suoi concittadini, la première dame si era connessa sul sito Impots.gouv.fr, l’Agenzia delle entrate francese, per compilare la dichiarazione dei redditi. Ma una volta entrata nella sua pagina personale, ha avuto una brutta sorpresa: in alto a destra il suo nome era indicato come “Jean-Michel detto Brigitte Macron”. La première dame ha dunque “sporto denuncia con il suo avvocato” per scoprire chi era all’origine di questa modifica sul suo profilo, ha detto a BfmTv Tristan Bromet. Le indagini hanno già individuato due persone, che con ogni probabilità sono agenti del fisco.

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