Ansa

Editoriali

L'Ue ha seppellito i suoi obiettivi climatici

Redazione

A Bruxelles i leader europei sono stanchi di pagare i costi elettorali interni e si ribellano al Green deal. Eppure fingono di voler preservare obiettivi che non si possono realizzare con le auto a benzina o il riscaldamento a gas

Il Consiglio europeo che si è tenuto ieri a Bruxelles con ogni probabilità verrà ricordato come il vertice che ha seppellito le ambizioni climatiche dell’Ue, anche se formalmente gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni non sono messi in discussione. L’Europa conferma la sua intenzione di voler raggiungere la neutralità al carbonio nel 2050 e, strada facendo, di tagliare le emissioni del 90 per cento entro il 2040. Ma i leader vogliono smantellare molti dei provvedimenti adottati negli ultimi anni nell’ambito del Green deal, considerati indispensabili per raggiungere quegli stessi obiettivi. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già innescato la retromarcia, ritardando l’entrata in funzione di regole sulla sostenibilità ambientale, cancellando gli obblighi di messa a riposo di terreni agricoli o rinviando le misure contro la deforestazione.

 

Ma per un numero crescente di capi di stato e di governo non è sufficiente. Con Giorgia Meloni, l’Italia può rivendicare di essere stata un precursore nel chiedere pragmatismo. Con Friedrich Merz, oggi la Germania vuole cancellare il divieto di vendere auto con motore a combustione nel 2035, perché i suoi produttori non sono pronti ai veicoli elettrici. Con Donald Tusk, ora la Polonia vuole sospendere sine die il meccanismo di scambio di emissioni ETS2, che imporrebbe una tassa sul carburante e sul riscaldamento alle famiglie a partire dal 2027. Sono due misure faro del Green deal. Con un paradosso: molti degli stati che oggi partecipano alla rivolta avevano sostenuto entusiasticamente quelle misure. Von der Leyen aveva venduto il Green deal come una rivoluzione industriale con vantaggi per tutti, senza mai spiegare apertamente ai cittadini europei i suoi costi economici. Oggi i leader sono stanchi di pagarne i costi elettorali interni e si ribellano. Eppure continuano a fingere di voler preservare obiettivi che non si possono realizzare con le auto a benzina o il riscaldamento a gas. Un dibattito sulla neutralità al carbonio nel 2050 sarebbe molto più serio e utile.