La Merope, una delle petroliere della flotta russa usate per trafficare greggio (foto Getty)

Putin invia petrolio in Siria, in barba alle sanzioni

Luca Gambardella

Navi della flotta fantasma continuano a fare la spola verso Banias. L'affare del greggio a basso costo vale anche per Damasco

L’intesa sancita a Mosca una settimana fa tra Ahmed al Sharaa e Vladimir Putin si sta concretizzando in queste ore. Una petroliera appartenente alla flotta fantasma dei russi, la Antarktika, è pronta a scaricare al porto siriano di Banias un carico consistente di petrolio. Secondo Reuters, si tratta dell’equivalente di 750 mila barili di greggio e gas condensato prodotti dalle russe Gazprom Neft e Novatek. Si tratta di molto più del totale estratto in Siria ogni giorno, che da dopo la guerra si è attestato a meno di 90 mila barili al giorno.

L’analista siriano Abed al Thalji ha ricostruito la provenienza del mix di idrocarburi. L’Antarktika è salpata dal porto  di Ust-Luga e appartiene alla compagnia di stato russa PJSC Sovcomflot, che è sottoposta a sanzioni internazionali. L’Antarktika risulta nelle liste delle società destinatarie di misure restrittive emesse da Stati Uniti, Regno Unito e Canada perché le sue attività illecite finanziano la guerra in Ucraina. La Siria ha un disperato bisogno di greggio, la cui produzione si è ridotta a un quarto rispetto all’inizio della guerra civile. Prima dell’Antarktica, almeno altri due carichi sono arrivati da petroliere sanzionate e provenienti dalla Russia – la Fearless  a giungo e la Sakina ad agosto. Sebbene molti paesi si siano offerti di aiutare la Siria con forniture energetiche, il petrolio russo resta il più vantaggioso per Damasco, perché venduto a prezzo scontato. Una carta che Putin usa per tenere un piede nella Siria post assadista. 

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.