
La campagna d'inverno di Putin è militare e negoziale
Il capo del Cremlino ha una certezza: quello che non può ottenere con la guerra, può ottenerlo sul campo dei negoziati dal quale vuole escludere l'Ucraina
Dalla notte di mercoledì, la Russia ha lanciato un attacco combinato di missili e droni contro tutto il territorio dell’Ucraina. Ha colpito la capitale, Kyiv, e altre città, fra le quali Kharkiv, dove i droni hanno puntato un asilo. I bambini sono stati evacuati, è stato ucciso un passante. Anche a Kyiv, la città meglio difesa dell’Ucraina, sono morte due persone, durante una notte di bombe incessanti. Gli ucraini sanno che le loro notti vengono usate da Vladimir Putin come arma: sono insonni, piene del suono delle sirene che annunciano gli attacchi e dei botti delle esplosioni o della contraerea. Notte dopo notte, da tre anni e mezzo, il Cremlino usa la resistenza dei civili come arma per far finire la guerra alle sue condizioni. Dopo tre anni e mezzo, questi bombardamenti sulle infrastrutture energetiche e su edifici lontani dal fronte non hanno piegato gli ucraini che non cedono alle condizioni del Cremlino.
Gli ucraini ogni notte corrono nei rifugi o sfidano la sorte e le bombe. Resistono e neppure si illudono di poter trovare negli alleati europei o nel presidente americano Donald Trump la soluzione al conflitto, quindi fanno l’unica cosa che ha senso fare mentre nessuno si assume il coraggio o la responsabilità di fare pressione su Vladimir Putin: combattono e si preparano per la campagna d’inverno del Cremlino. Gli inverni in Ucraina sono lunghi e i russi, dall’ottobre del 2022, quando a capo dell’“operazione militare speciale” era arrivato il generale Sergei Surovikin, portano avanti una campagna di bombardamenti contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Questi bombardamenti hanno un peso maggiore in inverno ma avvengono anche in estate. A guardare a ritroso la guerra, dall’inizio dell’invasione su larga scala – quindi non dal 2014, quando Mosca iniziò a rosicchiare l’Ucraina partendo dall’est del paese, ma dal 2022 – il Cremlino ha sempre le stesse pretese, non le cambia e non ha fretta di cambiarle. Combatte allo stesso modo, conduce la sua diplomazia allo stesso modo. Ogni inverno, crede anche che sia quello giusto per far crollare Kyiv, ma poi deve riprovarci l’inverso successivo. L’Ucraina si difende, espande la produzione di armi in casa e spera che gli alleati arrivino alla consapevolezza che Putin non cambierà idea se non davanti a una minaccia credibile.
Il presidente Zelensky ha iniziato il giro di incontri con i leader europei, ha detto che appoggia la proposta americana di basare i negoziati sull’attuale linea del fronte, secondo la proposta avanzata dal presidente americano Donald Trump. Putin rifiuta questa proposta, non si accontenta dei territori occupati e insiste in modo particolare sulla regione di Donetsk che il suo esercito non è riuscito a prendere del tutto. Gli ucraini hanno resistito nel 20 per cento dell’oblast, ed è la percentuale più importante da un punto di vista difensivo, che sbarra la strada a una delle zone più aperte dell’Ucraina: proteggere quei chilometri vuol dire proteggere l’Ucraina libera. Regalarli a Putin vuol dire condannare il resto del paese a una futura invasione. Il negoziato non è questione di territori, ma di sicurezza ed è proprio a minarla che punta il capo del Cremlino.
Putin va avanti e mentre martedì il capo della Casa Bianca Donald Trump diceva che non sarebbe andato a Budapest per “non perdere tempo”, i russi non si scomponevano e anzi dichiaravano che la notizia dei colloqui per la preparazione al vertice in stallo era esagerata. Kirill Dmitriev, capo del fondo russo per gli investimenti all’estero, ha detto che i preparativi proseguono e infatti il segretario di stato americano Marco Rubio e il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov si risentiranno al telefono.
Il capo del Cremlino ha una sicurezza: quello che non può ottenere sul campo di battaglia, può ottenerlo sul campo dei negoziati. La differenza la fa chi è presente nei due campi: su quello di battaglia ci sono gli ucraini, su quello dei negoziati ci sono gli americani con gli europei nascosti dietro a Trump.