Le priorità ucraine

Lontana dai balletti su Budapest, Kyiv deve risolvere i blackout

Paola Peduzzi

Le attese sul Consiglio europeo e l’aiuto dell’Ue per far funzionare il sistema energetico che Putin distrugge. Intervista all'ambasciatrice dell’Unione europea in Ucraina, Katarina Mathernova

Kyiv, dalla nostra inviata. “Siamo tutti uniti nel nostro desiderio di una pace giusta e duratura, meritata dal popolo dell’Ucraina”, scrivono alcuni leader europei nella dichiarazione congiunta pubblicata ieri assieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alla vigilia del Consiglio europeo, mentre i russi e gli americani cercano di preparare il vertice di Budapest tra Vladimir Putin e Donald Trump, con nuove ancorché prevedibili difficoltà. I leader di Germania, Francia, Italia, Polonia, Finlandia, Danimarca e Norvegia, assieme a Ursula von der Leyen e António Costa, sono d’accordo sul cessate il fuoco immediato sulla linea del fronte attuale, che è la proposta degli Stati Uniti, accettata dall’Ucraina ma non, ovviamente, dalla Russia, che vuole soltanto la resa di Kyiv. 

   

“Siamo rimasti tutti un po’ sorpresi dall’annuncio di un altro vertice americano e russo, a Budapest”, dice l’ambasciatrice dell’Unione europea in Ucraina, Katarina Mathernova, “visto che non c’è stato alcun passo in avanti da parte della Russia, ma si tratta di decisioni che verranno prese altrove, vediamo se ci sarà poi, questo incontro”. Mentre parliamo, in una sala affollata nel centro di Kyiv durante l’Accession Exchange Forum organizzato dal New Europe Center, escono le prime indiscrezioni sul fatto che il segretario di stato americano, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, non si incontreranno questa settimana: il ritmo dei preparativi per l’incontro a Budapest è già alterato, le condizioni iniziali non vanno bene, ovviamente, alla Russia. Ma qui, il vertice che esclude sia gli europei sia gli ucraini non è tra le priorità, semmai si parla del ritmo dell’Europa, che deve per forza accelerare, di quel che gli europei sono disposti a fare a parte le dichiarazioni, del blackout in corso dopo l’ultimo attacco russo nella notte. “Più che delle mie attese sul Consiglio europeo di questi giorni, posso parlare delle mie speranze – dice Mathernova – La prima è che si troverà un accordo sul diciannovesimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia; la seconda è che si andrà avanti sul prestito di riparazione all’Ucraina che deve essere finanziato dagli asset russi congelati. Se questi accordi saranno confermati, l’Unione europea manderà un messaggio forte sia all’Ucraina sia alla Russia”. Le attese dell’ambasciatrice sono in linea con quel che gli europei, assieme a Zelensky, hanno dichiarato: “L’Ucraina deve essere nella posizione  più forte possibile, prima, durante e dopo qualsiasi cessate il fuoco”. Questo implica la pressione sull’economia russa e la mobilitazione degli asset russi,  e se davvero l’accelerazione ci sarà, si potrà dire che l’incontro alla Casa Bianca tra il presidente ucraino e Trump, il 17 ottobre, non è stato inutile: il presidente americano, almeno, serve da continua sveglia per gli europei.

 

Non ha lo stesso effetto sulla Russia, checché ne pensi Trump, illuso com’è del fatto che  Putin voglia davvero mettere fino all’aggressione all’Ucraina. Ora che il “momento Budapest” sembra perlomeno rimandato, i russi non avranno alcuna ragione per ridurre un pochino i loro attacchi, come avevano fatto ad agosto per il vertice in Alaska: nella notte i missili russi hanno colpito le centrali elettriche della regione di Chernihiv, lasciandola in totale blackout. Ed è questa la preoccupazione più grande, l’inverno alle porte, il quarto di guerra, e  la necessità di riparare, proteggere e sostenere il sistema energetico e la vita quotidiana degli ucraini. “Sosteniamo costantemente il sistema energetico dell’Ucraina – dice l’ambasciatrice dell’Ue Mathernova – e la somma stanziata ha già raggiunto circa 3 miliardi di euro: non abbiamo iniziato adesso, ci siamo preparati a questo inverno nel momento stesso in cui i riscaldamenti sono stati spenti nella stagione scorsa,  è un lavoro in corso”. Mathernova dice che i suoi colleghi sono già a Chernihiv per capire come aiutare gli abitanti e elenca le altre iniziative: “Sono state collegate l’Ucraina e la Moldavia alla rete elettrica continentale con una capacità di trasmissione giornaliera di 2,1 gigawatt di energia elettrica; abbiamo fornito garanzie alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers)  e alla Banca europea per gli investimenti (Bei) per un importo di 800 milioni di euro per acquistare gas”. L’Ue fornisce anche attrezzature per la riparazione delle reti elettriche, delle reti di distribuzione e produzione di gas, attraverso  il Meccanismo di protezione civile: “Il mio esempio preferito – dice Mathernova – è questo: quest’anno abbiamo portato un’intera centrale termoelettrica da Vilnius. L’abbiamo smontata, portata qui, e rimontata: ora funziona e viene utilizzata”. Poi c’è il pacchetto per l’inverno, 40 milioni di euro per gli ucraini, che devono resistere alle bombe russe, alla delusione diplomatica, alla volontà di Putin di rendere invivibile il loro paese. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi