
europa ore 7
L'Europa teme il “deal” di Trump con Putin su Kyiv
Budapest scelta per il vertice con Zelensky: l’Ucraina rischia di dover cedere territori in cambio di una tregua. Bruxelles tenta di ricompattarsi, ma Orbán mina la posizione comune europea
Per la terza volta dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, gli alleati europei dell'Ucraina si trovano di fronte alla sfida di dover evitare una pace imposta dal presidente americano a Volodymyr Zelensky, che ricompenserebbe Vladimir Putin per la sua guerra di aggressione. La telefonata di Trump con il leader russo giovedì 16 ottobre e il suo incontro con il presidente ucraino a Washington il giorno successivo hanno prodotto l'esito peggiore per l'Ucraina. Nessun annuncio sulla fornitura dei missili Tomahawk, come sperato da Zelensky alla vigilia. Nessuna promessa di forniture aggiuntive di missili e sistemi Patriot per proteggere le infrastrutture e i civili ucraini. La scelta di Budapest come sede per un vertice tra Trump e Putin è solo una parte delle cattive notizie per gli europei. Su richiesta di Putin, Trump vuole che Zelensky accetti di cedere la parte degli Oblast di Donetsk e Luhansk che la Russia non è riuscita a conquistare con le armi, in cambio di un congelamento della linea del fronte. “L'Ucraina non concederà mai ai terroristi alcuna ricompensa per i loro crimini e contiamo sui nostri partner affinché mantengano questa posizione”, ha risposto ieri Zelensky.
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Nel film "Ricomincio da capo" Bill Murray si risveglia sempre nello stesso giorno, quello della Marmotta, e non riesce a uscire da quello che si trasforma rapidamente in un incubo, dovendo ricominciare tutto dall'inizio ogni mattina. La sequenza delle iniziative diplomatiche di Trump della scorsa settimana rimette gli europei esattamente nella stessa posizione in cui si trovavano dopo l'umiliazione inflitta a Zelensky alla Casa Bianca a febbraio e dopo il vertice in Alaska con Putin di Ferragosto. “Dopo i colloqui del presidente Zelensky alla Casa Bianca e con i leader europei, una cosa è assolutamente chiara: la solidarietà dell'Europa con l'Ucraina contro l'aggressione russa è oggi più importante che mai”, ha spiegato su X il premier polacco, Donald Tusk. A febbraio gli europei erano stati costretti a mettere in mostra la loro solidarietà con Zelensky in un vertice e a lanciarsi in una serie di contatti bilaterali con Trump per cercare di limitare i danni della sua decisione di interrompere le forniture di armi e di intelligence all'Ucraina. Dopo ferragosto sette leader europei avevano accompagnato a Washington Zelensky per proteggerlo durante un incontro con Trump. I leader europei useranno la stessa tattica nei prossimi giorni. Zelensky potrebbe essere presente di persona al Consiglio europeo del 23 ottobre, dove l'Ucraina tornerà a essere la portata principale.
L'incontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca è stato complicato, secondo quanto ci hanno raccontato fonti a conoscenza delle discussioni avvenute lo stesso giorno tra il presidente ucraino e i leader europei. Il presidente americano ha insistito per accelerare le discussioni sulla pace e ottenere la cessazione dei combattimenti lungo le attuali linee del fronte. Niente più dichiarazioni sulla possibile vittoria dell'Ucraina e sulla riconquista dei territori perduti, come nei post su Truth delle scorse settimane. Zelensky non ha ottenuto alcun impegno su ulteriori forniture di armi, nemmeno quelle pagate dagli europei. In questo quadro, gli alleati dell'Ucraina dovrebbero stringersi attorno al presidente ucraino e rilanciare gli sforzi diplomatici per riportare Trump su posizioni meno favorevoli a Putin, in particolare in vista del vertice bilaterale a Budapest.
Non contraddire Trump, non irritare Trump, non criticare Trump: l'Unione europea non ha deviato dalla linea della lusinga di fronte alla scelta provocatoria di Budapest. “La presidente Ursula von der Leyen accoglie con favore ogni passo per una pace duratura in Ucraina. Qualsiasi incontro che porti verso una pace giusta e duratura per l'Ucraina è il benvenuto. Se l'incontro si terrà e andrà in questa direzione è il benvenuto”, ha detto un portavoce della Commissione. I leader europei sono stati colti di sorpresa. Dietro la linea ufficiale, molti diplomatici esprimono irritazione e scetticismo. L'incertezza è massima. "Vediamo come va”, ci ha detto un diplomatico: “È inutile cercare di prevedere cosa succederà a Budapest durante l'incontro. Dobbiamo solo aspettare. Ma per noi è chiaro che l'Europa continuerà a stare al fianco dell'Ucraina, che non c'è accordo possibile senza l'Ucraina e che la sicurezza dell'Europa è qualcosa che sarà deciso dagli europei, non tra Trump e Putin”.
La scelta di Budapest come sede è al contempo umiliante e pericolosa. L'Ungheria è governata dal leader più filorusso dell'Ue, Viktor Orbán, che ha deciso di rompere l'unità dei ventisette allineandosi al Cremlino e ostacolato il sostegno europeo a Kyiv. Budapest è una capitale di un paese dell'Ue, dove gli aerei russi non possono entrare a causa delle sanzioni. Putin è ricercato dalla Corte penale internazionale e dovrebbe essere arrestato dall'Ungheria al suo arrivo. Budapest è soprattutto il luogo dove nel 1994 fu firmato l'omonimo memorandum con cui l'Ucraina cedette il suo arsenale nucleare alla Russia in cambio di garanzie russe, americane, britanniche e francesi sull'inviolabilità della sua sovranità e della sua integrità territoriale. Dopo l'annessione della Crimea del 2014 e l'aggressione su larga scala del 2022, il memorandum di Budapest è diventato il simbolo del tradimento della parola data dalla Russia e dell'incapacità degli occidentali di far rispettare le loro garanzie di sicurezza.
Questa è la principale ragione per cui Zelensky si è opposto in passato alla possibilità di tenere un incontro con Trump e Putin a Budapest. Ieri ha detto di essere "pronto" a recarsi nella capitale ungherese per un vertice a tre. Budapest ora potrebbe diventare il luogo di un accordo ai danni dell'Ucraina e della sicurezza dell'Europa. “Trump probabilmente vuole capire chi tra Putin e Zelensky è il più debole e dove mettere la pressione”, ammette un altro diplomatico. A giudicare dall'esito dell'incontro con Zelensky, Trump sembra aver concluso di dover mettere la pressione sull'aggredito invece che sull'aggressore, imponendo all'Ucraina e all'Europa una capitolazione chiamata pace.
In questo contesto, l'Ucraina è destinata a diventare il tema centrale del Consiglio europeo di giovedì, prendendo il sopravvento su tutto il resto (il rafforzamento della difesa europea, il dibattito su politiche climatiche e competitività, il Medio Oriente). Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, vuole che i ventisette inviino un forte messaggio di solidarietà a Zelensky. Il modo migliore è accelerare sull'uso degli attivi sovrani russi immobilizzati per finanziare un “prestito di riparazione” da 140 miliardi di euro e approvare il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. I leader europei, con ogni probabilità, riaffermeranno le promesse sulle garanzie di sicurezza e la presenza di una forza di rassicurazione in Ucraina per garantire una pace duratura. Problema. Giovedì, al Consiglio europeo, Orbán potrebbe mettersi di traverso e bloccare l'Ue, usando come pretesto il vertice di Budapest, rafforzando l'immagine di debolezza degli europei.