(foto EPA)

proposte e sgridate

Hegseth cambia tono con gli alleati della Nato ma richiama all'ordine i tirchi sulle armi a Kyiv

David Carretta

Gli Stati Uniti forniscono, gli europei pagano, la Nato coordina la consegna. L’iniziativa Purl, la lista delle esigenze prioritarie per l’Ucraina

Bruxelles. Il segretario alla Guerra degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha radicalmente cambiato tono con gli alleati della Nato sull’Ucraina, dopo aver scioccato l’Alleanza nel suo primo intervento il 13 febbraio scorso, quando aveva annunciato il disimpegno dalla sicurezza europea e dalla guerra di aggressione della Russia. Ieri Hegseth ha assicurato che gli Stati Uniti sono pronti ad “adottare le misure necessarie per imporre alla Russia i costi della sua continua aggressione” se Vladimir Putin non accetterà di porre fine alla guerra. Ma l’Amministrazione Trump non cambia le sue condizioni: gli europei devono pagare per le armi fornite a Kyiv. “Tutti i paesi” Nato, ha avvertito Hegseth. “Nessun free-rider”. All’appello mancano soprattutto i paesi del sud – tra cui l’Italia – che continuano ad avere una percezione diversa della minaccia russa.

Gli alleati europei dicono che la guerra in Ucraina “è una minaccia esistenziale. E’ tempo per tutti di trasformare le parole in atti nella forma di investimenti in Purl”, ha detto ieri Heghset durante la riunione della coalizione Ramstein – il gruppo che fornisce armi a Kyiv dall’inizio della guerra – con il loro omologo ucraino, Denys Shmyhal. L’acronimo Purl sta per “Prioritised Ukraine Requirements List”. Lista delle esigenze prioritarie per l’Ucraina. Hegseth ha riassunto così l’iniziativa: “Gli Stati Uniti forniscono, gli europei pagano, la Nato coordina la consegna”. Il segretario generale, Mark Rutte, è incaricato di trovare i finanziatori per armi prodotte solo negli Stati Uniti, come i missili per i sistemi di difesa aerea Patriot o i missili a lunga gittata. Ma da agosto solo otto paesi dell’Alleanza hanno finanziato pacchetti di equipaggiamenti americani: i Paesi Bassi con 500 milioni il 4 agosto; la Danimarca, la Norvegia e la Svezia in coalizione il 5 agosto con altri 500 milioni; la Germania il 13 agosto con 500 milioni; il Canada il 24 agosto con 500 milioni. Il Belgio e la Lettonia si sono aggiunti alla lista rispettivamente con 100 e 5 milioni. Al termine della riunione di ieri, Rutte ha annunciato che “più della metà degli alleati Nato ha sottoscritto”. Ma il segretario generale non ha fornito dettagli precisi su chi, quanto e quando. 

Gli Stati Uniti vorrebbero impegni di acquisto da parte degli alleati europei della Nato per altri 3 miliardi di dollari di qui alla fine dell’anno, per un totale di 5 miliardi di dollari. Rutte ha spiegato di aver passato gli ultimi giorni al telefono per convincere capi di stato e di governo e ministri della Difesa a promettere di staccare assegni agli americani. “Hai la pace quando sei forte, non quando si usano parole forti o si agita il dito: la si ottiene quando si hanno capacità forti e reali che gli avversari rispettano. E credo che sia ciò che la Nato stia facendo. Credo che sia questo lo scopo dell’iniziativa Purl”, ha detto Rutte: “La nostra aspettativa oggi è che più paesi donino ancora di più, che acquistino ancora di più, per consentire all’Ucraina di giungere a una conclusione pacifica di quel conflitto”. 

In partenza per Washington, dove domani incontrerà Donald Trump per discutere di forniture militari (tra cui i missili Tomahawk), Volodymyr Zelensky, aveva sperato di arrivare a 3,5 miliardi di dollari di impegni da parte degli europei per l’iniziativa Purl entro la riunione di ieri della Nato. C’è irritazione contro i “free-rider” dentro l’Alleanza, in particolare tra i paesi che hanno fatto uno sforzo finanziario maggiore per sostenere l’Ucraina. Il ministro della Difesa olandese, Ruben Brekelmans, ha chiesto loro di “fare di più” perché Kyiv ha urgente bisogno di missili antiaerei e droni. “Ogni paese ha le proprie ragioni per non fare di più, ma incoraggio tutti a partecipare e almeno a fare qualcosa”, ha detto Brekelmans. Rutte ha giustificato la posizione di Italia e Francia, due grandi paesi che non hanno fatto annunci su Purl, ma che forniscono già i loro sistemi di difesa aerea. Il segretario alla Difesa britannico, John Healey, ha spiegato che il Regno Unito ha già stanziato quest’anno più aiuti militari che negli anni passati. Rutte si è detto “fiducioso” che il flusso di armi di Purl continuerà e “possiamo essere certi che il conto sarà pagato dagli alleati”. Un rapporto del Kiel Institut è meno ottimista. Nonostante il lancio di Purl, “gli aiuti militari sono diminuiti significativamente a luglio e agosto”. Secondo il Kiel, “gli stanziamenti militari dei paesi europei sono diminuiti del 57 per cento rispetto a gennaio-giugno 2025, anche includendo i loro contributi all’iniziativa Purl della Nato”. Shmyhal pensa anche al futuro. Nel 2026 serviranno 60 miliardi per le armi. Per questo il ministro ucraino ha chiesto all’Ue un accordo rapido sull’uso degli attivi sovrani russi congelati per un “prestito di riparazione”.

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