
stati uniti
Lo shutdown che rischia di diventare il più lungo della storia americana
Al quattordicesimo giorno di sospensione, Donald Trump licenzia migliaia di dipendenti federali e minaccia di non pagare gli stipendi arretrati. Washington è paralizzata e non sono in corso riunioni tra i leader politici per cercare di arrivare a un compromesso
Giunti al quattordicesimo giorno di shutdown, la situazione politica negli Stati Uniti non accenna a migliorare. I due partiti, infatti, rimangono fermi sulle posizioni di partenza, che hanno generato il blocco delle attività federali: i democratici non hanno intenzione di approvare il bilancio repubblicano se non verranno stoppati i tagli ad alcuni sussidi sanitari, e questi ultimi non vogliono cedere. Nei fatti, Washington è paralizzata e non sono in corso riunioni tra i leader politici per cercare di arrivare a un compromesso: lo speaker della Camera Mike Johnson ha detto che potremmo assistere alla chiusura del governo federale più lunga della storia, superando quella di 34 giorni del 2019.
Quando uno shutdown è in corso, i dipendenti federali non ricevono stipendio: alcuni vengono sospesi dalle attività lavorative, mentre i lavoratori essenziali devono comunque continuare a svolgere le proprie mansioni. Per una legge introdotta proprio da Trump nel 2019, le persone dovrebbero ricevere gli arretrati di stipendio non appena le attività tornano a funzionare: il presidente, però, ha sconfessato questo provvedimento, asserendo che non è detto che gli stipendi che salteranno per via del blocco verranno successivamente pagati. Un tentativo di mettere pressione ai democratici, a cui vuole imputare la colpa dello shutdown.
Oltre ai dipendenti sospesi, Trump sta facendo pressione sui democratici con il licenziamento di circa quattromila dipendenti: una mossa insolita, preannunciata dal responsabile del bilancio Russell Vought, e dalla legalità dubbia. Le corti federali, infatti, si stanno occupando del tema e dovranno pronunciarsi sulla loro legittimità. Trump ha affermato che i licenziamenti hanno colpito dipartimenti “di orientamento democratico”, senza nascondere le motivazioni politiche dietro questa mossa: il vicepresidente Vance ha affermato che più durerà lo shutdown, maggiori saranno i licenziamenti. Sono stati lasciati a casa, tra gli altri, dipendenti dell’agenzia per la protezione ambientale, che lavoravano in programmi legati al riciclo della plastica e alla riduzione delle emissioni nei processi produttivi e dipendenti del dipartimento dell’Istruzione che si occupano dei fondi per le scuole di comunità a basso reddito. Inoltre, i tagli avevano inizialmente colpito anche più di mille lavoratori del dipartimento della Sanità, che si occupavano di monitorare le risposte federali alle epidemie, come quelle di morbillo e ebola: dopo poco, però, il governo è tornato sui suoi passi e ha annunciato che la metà di questi tagli era dovuta solo a un errore di sistema. Questo non ha impedito, però, nello stesso dipartimento, di licenziare personale che si occupava di fondi statali per combattere la dipendenza da droghe.
Lo shutdown, poi, sta generando disagi in tutto il paese: gli agricoltori, che decidono cosa seminare in base a informazioni e dati specifici forniti da agenzie governative, sono fermi in attesa del ritorno in ufficio dei dipendenti, e gli aeroporti sono in crisi, per via di un aumento delle richieste di malattie dei controllori del traffico aereo che generano ritardi in tutto il paese. Questi lavoratori, infatti, sono definiti essenziali e quindi non vengono lasciati a casa: la loro è però una professione ad alto rischio e alcuni preferiscono non svolgerla in assenza di stipendio, causando mancanza di personale. L’amministrazione ha preparato un messaggio da mostrare negli aeroporti, in cui si incolpano i democratici dei ritardi: alcuni di questi, però, si sono rifiutati di trasmetterlo. Una categoria che, nonostante tutto, ha mantenuto lo stipendio è quella dei militari: inizialmente colpita dal blocco degli stipendi, è stata successivamente salvata da una mossa del presidente, che ha dirottato al pagamento delle forze armate alcuni fondi di ricerca e sviluppo della Difesa.
Nel frattempo, i lavoratori messi in pausa vivono in una condizione di incertezza: non sapendo se riceveranno soldi durante questo blocco delle attività hanno iniziato a fare lavoretti per non rimanere senza alcuna entrata. Come alcuni di loro hanno raccontato al Wall Street Journal, in questi giorni c’è chi ha fatto il dog sitter, chi il driver per aziende di Ncc, chi alcuni turni ai supermercati locali. Mentre i lavoratori si organizzano come meglio possono, sperando di non finire vittima della prossima ondata di licenziamenti, la fine di questo scontro politico sembra ancora lontana.


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