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Il discorso di Trump alla Knesset: "L'alba di un nuovo medio oriente"
Dopo il rilascio dei venti ostaggi vivi da parte di Hamas, il presidente americano Donald Trump parla al Parlamento israeliano. Nel pomeriggio è atteso a Sharm El Sheikh per i negoziati sulla seconda fase del piano di pace
Donald Trump alla Knesset, il Parlamento israeliano, ha tenuto un discorso nel giorno in cui Hamas ha rilasciato gli ostaggi ancora in vita trattenuti per 737 giorni a Gaza.
Il presidente americano è arrivato questa mattina in Israele (qui puoi leggere tutto quello che c'è da sapere sulla giornata), accolto in aeroporto dal primo ministro Benjamin Netanyahu.
Trump è stato accolto da un lunghissimo applauso: "Oggi è un giorno di profonda gioia e speranza", ha esordito, ricordando i venti ostaggi che stanno tornando a casa, dalle loro famiglie, e ha parlato della "fine dell’èra del terrorismo e della morte, e l’inizio dell’èra della speranza e di dio, dell’armonia per Israele”. Il presidente americano ha ringraziato Netanyahu ("il primo ministro migliore che si potesse avere in guerra"), ricambiando le lodi da lui ricevute, e i paesi del mondo arabo che hanno fatto pressione su Hamas, e ha dedicato ampio spazio ai “patrioti americani che hanno portato a termine qualcosa che sembrava impossibile”: Steve Witkoff, "un grande uomo e negoziatore che tutti adorano, l'Henry Kissinger che non sbatte le ciglia" - di cui loda anche l'impegno "per mettere fine alla guerra in Ucraina, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente”; il genero Jared Kushner, Marco Rubio “il più grande segretario di stato della storia degli Stati Uniti", e il segretario alla guerra Pete Hegseth. Trump ricorda che la sua Amministrazione ha fermato "otto guerre in otto mesi", ma nonostante questo “non saremo politicamente corretti: perseguiremo la pace attraverso la forza”, come è stato fatto per fermare il programma atomico iraniano: "Se non lo avessimo fatto non saremmo qui", dichiara il presidente. Se a giugno gli Stati Uniti, con l'operazione Midnight Hammer, non avessero distrutto i tre siti nucleari iraniani, gli stati arabi non avrebbero mai fatto pressione su Hamas, ha detto Trump: "Abbiamo sollevato una grande nuvola al medio oriente e da Israele. L'ultima cosa che vogliono fare è ricominciare a scavare buche in montagne appena fatte saltare in aria. Non lo stanno facendo. Vogliono sopravvivere".
Così è stato liberato il “potenziale straordinario” del medio oriente, per il quale “né Obama né Biden hanno fatto nulla”. “Un anno fa gli Stati Uniti erano un paese morto, poi dal 5 novembre siamo diventati il paese più popolare del mondo. Un anno fa nessuno avrebbe chiesto a Biden di parlare qui”. Il presidente si è poi rivolto alle le nazioni più ricche del mondo, invitandole ad accogliere la “nuova èra di pace” e a “non costruire più fortezze contro i nemici, né armi e missili, ma scuole e ospedali”. "Dio benedica gli Stati Uniti d'America, Dio benedica il medio oriente", ha concluso.
Prima di lui ha parlato il primo ministro Benjamin Netanyahu, rivolgendosi a Trump in lingua inglese, senza traduzione dall'ebraico, lo ha ringraziato per il sostegno dato a Israele, "come nessun presidente americano aveva fatto". Netanyahu ha ricordato la scelta di Trump di schierarsi contro "le menzogne delle Nazioni Unite su Israele", la mediazione negli accordi di Abramo, il ritiro dal "disastroso accordo sul nucleare iraniano", e il supporto americano nell'operazione israeliana "Rising Lion" contro l'Iran: "Grazie per aver lanciato l'operazione 'Midnight Hammer', un minuto dopo la mezzanotte li hai martellati", ha detto.
"All'inizio della guerra promisi di riportare a casa tutti gli ostaggi e oggi manteniamo questa promessa", ha detto Netanyahu. "Dal giorno alla notte è cambiato tutto", grazie all'elezione di Trump alla Casa Bianca. "È riuscito in qualcosa di miracoloso, che nessuno credeva possibile", ha ribadito il premier israeliano sottolineando il ruolo di Trump nel negoziato, e ha ringraziato Jared Kushner, l'inviato per il medio oriente Steve Witkoff e il segretario di stato Marco Rubio.
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha preso la parola dopo il premier. Ha rinnovato i suoi ringraziamenti al presidente americano e ha citato con rammarico il mancato riconoscimento del premio Nobel per la pace: "L'anno prossimo non avranno scelta, dovranno darglielo". "Non andiamo da nessuna parte, il medio oriente è la nostra patria e noi restiamo qui", ha detto Lapid, e rivolgendosi a Trump ha annunciato che "oggi, in Egitto, può forgiare un'alleanza regionale che cambierà non solo il medio oriente, ma tutto il mondo". La guerra è finita, e anche se Israele "avrà sempre bisogno di restare vigile" ora deve "reinventarsi e prendere una strada nuova".


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