
Ansa
Difendere le democrazie dai nemici della libertà
Che cosa ci stanno insegnando l'Ucraina e Israele sulle guerre che si possono vincere
I due conflitti sono collegati da mille canali. E solo chi ha scelto di non vedere quello che aveva sotto gli occhi ha potuto negare quanto fosse impossibile non mettere insieme, in questi anni, il diritto dell’Ucraina a esistere con il diritto di Israele a difendersi (e viceversa)
Siamo ottimisti, lo sapete, e gli ottimisti, si sa, il bicchiere mezzo pieno lo vedono anche quando il bicchiere è quasi vuoto. Ma forse, chi lo sa, non è necessariamente ottimismo quello che ci spinge a osservare con uno sguardo fiducioso sul futuro le due grandi guerre che hanno colpito il mondo libero negli ultimi tre anni. Quando si parla di medio oriente, lo sguardo ottimista è legato al fatto che dopo due anni di guerra le forze estremiste che negli ultimi anni hanno maggiormente minacciato il benessere e la stabilità dell’occidente, attingendo alla mammella dell’Iran, sono più deboli, più isolate, più disarmate. Quando si parla di Ucraina, invece, lo sguardo fiducioso è legato al fatto che dopo tre anni di guerra ogni speranza di pace è legata alla capacità dell’occidente di difendere ciò che ha più a cuore non con la forza delle bandierine ma con la forza della deterrenza.
L’occidente che arretra, che chiude gli occhi, che sceglie di non provocare chi mercanteggia il terrore, è un occidente che di solito soccombe. L’occidente che non arretra, che si difende, che non chiude gli occhi, è un occidente che di solito fa un passo in avanti per provare a difendere tre princìpi precisi: libertà, pace, sicurezza. Yuval Noah Harari, storico e filosofo israeliano, pochi giorni fa ha scritto sul Financial Times un articolo da sballo per tutti coloro che si abbeverano voracemente ai bicchieri mezzi pieni (ottimisti di tutto il mondo, ci si vede oggi a Firenze a Palazzo Vecchio per la festa del Foglio). Harari ha detto senza mezzi termini che l’Ucraina sta vincendo la sua guerra. Perché ha respinto l’assalto russo a Kyiv e ha riconquistato Kharkiv e Kherson. Ha ridotto l’esercito di Putin a un logoramento sterile. Ha trasformato il Mar Nero in un cimitero di navi, affondando la Moskva e reinventando la guerra navale con droni e missili. Ha negato a Mosca il controllo dei cieli, colpendo basi e raffinerie russe senza toccare civili. Lo ha fatto senza soldati Nato, solo con l’aiuto materiale dell’occidente. E, dice Harari, ha già ottenuto la vittoria più importante: ricordare alle democrazie che la libertà è diventata negoziabile, purtroppo, e per proteggerla bisogna reagire, difendersi, persino armarsi. La guerra combattuta da Israele per difendere i suoi confini e la guerra combattuta dall’Ucraina per difendere il suo diritto a esistere hanno infiniti punti in comune, lo sappiamo, e i due conflitti sono collegati da mille canali, attraverso un Asse del male che parte da Teheran, arriva a Mosca, passa da Pyongyang e tocca Pechino.
La Russia, per anni, ha aiutato l’Iran in medio oriente, ed è stato l’impegno in Ucraina a costringerla ad allentare la presa, arrivando a vedere sacrificato l’amato Assad. L’Iran, dal canto suo, per anni ha aiutato la Russia a colpire i suoi nemici, rifornendo di droni killer l’esercito putiniano. E solo chi ha scelto di non vedere quello che aveva sotto gli occhi ha potuto negare quanto fosse impossibile non mettere insieme, in questi anni, il diritto dell’Ucraina a esistere con il diritto di Israele a difendersi (e viceversa). Quella che però ci consegna la storia di questi giorni è una lezione universale che va al di là dei collegamenti all’interno dell’Asse del terrore. Una democrazia aggredita che si difende militarmente difende la propria libertà e difendendo la propria libertà crea le condizioni minime per qualsiasi pace autentica. Putin voleva dimostrare, attaccando l’Ucraina, che l’occidente era finito. Hamas voleva dimostrare, attaccando Israele, che l’occidente era pronto a seguire l’agenda dell’Iran. La guerra in medio oriente ha rafforzato l’idea che di fronte ai nemici dell’occidente Israele è l’argine che non vogliamo vedere. E la guerra in Ucraina ha rafforzato l’idea che di fronte alle minacce russe l’esercito ucraino è la vera difesa europea che non vogliamo vedere. L’ottimismo contemporaneo passa dalla difesa della libertà. E per difendere la libertà il modo peggiore è sventolare bandierine rinunciando a difendere ciò che di più caro abbiamo: la nostra democrazia.