
LaPresse
Il voto di Praga
La campagna di disinformazione made in Mosca nelle elezioni ceche
Il voto del 3 e 4 ottobre in Repubblica ceca è stato segnato da un'ondata di notizie false e teorie del complotto di orientamento filorusso. Tra siti web complottisti e bot di TikTok
Il partito populista ceco Ano ha vinto le elezioni parlamentari in Repubblica ceca. Guidato da Andrej Babiš, il “Trump ceco” che ha ricoperto la carica di primo ministro dal 2017 al 2021, Ano - che sta per Akce Nespokojených Občanů, “Azione dei cittadini insoddisfatti” - ha ottenuto il 34,5 per cento dei voti, un risultato molto positivo ma che costringe comunque il partito a cercare alleanze per formare una maggioranza parlamentare. Babiš negli ultimi anni ha inasprito le sue posizioni euroscettiche e critiche rispetto al sostegno militare all’Ucraina e all'ingresso di Kyiv nell’Ue, ed era da tempo in testa nei sondaggi. Ma quella che ha preceduto la consultazione del 3 e 4 ottobre è stata, tra le altre cose, una campagna elettorale segnata dalle ombre di Mosca.
L’opinione pubblica ceca è stata infatti attraversata da una preoccupante campagna di disinformazione di orientamento filorusso. Il quotidiano investigativo Voxpot ha condotto un’indagine sui siti web che diffondono fake news, mappando la storia e l’attività dei sedici più grandi e dalla risonanza maggiore: si tratta di siti che dichiarano di rivolgersi a coloro “che vogliono conoscere la verità” e si rifiutano di “navigare verso la schiavitù”, e dunque di fornire un punto di vista alternativo ai giornali e ai media tradizionali. La quantità di articoli pubblicati è sterminata, ha superato le grandi testate giornalistiche tradizionali ed è progressivamente aumentata a partire dall’invasione su larga scala della Russia contro l’Ucraina nel febbraio del 2022, fino a raggiungere i 5 mila articoli al mese nei mesi precedenti la consultazione elettorale. Secondo l’inchiesta di Voxpot, almeno un decimo della produzione giornaliera dei siti presi in esame non consiste in altro che in traduzioni dirette di pezzi provenienti da siti di propaganda russi o che hanno questi siti come fonte principale. I contenuti diffusi spaziano da “semplici” fake news sulla guerra in Ucraina e la Nato - Kyiv che sarebbe a un passo dalla bancarotta e il mondo intero sull’orlo di una guerra nucleare - alle teorie del complotto più fantasiose, come quella secondo cui l’Unione europea starebbe promuovendo il cannibalismo tra le misure per contrastare il cambiamento climatico. Il giornalista che ha curato l’inchiesta, Vojtěch Boháč, ha spiegato a Politico che alla base delle campagne di disinformazione c’è una sostanziale mancanza di volontà politica di far rispettare le regole, in particolare le sanzioni con cui i media statali russi sono stati banditi dalla Repubblica ceca - come da altri paesi europei.
La propaganda russa ha trovato grande spazio anche su TikTok, attraverso una fitta rete di account anonimi guidati da bot. La rete di ricercatori “Online Risk Labs” ha individuato 286 profili che agiscono in maniera coordinata: un account diffonde un contenuto e gli altri a catena lo promuovono attraverso like, commenti e condivisioni. Sono state stimate da 5 a 9 milioni di visualizzazioni a settimana, molte di più rispetto agli account ufficiali degli esponenti politici e dei partiti in corsa per le elezioni. Il Ctu, l’ufficio ceco preposto al controllo delle telecomunicazioni, una settimana prima del voto aveva dichiarato alla Reuters di aver ricevuto numerose denunce su diversi degli account Tiktok in questione e di averle trasmesse alla Commissione europea, che lo scorso giovedì ha tenuto una riunione d’emergenza con i vertici della piattaforma. TikTok ha poi comunicato di aver rimosso gli account segnalati.
I video condivisi dai profili individuati non esprimevano sostegno esplicito a un leader o a un partito, ma, come nel caso dei siti web, diffondevano teorie, posizioni e informazioni false – da video di glorificazione di Putin a discorsi di legittimazione dell’aggressione all’Ucraina a dimostrazioni di forza dell’esercito russo – che hanno alimentato la propaganda delle forze antieuropeiste e più vicine a Mosca, dall’estrema destra di “Libertà e Democrazia Diretta” (Spd) agli “Automobilisti per sé stessi”, ostili alle politiche ambientali promosse dall’Unione europea, all’alleanza di estrema sinistra e di orientamento filorusso “Stacilo!” (Basta!), e naturalmente anche Ano di Andrej Babiš. Il presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel giorni fa ha esortato gli elettori a non abbandonare il paese “in balìa della Russia”. Ora la vittoria di Babiš, che in Europa siede accanto a Orbán e che per costruire una coalizione di governo potrebbe guardare alla sua destra, potrebbe spostare la Repubblica ceca un po’ più lontano da Bruxelles e Kyiv, e un po’ più vicino a Mosca.