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Kiev e Tel Aviv
In Ucraina i Patriot israeliani. L'ex premier spagnolo Aznar: “Se Gerusalemme e Kiev perdono, l'occidente sconfitto”
Si tratta di una vera e propria svolta, se si considera che per tre anni di conflitto Tel Aviv aveva resistito a ogni pressione per l’invio di armi letali a Kiev. Ma ora sono i piani europei di costruire uno scudo missilistico e anti-droni in stile Iron Dome a rischiare di essere vanificati
Mentre il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi chiedeva l’embargo delle armi a Israele, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, annunciava di aver ricevuto finalmente il sistema di difesa aerea Patriot da Israele e che è già operativo per difendersi dagli attacchi russi. “Il sistema israeliano è operativo in Ucraina da un mese”, ha detto Zelensky ai giornalisti. “Riceveremo altri due sistemi Patriot in autunno, questo è tutto ciò che dirò”. Una vera e propria svolta, se si considera che per tre anni di conflitto Israele aveva resistito a ogni pressione per l’invio di armi letali a Kiev, preoccupata di non incrinare il delicato equilibrio con la Russia di Putin. Con la caduta della Siria di Assad e l’indebolimento dell’Iran, Israele ha le mani più libere con Mosca e anche nell’armare Kiev. Ma ora sono i piani europei di costruire uno scudo missilistico e anti-droni in stile Iron Dome a rischiare di essere vanificati dal sentimento anti-israeliano sulla guerra a Gaza.
L’iniziativa “Sky Shield”, guidata dalla Germania (che infatti è la più cauta nella svolta contro Israele), mira a creare una cupola di difesa aerea che si estenda dalla Turchia alla Finlandia, nell’ambito di una massiccia campagna di riarmo continentale per contrastare l’aggressione russa. Utilizzerà le batterie terra-aria Iris-T di fabbricazione tedesca e Patriot statunitensi come base, ma per le intercettazioni ad alta quota servono gli Arrow 3 israeliano. L’Arrow 3 è il primo sistema di difesa aerea al mondo dedicato all’abbattimento di missili ipersonici ed è in grado di intercettare missili eso-atmosferici. Ma visto che le nazioni europee, tra cui la Germania, hanno smesso di esportare armi in Israele, in risposta Israele potrebbe affossare i piani europei per il proprio Iron Dome. Gerusalemme ha potere di veto sulle esportazioni dell’Arrow 3.
Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence militare israeliana, ha dichiarato: “Se la Germania intraprenderà misure significative che danneggeranno la sicurezza nazionale di Israele, Israele non avrà altra scelta che fare marcia indietro su alcuni elementi delle relazioni che sono vantaggiosi per entrambe le parti”. La Finlandia, il più giovane membro della Nato, ha da poco acquistato la “fionda di Davide” israeliana e la Romania è il primo paese europeo a dotarsi dell’Iron Dome. E anche l’aereo di Emmanuel Macron – l’equivalente francese dell’Air Force One statunitense – monta un sistema antimissile avanzato sviluppato dall’azienda israeliana Elbit Systems. Si chiama “Dircm” (Directional Infrared Counter Measures) ed è un sistema laser fra i più avanzati al mondo. E’ lo stesso installato sul 767 di Benjamin Netanyahu, che nel suo ultimo viaggio verso New York è passato dallo stretto di Gibilterra evitando la Francia e l’eventuale mandato di cattura dell’Aia.
Intanto l’ex premier spagnolo José María Aznar prova a svegliare l’Europa: “Se Israele perdesse quello che sta facendo, non ci renderemmo conto del problema che avremmo nel mondo occidentale e in Europa”, ha sostenuto Aznar all’inaugurazione di un campus organizzato dalla sua fondazione. “Il medio oriente sarebbe migliore con un Iran nucleare? E con l’Arabia Saudita che persegue una guerra nucleare? E con Hezbollah al controllo del Libano? E con Hamas al controllo di Gaza e della Cisgiordania?”. Aznar ha anche fatto riferimento all’invasione russa dell’Ucraina, sottolineando che noi occidentali “abbiamo molto in gioco” in quel conflitto. Così, Aznar ha collegato entrambi i conflitti per fare un’ultima riflessione. Una sconfitta di Israele, unita a una vittoria della Russia, “metterebbe il mondo occidentale sull’orlo della sconfitta totale”. L’embargo, più che su Israele, lo stiamo mettendo sulle nostre democrazie.