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La strategia
La Nato deve essere “pro attiva”, ci dice l'ex segretario Rasmussen: la reazione a Putin non è deterrenza
La difesa contro i droni è la “priorità assoluta” dice l’Unione europea, ma i tempi sono lunghi. Il pericolo è che il progetto si perda nella burocrazia non tanto di Bruxelles, ma degli eserciti nazionali e della grande industria, entrambi allergici alle startup
Il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, ieri ha annunciato il passaggio dal “concetto all’azione concreta” per il progetto di costruire un “Muro antidroni” alla frontiera orientale dell’Unione europea, dopo le ripetute violazioni dello spazio aereo da parte della Russia delle ultime settimane. Sarà uno “scudo” per tutta l’Ue, ha spiegato Kubilius. Ma la strategia dello scudo – limitarsi a rispondere agli attacchi ibridi e militari della Russia per proteggere il territorio o i cieli europei – potrebbe non essere sufficiente a ripristinare la deterrenza. “Non è efficace”, spiega al Foglio l’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. “L’approccio reattivo non rappresenta una vera deterrenza”. Secondo Rasmussen, per scoraggiare Putin dal lanciare missili o aerei per testare la Nato, la risposta deve diventare “più proattiva”.
“Droni ostili nello spazio aereo degli alleati sono un attacco o un tentativo di attacco contro un paese Nato. La Russia non deve avere dubbi che sta giocando con il fuoco”, dice Rasmussen. “Se vogliamo garantire la credibilità dell’articolo 5 dobbiamo agire in modo decisivo quando il nostro spazio aereo è violato”. Secondo Rasmussen, “la Nato e gli stati membri individuali devono dichiarare che qualsiasi drone o aereo russo che vìola lo spazio aereo sarà intercettato ed eventualmente abbattuto”. L’ex segretario generale indica due altre priorità per ripristinare la deterrenza. La prima è “fornire al più presto uno scudo aereo sopra l’Ucraina occidentale”. La seconda è schierare una forza di rassicurazione in Ucraina senza aspettare un accordo di pace. “In questo modo dici a Putin che non ha chance di vincere sul campo di battaglia e che è meglio sedersi al tavolo negoziale”, dice Rasmussen. In effetti uno dei pericoli della nuova campagna di Putin di incursioni nell’Ue è di spingere gli europei a concentrarsi sulla propria sicurezza interna, dimenticando l’Ucraina.
“La Russia sta testando l’Ue e la Nato. E la nostra risposta deve essere ferma, unita e immediata”, ha detto Kubilius dopo un vertice con i ministri della Difesa di Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Danimarca. Il “Muro antidroni” sarà una “priorità assoluta”, con capacità di rilevamento, tracciamento e intercettazione. Il progetto farà parte di un dispositivo più ampio che include forze di terra e sicurezza marittima per rafforzare le difese sul fianco orientale dal Mar Baltico al Mar Nero. Perché la minaccia non è solo in cielo, ma anche in mare, con i molteplici sabotaggi di cavi sottomarini da parte della Russia. Il Consiglio europeo di ottobre dovrebbe dare un impulso politico al “Muro antidroni”. Poi sarà redatta una road map tecnica con esperti nazionali e sarà mobilitata l’industria della difesa. Kubilius ha promesso anche una “scatola degli attrezzi finanziaria“”. Il pericolo è che il progetto si perda nella burocrazia non tanto di Bruxelles, ma degli eserciti nazionali e della grande industria, entrambi allergici alle startup. “Non possiamo aspettare un anno per avere il Muro antidroni”, avverte Ramsussen.