Colpire l'economia russa

È il Tomahawk l'arma decisiva che Trump potrebbe dare a Kyiv

Paola Peduzzi

Portare la guerra in Russia e far collassare la sua economia. L’intesa fra Trump e Zelensky

Secondo il quotidiano britannico Daily Telegraph, l’arma “decisiva” che Volodymyr Zelensky avrebbe chiesto a Donald Trump per essere sicuri che Vladimir Putin accetti infine di negoziare un cessate il fuoco in Ucraina è il missile da crociera Tomahawk, che ha una gittata che arriva fino a 2.500 chilometri e una testata di 450 chili, e che è molto più potente di qualsiasi altro sistema a lungo raggio che è stato finora fornito agli ucraini. Durante quello che molte fonti del Telegraph descrivono come un incontro “assolutamente positivo” (e la faccia di Zelensky subito dopo lo confermava), Trump ha detto che “ci lavorerà su”. Nell’intervista che il presidente ucraino ha rilasciato al sito americano Axios, la tipologia di arma discussa non era stata esplicitata, Zelensky aveva solo detto che era cruciale per la sua strategia, che anche il presidente americano la sostenga, questa strategia: colpire le infrastrutture energetiche e gli arsenali in territorio russo.

Gli ucraini avevano già richiesto i Tomahawk in passato, ma l’Amministrazione Biden non li aveva mai concessi, così come a lungo non soltanto gli americani ma anche i partner europei hanno chiesto a Kyiv di non utilizzare le loro armi in territorio russo. Le linee rosse dell’occidente sono sempre state oltremodo condizionanti, ancor più perché Vladimir Putin di linee rosse non ne ha, ma l’Ucraina ha cercato di sopperire iniziando a produrre armi – che ora è anche in grado di esportare – e a utilizzarle per colpire obiettivi militari ed energetici in Russia. L’anno scorso in questo stesso periodo, all’Assemblea generale dell’Onu, Zelensky aveva annunciato questa strategia, dicendo che avrebbe portato la guerra in Russia, in modo da risvegliare anche la coscienza – manipolata – dei russi. L’aiuto occidentale richiesto non era comunque arrivato, ma nel frattempo Kyiv ha affinato la strategia: da agosto a settembre sono state colpite quattordici raffinerie russe, alcune anche tre volte, come la Afipsky Oil, colpita ancora ieri. 

Trump ha detto a Zelensky di rispondere agli attacchi russi colpendo in particolare le raffinerie: il presidente americano dice che se la Russia non riesce più a produrre abbastanza petrolio (e se i paesi europei smettono di comprarglielo: solo Ungheria, Slovacchia e Grecia lo fanno), la sua economia collassa e con essa la voglia di guerra di Putin. In passato, Trump aveva anche chiesto a Zelensky perché non avesse colpito Mosca e allora il presidente ucraino gli aveva risposto: se ci date le armi giuste, potremmo farlo. I missili Tomahawk sono l’arma giusta. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi