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a Parigi
Dove la apre, Macron, l'ambasciata francese nello stato palestinese?
Cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi, ripristino dei corridoi umanitari, ricostruzione della governance e prospettiva dei due stati. ”È in questo quadro che potrò decidere di stabilire un'ambasciata presso lo stato di Palestina" dice il presidente francese
Parigi. Lunedì sera la Francia è diventata il 148esimo paese membro dell’Onu a riconoscere la Palestina come stato autonomo. “Fedele all’impegno storico del mio paese verso il medio oriente e la pace tra Israele e i palestinesi, dichiaro che oggi la Francia riconosce lo stato di Palestina. Questo riconoscimento è un modo per affermare che il popolo palestinese non è un popolo di troppo”, ha detto dalla tribuna del Palazzo di vetro a New York il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, nel quadro dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese non toglie nulla ai diritti del popolo israeliano, che la Francia ha sostenuto sin dal primo giorno e al rispetto dei quali è altrettanto legata, proprio perché siamo convinti che questo riconoscimento sia l’unica soluzione che permetterà la pace per Israele (…). Questo riconoscimento dello stato di Palestina rappresenta una sconfitta per Hamas e per tutti coloro che alimentano l’odio antisemita, nutrono ossessioni antisioniste e vogliono la distruzione dello stato di Israele”, ha aggiunto Macron.
La mossa diplomatica del capo dello stato è stata accolta con entusiasmo da tutti i partiti della sinistra francese. “Un giorno storico”, ha commentato Olivier Faure, primo segretario del Partito socialista, “la vittoria irreversibile della lotta popolare per il diritto di un popolo alla propria autodeterminazione”, ha affermato Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, la formazione della gauche radicale. Nelle destre gollista e sovranista regna invece l’indignazione: l’iniziativa di Macron è una ricompensa per Hamas. “Riconoscere uno stato palestinese senza condizioni non significa compiere un passo avanti verso la pace. Significa offrire una vittoria a Hamas”, ha commentato Xavier Bertrand, presidente in quota Républicains della regione Hauts-de-France. “Macron ha riconosciuto l’Hamastan, non la Palestina”, ha attaccato Marine Le Pen, leader del Rassemblement national. E nel campo macroniano, come racconta Libération, non c’è stata certo “una standing ovation” per il discorso di New York. Gabriel Attal, presidente di Renaissance, ha dedicato il suo unico post di lunedì sera all’attaccante del Psg Ousmane Dembélé, fresco di Pallone d’Oro: sulla mossa del presidente nemmeno una parola.
Durante il suo discorso, Macron ha dettagliato il piano francese che prevede una forza di stabilizzazione internazionale che accompagni un’“Autorità palestinese rinnovata” nella gestione di Gaza. Attraverso tre fasi: una fase di emergenza con cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi e ripristino dei corridoi umanitari; una seconda fase dedicata alla governance, alla sicurezza e alla ricostruzione di Gaza; una terza fase orientata alla prospettiva dei due stati. “E’ in questo quadro che potrò decidere di stabilire un’ambasciata presso lo stato di Palestina, una volta che tutti gli ostaggi detenuti a Gaza saranno stati liberati e che sarà stato raggiunto un cessate il fuoco”, ha specificato Macron. Il presidente della Repubblica, in un’intervista al canale americano Cbs alla vigilia del suo intervento al Palazzo di vetro, aveva già posto come conditio sine qua non per l’apertura di un’ambasciata francese in Palestina la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas: “E’ il primo di una serie di presupposti che difenderemo nel processo di pace”.
La questione più delicata, come spiegato ieri dal Figaro, è il luogo in cui verrà aperta l’ambasciata. La Francia ha due opzioni sul tavolo: Gerusalemme o Ramallah, in Cisgiordania. La seconda sembra essere “la scelta più probabile e logica, poiché è lì che si trovano le autorità palestinesi”, secondo quanto dichiarato al Figaro da un ex diplomatico francese che ha prestato servizio nella regione. Installare l’ambasciata francese presso lo stato di Palestina a Gerusalemme est comporterebbe gravi conseguenze diplomatiche. Perché equivarrebbe a riconoscere che la parte orientale della città appartiene ai palestinesi, mentre è sotto il controllo israeliano dalla guerra dei Sei Giorni del 1967. “Se la Francia aprirà la sua ambasciata presso la Palestina a Gerusalemme, dovrà di fatto trasferire anche la sua ambasciata presso Israele (attualmente situata a Tel Aviv) a Gerusalemme”, ha sottolineato l’ex diplomatico al Figaro. Per questi motivi, la scelta dovrebbe cadere su Ramallah, “in attesa che venga risolta la questione della divisione di Gerusalemme”.