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Le dichiarazioni

Trump critica Onu, Hamas, Ue e chi non rifiuta i migranti e la truffa green. Putin salvo pure stavolta

Paola Peduzzi

Nel suo discorso alle Nazioni Unite, il presidente americano ha dedicato pochissimo spazio alle guerre: ha detto di essere pronto a mettere le sanzioni alla Russia, ma gli altri paesi dovranno adattarsi, in particolare gli europei

Al Palazzo di vetro di New York, il presidente americano, Donald Trump, è rimasto bloccato sulle scale mobili mentre stava andando a pronunciare il suo discorso e se l’è presa a tal punto da dire che l’unica cosa che le Nazioni Unite gli hanno dato sono “delle scale mobili rotte e un teleprompter che non funziona”, e, dato che c’era, ha ricordato che, quando faceva il palazzinaro, non gli era stata assegnata la commessa per i lavori di ristrutturazione dell’edificio, anche se la sua proposta era la più bella e la più economica, ed ecco come è finita: non funzionano manco le scale mobili. Se la cronaca del discorso di Trump alle Nazioni Unite inizia con le scale mobili rotte non è per amore di divagazione, è che in 45 minuti Trump ha dedicato pochissimo spazio alle guerre, un po’ di più all’inutilità e ingratitudine dell’Onu e il resto all’immigrazione – o meglio: al suo aver fermato “l’invasione colossale” – e alla bufala del riscaldamento globale.

 

Le priorità globali di Trump sono queste, oltre al fatto di guidare il paese più potente del mondo che, grazie a lui – e soltanto a lui, perché i suoi predecessori, vittime del “politicamente corretto” come molti altri leader, hanno fatto piccina l’America, in particolare il governo “più corrotto” di sempre, quello di “sleepy Joe” Biden – sta vivendo la sua età dell’oro (ha sciorinato molti dati, i debunker sono al lavoro per contare quanti sono manipolati). Le guerre che interessano al presidente americano sono quelle cui lui ha messo fine, sette guerre in sette mesi (sono quasi nove i mesi), tutto da solo perché l’Onu non c’era, l’Onu non c’è mai – “qual è il suo scopo?” – anzi c’è dove non dovrebbe esserci, per esempio al confine americano, dove sostiene con cibo, automobili, vestiti e rifugi gli immigrati illegali che invadono l’America. L’Onu è inutile o dannosa, e le sbaglia tutte (Trump no, Trump ha sempre ragione, il cappellino della campagna elettorale che più ha amato è quello che dice: Trump ha sempre ragione): assieme ad altre “persone malintenzionate”, l’Onu ha per anni predicato la fine del mondo a causa del riscaldamento globale, ha incuneato questa truffa nella testa di molti leader globali che, sempre perché non sanno non essere politicamente corretti, stanno distruggendo le loro economie e i loro “bellissimi paesi”, con quelle oscene pale eoliche e con l’energia verde che è solo un costo e un danno (al premier britannico, Keir Starmer, ha ripetuto “per tre giorni” soltanto: “Il petrolio del Mare del nord”, quella è la soluzione, quella è la salvezza, e almeno le coste splendide della Scozia e dell’Inghilterra non saranno rovinate dalle pale eoliche obbrobriose). 

 

Nella classifica di Trump dei mali del mondo ci sono anche Hamas e l’Europa. Il gruppo terroristico palestinese rifiuta ogni compromesso, ogni proposta di cessate il fuoco – ma “la guerra a Gaza deve finire” – e ora si sentirà rafforzato dal riconoscimento dello stato palestinese, che è un errore, secondo il presidente americano, che non andava fatto: ma Hamas deve accettare il negoziato e “riconsegnare tutti gli ostaggi” (qui c’è stato l’unico applauso, come l’unico applauso ricevuto dal leader prima di Trump, il presidente brasiliano Lula, è stato per “genocidio a Gaza”), non uno o due per volta, tutti e tutti insieme, vivi e morti. Liquidata la faccenda mediorientale, il presidente americano si è riferito, sempre in modo molto stringato, alla guerra in Ucraina, che era quella che si aspettava di risolvere per prima e in fretta, “visto il mio rapporto con il presidente russo”, e che invece continua, con troppi morti “da entrambe le parti”, e questa equiparazione è il ritornello trumpiano che ha stravolto tutto: le telecamere inquadrano il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in aula, che è invidiabilmente impassibile. Trump ha detto di essere pronto a mettere le sanzioni alla Russia, ma gli altri paesi dovranno adattarsi, in particolare gli europei che “finanziano la guerra della Russia e intanto combattono la Russia”, una cosa “imbarazzante” che ha infastidito parecchio Trump quando lo ha, di recente, scoperto.

 

Gli europei sono un bersaglio, meno dell’Onu e di Hamas, ma certo più di Putin, perché comprano il gas russo, perché non hanno il coraggio di difendere i loro confini dagli immigrati, perché credono alla bufala verde – “go green and go bankrupt”, ha sintetizzato Trump, citando la Germania come un paese che ha capito l’errore e sta cercando di rimediare – e perché così fanno male a tutto il mondo libero. Ce n’è anche per la Cina e l’India che comprano le risorse russe, e per la Cina c’è anche un passaggio con tanto di disegnino con le mani: l’America ha l’aria più pulita del mondo, ma gli altri paesi no, in particolare la Cina no, che con la sua aria malsana – e pure con la sua spazzatura – rovina l’aria degli americani. Una definizione più accurata dell’isolazionismo e dei suoi limiti non c’è, ma le priorità di Trump sono queste, combatte i “globalisti”, i venti e le correnti; i regimi magari un’altra volta, se funzionano le scale mobili. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi