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Lo show di forza

Dai droni in Polonia alle Zapad, che iniziano oggi. La Russia mostra i muscoli al fianco est

Giulia Pompili

Le mosse del Cremlino allarmano i paesi est europei della Nato, che aumenta le protezioni. Intanto fino alla prossima settimana la Lettonia chiuderà lo spazio aereo per una fascia di 50 chilometri lungo i confini orientali con Russia e Bielorussia

Ieri il ministro della Difesa lettone, Andris Spruds, ha annunciato che con effetto immediato e fino alla prossima settimana la Lettonia chiuderà lo spazio aereo per una fascia di 50 chilometri lungo i confini orientali con Russia e Bielorussia. La decisione, che non riguarda i voli commerciali, arriva un giorno dopo l’incursione di decine di droni russi sul territorio polacco. L’annuncio del governo lettone è arrivato poche ore dopo che il Comando operativo polacco aveva comunicato  la chiusura dello spazio aereo lungo gli oltre quattrocento chilometri di confine con la Bielorussia fino al prossimo 9 dicembre, a eccezione dei voli civili con uno specifico piano di volo depositato e contatto radio costante.

 

Il mese scorso la Lituania aveva preso una simile decisione – solo per quanto riguarda i voli di droni, quindi sotto i 4 chilometri di altezza – dopo lo sconfinamento di almeno due droni di tipo Gerbera dalla Bielorussia. 

 

Ma il fianco est della Nato è in allarme non soltanto per l’azione di forza della Russia di due giorni fa, con l’incursione dei droni in Polonia. Oggi iniziano infatti le Zapad 2025 (Zapad significa occidente), esercitazioni militari congiunte fra Russia e Bielorussia che si svolgono di regola a settembre ogni quattro anni. Secondo molti analisti militari, le Zapad del 2021 servirono a Putin per ammassare truppe sul confine occidentale e di fatto preparare le Forze armate alla guerra contro l’Ucraina, iniziata poi cinque mesi dopo. E forse in un gesto di benevolenza non casuale, ieri il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka ha liberato 52 prigionieri politici.

 

Secondo il ministero della Difesa russo, le esercitazioni “saranno dedicate all’impiego di gruppi tattici per garantire la sicurezza militare dello Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia. Le truppe intendono in particolare esercitarsi a respingere attacchi aerei e a combattere gruppi di sabotaggio nemici, oltre a utilizzare armi nucleari e il nuovissimo sistema missilistico balistico a medio raggio Oreshnik della Russia”. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ieri ha minimizzato: “Sono esercitazioni di routine, non rivolte contro nessun altro”. La Polonia invece si sta preparando da tempo alle esercitazioni militare russe e bielorusse: qualche giorno fa il governo aveva mobilitato 40 mila soldati – 30 mila in più del solito – da inviare sul confine a partire da oggi. Ma dopo le consultazioni d’emergenza di ieri dovute alla violazione dei droni, anche altri alleati della Nato hanno deciso di mandare uomini e mezzi sui confini orientali dell’Alleanza. Secondo una fonte diplomatica del Foglio, ieri ci sono state diverse telefonate anche a livello operativo per capire come rispondere, almeno nella postura, alla provocazione russa e alle eventuali provocazioni dei prossimi giorni. Paesi Bassi e Repubblica Ceca accelereranno l’invio di sistemi di difesa aerea, e il generale Carsten Breuer, capo delle Forze armate tedesche, ha detto ieri ai giornalisti che le unità della Nato sul fianco est saranno in stato di massima allerta durante i cinque giorni di esercitazioni militari Zapad: “Vogliamo la deterrenza, non l’escalation. Ma saremmo ingenui a presumere che le ambizioni del presidente Putin si fermino all’Ucraina”. Il governo tedesco ha annunciato che rafforzerà la propria presenza sul confine orientale intensificando il pattugliamento aereo sulla Polonia. Anche Regno Unito e Francia rafforzeranno la loro presenza militare: Macron ha fatto sapere in serata che mobiliterà  “tre caccia Rafale per contribuire alla protezione dello spazio aereo polacco e del fianco orientale dell’Europa insieme ai nostri alleati della Nato”. Riguardo alle linee rosse militari per definire un’incursione russa un attacco, ieri il generale Alexus Grynkewich, Comandante supremo della Nato (Saceur) ha spiegato che “grandi sciami di droni” contro il territorio dell’Alleanza sarebbero considerati un attacco. Ieri quasi tutti i leader europei, anche militari, hanno lodato l’unità e il coordinamento nella risposta alla provocazione russa. 

 

Ma una delle cose che il Cremlino deve aver notato, nelle consultazioni di ieri tra gli alleati Nato, deve essere stata l’assenza del presidente americano Donald Trump. Il principale contributore dell’Alleanza atlantica – a eccezione di un commento sul suo social Truth definito “a dir poco incomprensibile” da una fonte diplomatica del Foglio – ha parlato non con il primo ministro polacco Donald Tusk ma solo con il suo favorito, il presidente Karol Nawrocki. Mentre la Nato abbatteva i droni russi, l’altro ieri, per circa due ore Trump sarebbe rimasto a cena a Washington, al ristorante Joe’s Seafood, con il vicepresidente J. D. Vance, il segretario alla Guerra Pete Hegseth e il segretario di stato Marco Rubio.
 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.