
LaPresse
In Francia
Il movimento Bloquons tous occupa le città francesi, con la solidarietà del padrone di Telegram
Mentre i manifestanti mettevano a ferro e fuoco Parigi, su X l’imprenditore franco-russo Pavel Durov, ha scritto: “Dopo otto anni di abbandono, la gente è stanca delle vuote promesse e ora sta reagendo”
“Bloquons tout!”, blocchiamo tutto. E’ lo slogan che ha dato il nome all’ondata di proteste abbattutasi ieri su Parigi e altre città francesi, attraverso manifestazioni, scioperi, barricate e altri gesti di ribellione, degenerati in scene di violenze e scontri con la polizia. Le proteste hanno come bersaglio le misure di austerità che attendono la Francia in vista del piano di bilancio 2026 e un presidente, Emmanuel Macron, che farebbe pagare il conto sempre ai soliti, la classe media pauperizzata, favorendo i miliardari, i Bernard Arnault. “Macron, démission!”, gridavano ieri i manifestanti, o “Macron, destitution!”, in omaggio alla mozione di destituzione appena presentata dalla France insoumise, il partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, che cavalca la protesta sperando di beneficiarne dal punto di vista elettorale.
Nato su iniziativa di un imprenditore del nord della Francia di 43 anni che si definisce anti sistema e nostalgico dei gilet gialli, Julien Marissiaux, il movimento si è organizzato su Telegram attraverso il gruppo “Les Essentiels”. Che oggi è anche il nome di una pagina Facebook, di un sito internet e di un caffè associativo situato nel dipartimento del Nord dove Marissiaux riunisce regolarmente i suoi accoliti. “Come sempre, quando uno slancio popolare diventa troppo forte, troppo federatore, troppo autentico, il sistema reagisce”, si legge in un articolo pubblicato sul sito Les Essentiels e intitolato: “Come hanno distrutto il movimento dei gilet gialli”. Marissiaux fa appello “al popolo”, “senza intermediari”, “senza filtri”, “senza partiti”, perché bisogna restituire “la rappresentanza direttamente ai cittadini”. Nel pantheon di questa nebulosa non ci sono modelli politici, ma Coluche e Éric Cantona, il comico che voleva candidarsi alle presidenziali prima di morire nel 1986 in un incidente stradale e il ribelle per eccellenza del calcio francese, diventati negli anni due simboli del discorso anti élite. Marissiaux sostiene di avere anche un programma molto preciso per abbattere l’attuale sistema incarnato da Macron e per risollevare il paese. Un programma che comprende la Frexit e la creazione di un fondo sovrano cittadino, con l’obiettivo di “liberare la Francia dai mercati finanziari”.
Mentre i manifestanti mettevano a ferro e fuoco Parigi, su X il fondatore di Telegram, l’imprenditore franco-russo Pavel Durov, ha scritto: “Sono orgoglioso che Telegram sia uno degli strumenti utilizzati nelle proteste in Francia contro le politiche fallimentari di Macron. Dopo otto anni di abbandono, la gente è stanca delle vuote promesse e ora sta reagendo”. Un messaggio di solidarietà, come sottolineato dal Figaro, “figlio del rancore verso la Francia”, che nell’agosto del 2024 lo ha arrestato perché avrebbe consentito attività criminali tramite la sua app di messaggistica.
Rispetto ai gilet gialli, i manifestanti di Bloquons tout sono generalmente più giovani, politicizzati e diplomati. Secondo uno studio della Fondation Jean Jaurès curato dal professore di Scienze sociali Antoine Bristielle, il 69 per cento dei sostenitori del movimento ha dichiarato di aver votato per Mélenchon al primo turno delle presidenziali del 2022 e meno di un terzo delle persone scese ieri in piazza ha partecipato alla protesta dei gilet gialli. Ma alla stregua del movimento che nel 2018 bloccò piazze e rotatorie per diversi mesi contro l’aumento delle tasse sulla benzina e più in generale contro le politiche del governo, Bloquons tout promette un autunno caldo. La sfiducia all’ex premier François Bayrou e alla sua proposta di manovra finanziaria lacrime e sangue, la scintilla che ha spinto Marissiaux a lanciare il movimento, non ha placato la rabbia. Anzi, la nomina alla guida del governo di Sébastien Lecornu, 39 anni, ex ministro della Difesa e fedelissimo di Macron, è stata interpretata come un segno di continuità. Lecornu, che ieri durante il passaggio delle consegne con Bayrou si è presentato come un primo ministro di “rupture”, è chiamato a presentare la manovra finanziaria più complicata degli ultimi anni entro il 15 ottobre e allo stesso tempo ad arginare una collera sociale che rischia di esondare.