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Dopo l'incursione dei droni russi in Polonia Mattarella evoca il 1914, la Nato prende tempo

Giulia Pompili

Atto deliberato o no? Diciannove veicoli senza pilota violano lo spazio aereo di un paese dell'Alleanza atlantica, tre o quattro vengono abbattuti. La Russia nega di averlo fatto di proposito, ma la tensione resta molto alta. L'articolo 4 della Nato e le cautele di Rutte

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando da Lubiana nella prima tappa della sua visita in Slovenia, ha menzionato il 1914 per descrivere la situazione attuale, citando lo sconfinamento dei droni russi in Polonia: “Ciò che allarma”, ha detto il capo dello stato, “è che ci muoviamo su un crinale per cui, anche senza volerlo, si può scivolare in un baratro di violenza incontrollabile”. Ad aumentare il rischio di un conflitto che coinvolga direttamente i paesi della Nato è la Russia, in una tattica ormai perfettamente riconoscibile. Questa mattina si è verificato l’incidente più grave e il primo scontro diretto tra la Russia e l’Alleanza atlantica  dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022. La crisi è iniziata durante la notte fra martedì e mercoledì, mentre le Forze armate del Cremlino bombardavano diverse aree del territorio ucraino: un numero imprecisato di droni, sicuramente almeno una ventina, è stato lanciato dalla Russia attraverso l’Ucraina e dalla Bielorussia, e diciannove hanno sconfinato nel territorio polacco.

 

A quel punto si è attivata la procedura d’emergenza delle Forze armate che controllano i confini aerei dell’Alleanza, e che ha coinvolto aerei da guerra olandesi e polacchi, missili Patriot tedeschi e il supporto di un aereo di sorveglianza italiano che veniva dalla base militare estone dove l’Aeronautica ha da poco iniziato la missione di Air policing. Attorno alle sei e 45 del mattino, ha detto il primo ministro polacco Donald Tusk riferendo al Parlamento, tre o quattro droni russi sono stati abbattuti per la prima volta. I resti di diversi droni sono stati trovati nelle aree di Podlaskie, Mazowieckie e Lublin, in aree di confine, alcuni probabilmente caduti autonomamente. Sono stati rilevati alcuni danni a case e strutture, in alcuni casi per via dei detriti provocati da quelli abbattuti – ma nessuno è rimasto ferito. Per buona parte della mattinata, in alcuni aeroporti polacchi come quello di Rzeszów-Jasionka e quello di Varsavia gli aerei sono rimasti a terra. La Russia avrebbe usato droni Gerbera, la versione semplificata e a basso costo dello Shahed-136, impiegato per missioni kamikaze e di ricognizione: un’arma piuttosto piccola, un paio di metri di apertura alare per una quindicina di chili, e relativamente economica, che può arrivare a costare 15 mila euro a velivolo. Non è la prima volta che la Russia fa sconfinare droni nel territorio della Nato. Gli scramble dei caccia dell’Alleanza sul fianco est sono all’ordine del giorno, più di recente ci sono stati episodi di droni caduti autonomamente su territorio europeo (anche in Lituania e in Romania), senza grosse conseguenze. Questa volta il coordinamento di Difesa ha deciso però di abbattere i droni, per il pericolo di una minaccia diretta al proprio territorio. Il governo polacco ha invocato l’articolo 4 della Nato, che impone consultazioni immediate tra gli alleati.


Abbiamo a che fare con una provocazione su larga scala”, ha detto Tusk. “La situazione è grave e nessuno dubita che dobbiamo prepararci a diversi scenari”. Poco dopo, il primo ministro polacco ha sentito al telefono il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, insieme con il segretario generale della Nato Mark Rutte,  la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (che in un comunicato ha espresso solidarietà alla Polonia per “la grave e inaccettabile violazione, da parte russa, dello spazio aereo polacco e dell’Alleanza Atlantica”), il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer. Secondo alcune fonti, però, la Nato non considererà la crisi di questa mattina come un attacco diretto all’Alleanza, come confermato anche dalle comunicazioni alla stampa di Rutte, che ha parlato di una “violazione”, ma non ha accusato la Russia di averlo fatto deliberatamente. Questa sera il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha ribadito che secondo le valutazioni delle Forze aeree della Nato l’attacco è stato “deliberato”.  “La Russia l’ha fatto di proposito, non c’è dubbio”, dice al Foglio Reuben F. Johnson, direttore dell’Asia Research Centre del Casimir Pulaski Foundation, centro studi polacco. “Ciò che stanno cercando di fare è tentare di capire fino a dove possono spostare i confini della guerra, e provocare una reazione dell’Alleanza per misurarla”.

Il Cremlino ha bisogno di monitorare le reazioni della Nato e dei singoli paesi per quello che viene definito militarmente  “controllo riflessivo”,  una tattica di guerra ibrida che serve anche a manipolare l’opponente, conoscerne i comportamenti e portarlo a fare quello che si vuole. In molti, soprattutto filorussi, hanno sottolineato la debolezza della difesa della Nato, considerando che solo quattro droni su diciannove sarebbero stati abbattuti: “Ma la Polonia, come molti altri paesi europei, su questo non ha sufficientemente esperienza, l’Ucraina è stata costretta ad apprenderla sul campo”. Finora l’articolo 4 della Nato è stato invocato sette volte nella storia, e questo perché sulle operazioni ibride – che siano cyberattacchi, sabotaggi o incursioni aeree di droni – non c’è consenso su quale sia la linea rossa invalicabile.

 

Johnson sottolinea però che le azioni dirette dalla Russia contro la Polonia hanno uno schema preciso: “Il 4 luglio scorso Kellogg riceve una telefonata dal ministro degli Esteri tedesco. Gli dice: i russi hanno fatto un altro attacco a Kyiv, e hanno colpito l’ambasciata polacca. Kellogg sa che cosa vuol dire attaccare un’ambasciata, e chiama Trump, il quale poco dopo dà il via libera per altre armi d’urgenza verso l’Ucraina”, spiega l’analista. “Dodici giorni dopo i russi attaccano la città di Vinnytsya, dove c’è un’azienda che produce legno di proprietà di un industriale polacco. E il loro obiettivo è sempre uno: monitorare la loro reazione”. Il ministero della Difesa russo ha confermato l’attacco con i droni in Ucraina, anche contro la città di Leopoli che si trova a circa 80 chilometri dal confine polacco, ma ha fatto sapere che “non era prevista la distruzione di obiettivi sul territorio polacco”. Nel momento in cui questo giornale va in stampa, il presidente americano Donald Trump aveva pubblicato solo un commento sul suo social Truth: “Che cosa sta succedendo con la Russia che viola lo spazio aereo della Polonia con i droni? Ci risiamo!”. L’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, secondo la Cnn era in viaggio verso la Polonia quando si è verificata l’incursione dei droni russi. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.