
dalla cina
Cosa ha ottenuto Putin dalla visita da Xi Jinping
Immagini, incontri con i leader, qualche annuncio. Lo show della Sco e di Pechino sono importanti, il capo del Cremlino ha mostrato la sua centralità, ma oltre all'estetica, torna in Russia con poche novità e il Sila Sibiri 2 (il gasdotto Power of Siberia che collega Russia e Cina) rimane un progetto tra molti ostacoli
Vladimir Putin in Cina è andato a riscuotere, a chiudere un cerchio. Dopo l’ultimo giorno di incontri importanti, torna in Russia, rafforzato dall’immagine di unità e centralità che ha mostrato all’estero, ma con in tasca risultati per il paese ancora vaghi, incluso il contratto per la costruzione del gasdotto Sila Sibiri 2 (tradotto in italiano Forza della Siberia, ma più volte indicato con il nome inglese Power of Siberia), per portare 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla Russia alla Cina. Fra i leader internazionali presenti sia al vertice della Sco sia alla parata del 3 settembre, con cui l’ospite, il leader cinese Xi Jinping, ha voluto celebrare gli ottant’anni dalla “vittoria contro l’aggressione giapponese nella guerra mondiale antifascista” (la fine della Seconda guerra mondiale), quasi tutti hanno voluto incontrare e tenere un bilaterale con Putin. “Gli occhi in questi contesti vanno sempre all’organizzatore, all’ospite, quindi a Xi Jinping, ma il capo del Cremlino è consapevole di tutta l’attenzione che gli viene riservata”, dice lo storico Sergey Radchenko, esperto di Guerra fredda e con un occhio particolarmente attento al rapporto fra Unione sovietica e Asia. Secondo Radchenko, Putin è arrivato in Cina consapevole del potere e del ruolo che gli aveva conferito l’incontro in Alaska con Donald Trump, che ha sancito la sua uscita dall’isolamento internazionale. In Cina ha lasciato che in molti si sedessero al suo fianco, ha tenuto un incontro anche con il primo ministro slovacco Robert Fico, unico europeo a partecipare alla parata di Pechino, che per compiacere Putin e per convinzione personale ha detto: “L’Unione europea è una rana seduta sul fondo di un pozzo, non vede quello che c’è fuori”. Putin sorrideva compiaciuto, qualche istante prima aveva detto di non essersi mai opposto all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e di non aver mai avuto il desiderio di attaccare un paese vicino. Dopo aver sentito la dichiarazione di fedeltà di Fico e la promessa di continuare a opporsi a un ingresso di Kyiv nella Nato, Putin ha suggerito al premier slovacco di interrompere le forniture di gas ed elettricità all’Ucraina dopo l’attacco all’oleodotto Druzhba da parte dell’esercito di Kyiv. Putin ha disseminato il suo penultimo giorno in Cina di notiziole, mezzi annunci sulla guerra contro Kyiv, ha anche svelato che sono in corso delle discussioni con gli Stati Uniti su iniziative congiunte per la centrale elettrica di Enerhodar, che si trova nella parte occupata della regione ucraina di Zaporizhzhia. Poi ha aperto una porta alla possibilità di dialogo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, senza indicare nulla di concreto. Tutto è rimasto vago, mentre tra le sue mani, davanti ai suoi occhi, scorrevano leader di varia statura e dal diverso grado di alleanza. A livello di immagini, la sfilata di Putin in Cina è andata molto bene, ma i cinque giorni di soggiorno cinese sono andati poco oltre l’esaltazione estetica.
Il cuore di tutti gli incontri, di tutte le strette di mano, di tutte le foto sono stati i momenti dedicati a mostrare l’alleanza fra Russia e Cina. “Più che alleanza, fra Putin e Xi c’è un allineamento”, puntualizza Radchenko. Oggi l’azienda russa Gazprom ha annunciato di aver firmato un accordo giuridicamente vincolante per costruire il nuovo gasdotto che collegherebbe la Russia occidentale alla Cina passando per la Mongolia. L’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller ha detto che la struttura potrebbe avere una capacità molto grande, e che il prezzo del gas offerto alla Cina sarà inferiore a quello applicato ad altri clienti. L’annuncio però si è rivelato esagerato rispetto alla realtà: Russia e Cina hanno firmato un memorandum d’intesa, che quindi manifesta e conferma l’interesse dei due paesi per la costruzione del Sila Sibiri, ma non c’è un progetto concreto, non c’è un accordo. Il 4 febbraio del 2022, venti giorni prima dell’inizio dell’invasione russa contro l’Ucraina, Putin andò a Pechino per l’apertura dei Giochi olimpici invernali. Fu l’unico invitato. Assieme a Xi Jinping assistette alla cerimonia iniziale coperto da una spessa coperta per contrastare il freddo. Prima dello spettacolo, i due leader stettero a parlare tra le mura della Grande sala del popolo durante un bilaterale che durò ore. Uscì poco da quell’incontro, l’unico dettaglio accennato nei comunicati era l’interesse per la costruzione del nuovo gasdotto. Da allora, “Power of Siberia è rimasto il parametro delle relazioni economiche fra Mosca e Pechino e della riluttanza della Cina”. Il dettaglio su cui i due paesi non riescono a mettersi d’accordo è il prezzo e dalla dichiarazione di Miller si capisce che l’ostacolo non è stato superato e Gazprom ora ha in mano soltanto un documento che ribadisce l’interesse di Pechino alla nuova struttura.
Il 9 maggio scorso, giorno in cui è la Russia a celebrare la vittoria nella Seconda guerra mondiale, Xi Jinping era a Mosca, sugli spalti della Piazza Rossa, a veder sfilare l’arsenale di Putin e anche alcuni soldati cinesi che marciavano tra i soldati russi. Dall’invasione dell’Ucraina, la presenza di un leader in Piazza Rossa è diventata una manifestazione di sostegno alla guerra di Putin. Xi sostiene la guerra russa, la aiuta: “Pechino soprattutto non vuole che la Russia perda e non crede che possa accadere”, dice Radchenko.