
A Pechino
Cosa c'è di vero nei desideri d'immortalità di Xi e Putin
Fra trapianti d’organi e tianxia, la conversazione rubata fra i due leader racconta molto di un concetto tradizionale cinese, e cioè l'estensione del controllo anche a tempo e spazio. Ma anche nella Silicon Valley si ragiona così
La spettacolarizzazione della perfezione del potere si è concessa ieri un curioso fuori-programma. Tra i “piccoli” dettagli a margine della mai così sfarzosa parata militare a Pechino per l’80º anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, un microfono acceso di Bloomberg ha captato un breve dialogo tra Vladimir Putin e Xi Jinping sul tema della longevità e della potenziale ricerca dell’immortalità tramite trapianti d’organi. Nella registrazione si sente l’interprete di Putin affermare in cinese che “gli organi umani possono essere continuamente trapiantati… più a lungo si vive, più giovane si diventa: si può persino raggiungere l’immortalità”. Nel video, prima che ci sia un cambio di inquadratura e la conversazione venga tagliata, si riesce anche a percepire la risposta di Xi, che sostiene che ci sia chi prevede che la durata della vita possa estendersi fino a 150 anni nel corso di questo secolo.
Il desiderio di eternità, intrinsecamente legato all’immagine del sovrano come figlio del cielo, è un fil rouge nella storia imperiale ovunque, ma ancora più in Cina: Qin Shi Huang, il primo imperatore dell’impero cinese, fu il caso più celebre tra gli ossessionati dall’immortalità, come prova il famoso esercito di terracotta e il suo ambizioso mausoleo in cui il corpo dell’imperatore galleggia per l’eternità in un mare che gli archeologi non reputano solo metaforico di mercurio, destinato a proteggere il sovrano dalla decomposizione e dalle infezioni batteriche anche nell’aldilà. In epoca contemporanea, questa sete di eterno si salda alla nozione tradizionale di tianxia (天下, "tutto ciò che è sotto il cielo"), che nell’immaginario politico cinese si traduce in una visione geopolitica olistica: il sovrano non domina solo un territorio, ma l’intero ordine cosmico. E' per questo che in Cina anche gli eventi naturali, come un terremoto o un tifone particolarmente aggressivo, sono percepiti non solo come cattivo presagio, ma come una faccenda che il governo deve riuscire a prevedere e contenere. Il mix tra aspirazione spirituale all’immortalità e visione del tianxia offre il tessuto concettuale per comprendere l’ossessione per il controllo totale, per l’estensione della propria sfera d'influenza nel tempo e nello spazio.
Ed è curioso osservare come l’attuale tempolinea leghi su questo tema Pechino al suo principale antagonista, gli Stati Uniti, e in particolare la Silicon Valley, dove le medesime tematiche affiorano con toni secolarizzati. Non è per una volta Trump che ambisce – almeno, nella fattispecie, esplicitamente – all’immortalità, ma semmai i suoi prodi imprenditori e futurologi, che inseguono la longevità attraverso la crioconservazione, l’accelerazione tecnologica singolarista (la famosa "escape velocity" descritta da Ray Kurzweil), o il limpido ottimismo verso un futuro esistenziale infinito. Se Qin Shi Huang cercava l’elisir in pozioni esotiche, oggi si punta infatti su criocapsule, terapie genetiche, download della mente. C’è una sorprendente convergenza culturale: due mondi a prima vista agli antipodi, ma uniti da un comune sogno di estensione della vita, possibile solo attraverso l’uso di una tecnologia sempre più estrema.
Certo, non si può ignorare il corollario geopolitico: la menzione dei trapianti ha subito provocato la reazione di alcuni gruppi di attivisti anticinesi, che accusano Pechino di traffici di organi praticati su alcuni detenuti, in particolare nei confronti di praticanti di Falun Gong o appartenenti a minoranze etniche. In parte si tratta di materiale per complottisti, ma è vero che le stesse ong che hanno documentato tali crimini indicano stime fra decine di migliaia di trapianti annui non spiegati dalle fonti ufficiali. Taiwan ha da tempo introdotto restrizioni sul cosiddetto “transplant tourism” verso la Cina, e il dibattito internazionale rimane acceso, anche senza prove definitive.
Il cosiddetto “hot-mic” che ha registrato quello spezzone è stato dunque un caso, o in un evento così televisivo nulla è da considerarsi tale? Di certo, se Xi ha virtualmente esteso il suo mandato plenipotenziario a vita, le aziende di biotecnologia del paese lavorano sicuramente anche per lui. E per un’estensione indefinita del suo potere sull’Impero di Mezzo.