Oltre l'ipocrita corte di Xi Jinping

Giulia Pompili

L’aereo di von der Leyen sotto attacco e i segnali inequivocabili che arrivano da Tianjin, al vertice della Sco

Mentre il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ieri si faceva fotografare insieme con il leader cinese Xi Jinping e il primo ministro indiano Narendra Modi, alcune fonti dell’ufficio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, facevano trapelare al Financial Times una notizia importante: l’aereo che domenica stava portando von der Leyen a Plovdiv, nella Bulgaria meridionale, dopo un’ora di sorvolo dell’aeroporto è stato costretto ad atterrare manualmente e con l’aiuto delle mappe analogiche a causa di un’interferenza al segnale Gps. L’autorità del traffico aereo bulgara ha  confermato che sin “dal febbraio del 2022, si è registrato un notevole aumento dei casi di interferenza” ai segnali Gps – si parla di jamming quando c’è un blocco del segnale e di spoofing quando c’è una manipolazione della posizione. L’origine dell’interferenza è stata ricondotta alla Russia, anche se il Cremlino ieri ha negato la propria responsabilità. Von der Leyen è impegnata in un tour che la sta portando in visita nei paesi che confinano con Russia, Bielorussia e Mar Nero, e l’altro ieri a Sopot, davanti alla più grande fabbrica di munizioni militari  bulgara, è stata attaccata da alcuni manifestanti dei partiti nazionalisti bulgari, che sventolavano bandiere russe e tentavano di impedirle l’ingresso.

 

Sono anni ormai che vengono rilevate interferenze da parte della Russia nei sistemi di navigazione satellitare, e soprattutto sul Gps americano, anche in Europa. Ma la portata del fenomeno spesso non è sufficientemente sottolineata: a marzo di quest’anno, durante le esercitazioni militari congiunte fra Russia, Cina e Iran nello Stretto di Hormuz, l’intelligence militare del Regno Unito ha denunciato per la prima volta un’interferenza massiccia nell’area delle esercitazioni, come se i tre paesi si stessero addestrando insieme per usare tattiche ibride che comprendono le interferenze ai segnali satellitari e per ridurre, per esempio, la capacità di puntamento di droni e missili. 

 


Mentre l’Europa affrontava ancora una volta la minaccia ibrida diretta della Russia, a ottomila chilometri di distanza andava verso la conclusione il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, e già ieri molti dei leader arrivati a Tianjin per parlare di sicurezza reciproca si sono spostati a Pechino, per partecipare domani alla parata militare voluta dal leader cinese in occasione di quello che la  propaganda della Repubblica popolare definisce l’80° anniversario “della vittoria nella guerra contro l’aggressione giapponese e nella guerra mondiale antifascista”. E’ il clou della settimana della diplomazia cinese, la proiezione di forza di Xi e dei suoi alleati che ieri hanno firmato una dichiarazione congiunta su “un sistema internazionale” che si sta “evolvendo verso un mondo multipolare più giusto, equo e rappresentativo”.

 

Come previsto, non c’è stato alcun annuncio sensazionale al vertice, ma gran parte dell’evento serviva a offrire un’immagine di coordinamento e rafforzamento dell’eterogeneo gruppo. Nel suo discorso più importante – trasmesso in diretta, a differenza di quello degli altri leader – Xi ha detto ai suoi ospiti che dovrebbero “ampliare la portata della cooperazione e sfruttare al massimo i punti di forza unici di ciascun paese”. In questo nuovo mondo a guida cinese, le piattaforme come la Sco servono all’estetica, ma le vere alleanze di difesa si svelano nelle relazioni bilaterali. E così, nel documento finale, si legge che i paesi membri della Sco “sostengono la prevenzione della militarizzazione dello spazio extraatmosferico” e  ribadiscono “il loro impegno ad approfondire la cooperazione nel campo della sicurezza informatica internazionale e a combattere congiuntamente la criminalità informatica e il cyberterrorismo”. Eppure Cina e Russia lavorano da un decennio a sistemi satellitari alternativi al Gps, ad armamenti antisatellite e strumenti  contro il segnale americano, e lavorano parallelamente nelle attività di criminalità informatica. E’ l’essenza della guerra ibrida, quella che Pechino e Mosca, insieme con molti degli alleati della Sco, portano avanti contro le democrazie anche europee, fra sabotaggi, attacchi satellitari e informatici – come quello di aprile, quando un gruppo di hacker legati al Cremlino ha preso il controllo di una diga in Norvegia. Dopo l’evento di domenica, che ha coinvolto l’aereo di von der Leyen, l’Europa sarà presto costretta a riflettere sulle linee rosse invalicabili, quando certe attribuzioni dirette potrebbero portare all’invocazione dell’articolo 5 della Nato, e su un concetto di Difesa più ampio, che non riguarda  solo gli armamenti. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.