
La tabella di Kyiv
Un accordo entro dieci giorni per le garanzie di sicurezza per l'Ucraina
Kyiv ha in testa i tempi per finire la guerra, ma tutto dipende da Putin. Il disinteresse di Trump. Zelensky racconta gli incontri a Washington
Kyiv. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è rientrato dagli Stati Uniti in Ucraina la mattina presto del 20 agosto, di buon umore. “L’America non era presente nelle garanzie di sicurezza prima del nostro incontro a Washington, e ora abbiamo saputo che è pronta ad aderire”, ha detto Zelensky ai giornalisti a Kyiv, durante un colloquio a cui ha partecipato anche Il Foglio. “È molto importante per l’Ucraina e per tutta l’Europa, e sono molto grato al presidente Trump per questo”. Avendo ricevuto un segnale positivo dall’America, ora altri paesi aderiranno con proposte specifiche per le garanzie di sicurezza, è fiducioso il presidente ucraino. Per esempio, la Turchia ha iniziato a parlare del fatto che potrebbe garantire la sicurezza nel Mar Nero, possibilmente in partnership con altri paesi. La prossima settimana si terrà un’intensa discussione sulle garanzie di sicurezza con gli alleati. Secondo Zelensky, non è ancora chiaro quanti paesi siano pronti a partecipare. La coalizione di coloro che lo desiderano comprende 30 paesi, ma sono pronti a partecipare in modi diversi, non necessariamente come contingente. “Alcuni sono pronti a fornire difesa aerea, altri a pattugliare i cieli per un certo periodo, altri ancora a finanziare”, spiega il presidente. “Vogliamo raggiungere un accordo sulle garanzie di sicurezza entro 7-10 giorni”, auspica. Allo stesso tempo, ritiene che la Cina non possa essere un garante della sicurezza, visto che ha aperto il mercato dei droni ai russi. L’Ucraina ha bisogno del supporto soltanto da parte di coloro che sono realmente disposti ad aiutare.
Secondo Zelensky, Donald Trump ritiene che, una volta concordate tutte le proposte, si dovrebbe tenere un incontro bilaterale tra il presidente ucraino e Vladimir Putin entro 1-2 settimane. Se questo dovesse dare risultati, si potrebbe poi pianificare un incontro a livello Zelensky-Trump-Putin. L’Ucraina ha immediatamente accettato tale proposta. Alla Casa Bianca, i leader europei hanno sollevato la questione: cosa succederebbe se la Russia non fosse pronta? “Se i russi non sono pronti, vorremmo vedere una forte reazione da parte degli Stati Uniti”, ha affermato Zelensky. Dopo la conversazione telefonica fra Trump e Putin, Ucraina e Stati Uniti, alla presenza dei leader europei, hanno concordato nello Studio Ovale che il gruppo di coordinamento americano per la preparazione dell’incontro con i russi sarebbe composto dal Segretario di Stato Marco Rubio, dall’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e dal vicepresidente J.D. Vance. “Non vogliamo ombre, vogliamo coordinarci con gli americani”, ha spiegato Zelensky. Tra i possibili luoghi d’incontro, l’Ucraina è pronta a diverse opzioni: la neutrale Svizzera, l’Austria, la Turchia. Anche l’Ungheria si è offerta a ospitare il vertice, ma, secondo Zelensky, non sarà facile, poiché Budapest, ufficialmente, non sostiene l’Ucraina ed è contraria all’adesione dell’Ucraina all’Ue. L’unica opzione che Kyiv non è pronta a prendere in considerazione in nessun caso è un incontro a Mosca. L’organizzazione è molto complicata, anche perché Putin ufficialmente non ha detto di essere disposto a incontrare Zelensky. Le dichiarazioni di Trump sull’apertura del capo del Cremlino non trovano corrispondenza con le dichiarazioni dei funzionari di Mosca. Ieri, secondo il Guardian, alcuni funzionari americani avrebbero detto che il capo della Casa Bianca ha sviluppato un atteggiamento attendista e preferisce aspettare che Russia e Ucraina organizzino l’incontro da sole. È possibile che il presidente americano si sia reso conto che il vertice è molto più lontano di quanto avesse pensato.
In preparazione del viaggio a Washington, la delegazione ucraina aveva preparato molte informazioni con dati sulla situazione sul campo di battaglia. Aveva portato alla Casa Bianca una mappa con i territori occupati dalla Russia. “Ma quando siamo arrivati, avevano già la loro mappa”, ha detto Zelensky. Il presidente ucraino ha spiegato alla delegazione americana che c’erano degli errori, ad esempio, nella regione di Donetsk, è occupato il 67-69 per cento del territorio, non il 73. E nella regione di Sumy solo l’1 per cento. In piedi davanti alla mappa, Zelensky ha fornito a Trump una lunga spiegazione della situazione nella regione di Donetsk e ha mostrato che la Russia ha occupato un terzo della regione dopo il 2014, un altro terzo dopo il 2022 e un terzo rimane sotto il controllo ucraino. Pertanto, ha spiegato che le speculazioni russe secondo cui Putin sarà in grado di occupare tutto il Donbas entro la fine dell’anno sono chiacchiere vuote: “Hanno bisogno di altri 4 anni per occupare il nostro Donbass”. Se l’esercito ucraino si ritirasse volontariamente da questo territorio, dove sono state costruite le linee difensive più solide, si aprirebbe la strada alle truppe russe verso Kharkiv e verso il Dnipro, il centro industriale dell’Ucraina: “Il presidente Trump era interessato a conoscere i dettagli, abbiamo parlato a lungo del Donbass, dell’est, della sua importanza”. Durante il bilaterale con Trump, Zelensky ha spiegato che la questione dei territori è una questione che riguarda chi vuole occupare le terre ucraine e chi le difende con il suo esercito e il suo popolo. “Questa è una questione fra me e Putin”, osserva il presidente. Legalmente, l’Ucraina non riconosce l’occupazione russa e questa posizione rimane invariata. Zelensky assicura di avere davvero bisogno di un incontro con Putin su come porre fine alla guerra: “Abbiamo fatto un passo avanti e loro (la Russia) devono fare qualcosa per dimostrare che vogliono ancora far finire il conflitto, come hanno detto”, insiste il presidente ucraino. Se la Russia non accetterà l’incontro fra i presidenti, Kyiv chiederà nuovamente agli Stati Uniti di aumentare la pressione sull’aggressore. “Le sanzioni secondarie sono una forza mortale per i russi”, spiega.
Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, intervenendo in una conferenza stampa ha affermato che Mosca è pronta a qualsiasi formato. Ma quando si tratta di incontri ad alto livello, è necessario prepararsi in modo più approfondito in tutte le fasi precedenti. Non è quello che vuole Trump, che insiste sulla rapida fine della guerra e non sul prolungamento del processo negoziale, come ha ripetutamente fatto il Cremlino. Gli esperti ucraini nutrono seri dubbi sul fatto che Putin incontrerà effettivamente Zelensky, poiché ha ripetuto che il presidente ucraino è “illegittimo”. Molto probabilmente, la Russia cercherà di nuovo di costringere tutti a lunghe trattative a un livello inferiore.
Indipendentemente da come si svilupperanno gli eventi, Zelensky è grato ai leader europei per essere venuti a sostenerlo alla Casa Bianca: “Non c’è mai stato un sostegno così forte dall’Europa come adesso”. L’Italia ha consegnato una bozza agli alleati su come dovrebbe funzionare lo scudo difensivo per Kyiv sul modello dell’articolo 5. Il piano si articola su due livelli: se l’Ucraina venisse attaccata nuovamente dalla Russia dopo un accordo, scatterebbero sanzioni immediate e una risposta difensiva in ventiquattro-settantadue ore.