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Cerca la pace in Ucraina e militarizza Washington. “Law and order” in versione Trump
La capitale americana cambia volto con l’arrivo di migliaia di militari e agenti, in un clima da stato d’assedio. Il presidente americano giustifica l’operazione con l’allarme criminalità, ma per molti è solo una mossa elettorale e simbolica
Girando lunedì per le strade di Washington, diretto alla Casa Bianca, Volodymyr Zelensky deve aver percepito qualcosa di familiare in giro rispetto alle precedenti visite. Difficile che il presidente ucraino, abituato a vivere in un contesto di guerra, non abbia notato l’anomala presenza di militari, blindati e mimetiche nelle strade della capitale americana. Quello che è accaduto dall’ultima volta che Zelensky e i leader europei erano in città, è che mentre Donald Trump cerca di smilitarizzare Kyiv e l’Ucraina, sta militarizzando Washington in modo inedito e, da molti punti di vista, inquietante. Nel fine settimana è stato completato il dispiegamento nelle strade cittadine di ottocento membri della Guardia Nazionale del Distretto di Columbia, l’area federale dove sorge la capitale. Ora è cominciato l’afflusso di altri mille soldati che provengono dalla riserva militare di cinque stati a guida repubblicana, Ohio, West Virginia, Mississippi, Louisiana e South Carolina, che hanno deciso di mandare rinforzi a Trump. Il risultato è visibile a chiunque passeggi nel centro di Washington: militari di pattuglia intorno al memoriale di Lincoln sul Mall; Humvee mimetici di fronte alla Union Station o al Capitol; uomini e donne in divisa militare un po’ dovunque. A loro si aggiungono un numero imprecisato di “federali” armati, con la sigla Fbi o Dea scritta sui giubbotti antiproiettile o senza alcun riconoscimento, come accade per i temuti agenti incappucciati dell’Ice, i cacciatori di immigrati.
E’ l’effetto della decisione di Trump di “prendere il controllo” della città, ritenendo che sia diventata troppo pericolosa e serva una stretta contro il crimine. Non era mai successo prima. La Guardia Nazionale è un corpo militare di riservisti che affianca l’esercito e l’aviazione, risponde ai governatori dei vari stati e può essere utilizzato sul territorio nazionale solo in caso di gravi emergenze, catastrofi o rivolte non contenibili dalle forze di polizia locali. Trump aveva già forzato la mano decidendo di mobilitare la Guardia Nazionale per reprimere le proteste a Los Angeles contro la linea dura sull’immigrazione, scavalcando il governatore Gavin Newsom. A Washington il discorso è diverso, perché il District of Columbia (Dc) non ha un governatore e la Guardia Nazionale risponde direttamente al presidente. Che però fino a ora l’aveva schierata nella capitale solo ai tempi delle rivolte per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam. Lo stesso Trump, nella sua prima presidenza, l’aveva brevemente mobilitata con grande ritardo e controvoglia dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Adesso invece il presidente ha deciso di portare il controllo della città sotto il governo federale, rifacendosi a una legge, il District of Columbia Home Rule Act del 1973, che non era mai stata applicata e prevede un intervento del genere solo per un massimo di trenta giorni in caso di grave emergenza.
L’emergenza però, in questo caso, non sembra esserci. Trump ha deciso l’iniziativa a sorpresa sostenendo che “la criminalità a Washington è fuori controllo”. A molti è sembrato uno dei molteplici tentativi del presidente di spostare l’attenzione dal caso del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, che continua a tormentarlo, ma sicuramente quello della sicurezza nelle città è un tema che scalda gli animi della base Maga. Washington è da sempre una città con problemi di criminalità peggiori di molte altre, ma dal 2023 i crimini sono in diminuzione e non c’è statistica che faccia parlare di emergenza. Per di più, per ora i militari sono stati mandati a pattugliare gli edifici federali in pieno centro o i ristoranti eleganti di Georgetown. Non si vedono invece gli Humvee della Guardia Nazionale negli Ward 7 e 8 intorno ad Anacostia, i quartieri dove si registra il più alto tasso di criminalità.
Tutto sembra trumpianamente costruito per dare una sensazione di svolta “law and order”, inclusi i blitz degli uomini incappucciati che hanno aumentato gli arresti per strada di immigrati presunti clandestini, sotto gli occhi dei passanti che caricano filmati su Instagram da una Washington da giorni inquieta. Finirà come sempre davanti ai giudici, a cui si sono rivolte le autorità cittadine per sfidare il blitz di Trump. Nel frattempo, dai finestrini delle auto blindate, Zelensky, Meloni, Macron e gli altri leader europei avranno senz’altro visto la nuova Washington militarizzata dell’aspirante premio Nobel per la pace.