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Editoriali

I flussi migratori che fanno bene al lavoro

Redazione

Il governo ha coscienza della rilevanza e dell'utilità del fenomeno migratorio ma fatica a gestirlo nel modo più efficace a causa di preclusioni ideologiche o di interessi propagantistici, destinati a essere superati dai fatti

La relazione tecnica che accompagna il decreto sui flussi migratori approvato a luglio, che consente l’ingresso di circa mezzo milione di immigrati regolari nel prossimo triennio, contiene considerazioni interessanti. “Le dinamiche positive dal lato dell’andamento generale dell’economia e dell’occupazione possono essere sostenute  solo con una politica migratoria che consenta l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e di difficile reperimento nel nostro paese”. Dal punto di vista numerico è consistente l’aumento previsto, che nel 2026 sarà più che doppio di quello registrato nel 2021. Si tratta di una presa d’atto sensata della situazione del mercato del lavoro, dalla quale, oltre alla definizione quantitativa dei flussi, si dovrebbero trarre anche altre conseguenze.

La prima riguarda l’effettiva integrazione degli immigrati nelle comunità italiane, per evitare che si creino fenomeni di ghettizzazione come quelli di cui soffre, per esempio, la Francia, con effetti dannosi di vario genere, a cominciare dall’ordine pubblico. Anche se non sembra che il governo sia disponibile ad affrontarla c’è poi la questione della regolarizzazione a certe condizioni dell’immigrazione originariamente irregolare ma ormai stabile e in certa misura integrata. Solo Forza Italia sembra sensibile a questo problema, ma se si parte dalla questione dell’acquisizione di manodopera necessaria è evidente che la formazione scolastica e professionale dei giovani immigrati, seppure irregolari, dovrebbe essere considerata una risorsa. In sostanza si vede che il governo ha coscienza della rilevanza e dell’utilità del fenomeno migratorio, ma fatica a gestirlo nel modo più efficace anche a causa di preclusioni ideologiche o di interessi propagandistici, destinati a essere superati dai fatti, come accadde per l’ostilità verso l’immigrazione meridionale nelle città del nord mezzo secolo fa.

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