
la MEDIAZIONE
Il viaggio di Witkoff in Israele e gli ultimi tentativi per l'intesa in medio oriente
Qatar, Egitto e Arabia Saudita condannano Hamas e ne chiedono la smilitarizzazione
Hamas non ha le spalle al muro, Israele invece rischia di mettersi politicamente davanti a un burrone. Serve un accordo in fretta per liberare gli ostaggi israeliani e ottenere un cessate il fuoco dentro la Striscia di Gaza che possa placare la situazione umanitaria e l’inviato speciale americano per il medio oriente, Steve Witkoff, oggi sarà in Israele per cercare un’intesa tra il rumore delle minacce di riconoscimento di uno stato palestinese, le discussioni israeliane sull’annessione di parte della Striscia e le telefonate tra leader: ieri anche Giorgia Meloni ha parlato con Benjamin Netanyahu e ha definito “ingiustificabile” la situazione a Gaza. Tra tutti i movimenti, ce n’è uno che non è stato percepito. Martedì a New York, durante la conferenza delle Nazioni Unite, Qatar, Egitto, Giordania e Arabia Saudita hanno firmato una dichiarazione in cui viene condannato Hamas per l’attacco del 7 ottobre, viene chiesto il rilascio degli ostaggi, il disarmo del gruppo terroristico e la fine del suo dominio su Gaza. E’ un segnale forte, che Hamas non è interessato a far emergere. Dietro all’idea francese di riconoscere lo stato della Palestina a settembre, c’è l’Arabia Saudita che è interessata a un nuovo medio oriente da costruire attraverso la normalizzazione delle sue relazioni con Israele e tutto questo può avvenire soltanto con la fine della guerra. Hamas è contro questa normalizzazione, ma per la prima volta a condannare l’organizzazione è anche il Qatar, il più grande sponsor del gruppo terroristico e ospite della leadership che continua a rifiutare di far finire la guerra.