Gli ucraini si mobilitano per difendere l'anticorruzione

Micol Flammini

Il Parlamento approva una legge che limita l’indipendenza di due uffici per la lotta alla corruzione e i cittadini vedono la decisione come un allontanamento dalla strada europea. Le prima proteste dal 2022 e la pressione su Zelensky

Ci sono due Ucraine, una politica che si fa sempre più litigiosa, a tratti oscura. Una di guerra, che sa sempre quando è il momento di unirsi e ha chiaro per cosa combatte. Ieri la Verkhovna Rada, il Parlamento dell’Ucraina, ha votato a favore di una legge che ha come effetto la fine dell’indipendenza delle due maggiori agenzie anticorruzione – l’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e l’Ufficio del procuratore specializzato anticorruzione (Sapo) – che finirebbero sotto il controllo del procuratore generale nominato dal presidente.

La legge è nata su iniziativa dell’ufficio di Volodymyr Zelensky. Il problema sta nella legge ma anche nella coalizione che si è formata per approvarla: non sono stati soltanto i parlamentari di Servo del popolo, il partito di Zelensky, a votare a favore, ma anche membri dell’opposizione, come Julia Tymoshenko, per la quale il Nabu e il Sapo sono strumenti degli occidentali per controllare Kyiv. I due uffici per la lotta alla corruzione sono percepiti dagli ucraini come una garanzia per il futuro, come il legame con l’integrazione europea. Hanno anche un valore storico, sono stati parte attiva della Rivoluzione della dignità, le proteste di Euromaidan del 2014 che portarono alla fuga dell’ex presidente Yanukovich  e alle elezioni libere in cui i temi furono  la guerra  iniziata nella parte orientale del paese e la lotta alla corruzione. La scelta del Parlamento di limitare l’indipendenza dei due uffici arriva in un momento sospetto, dopo le perquisizioni dei servizi di sicurezza dell’Sbu nelle case e negli uffici di funzionari passati e attuali del Nabu, che hanno fatto seguito a inchieste  vicine alle cerchia del presidente: l’ultimo è stato l’ex premier Oleksiy Chernyshov, contro il quale il Nabu ha aperto un procedimento penale per abuso di potere e arricchimento illecito. Nell’ultimo rimpasto di governo, Chernyshov non è stato riconfermato,  è il funzionario più alto in grado nella storia dell’Ucraina ad affrontare accuse simili. 

 

 

Dall’aggressione della Russia contro Kyiv, i cittadini, per quanto contrari ad alcune decisioni del governo, non si erano mai mobilitati per protestare. Questa volta a chiedere di scendere in strada è una parte sempre più consistente dell’opinione pubblica, inclusi i soldati al fronte, che sanno per quale futuro del paese stanno combattendo. Gli europei hanno sempre indicato i due uffici anticorruzione come importanti per il futuro dell’Ucraina, una fonte diplomatica consultata dal Foglio ha così commentato l’approvazione della legge: “E’ un passo indietro? Sì. E’ un punto di non ritorno? No”. La politica ucraina è sempre stata litigiosa, gli ucraini protestano, hanno buttato giù governi anche a costo di morire. Nel 2022 hanno deciso di mettere da parte le divisioni, e questa è la prima volta che mostrano la determinazione per scompaginare questa unità e tornare a manifestare, come accaduto ieri a Lepoli e a Kyiv anche con il rischio dei bombardamenti: nella capitale i cittadini si sono radunati vicino al Teatro nazionale Ivan Franko, non lontano dal palazzo del presidente e hanno scandito slogan come "Veto na zakon", veto sulla legge.

 

 

Oggi a Istanbul inizierà il terzo round di colloqui con i russi, che hanno già comunicato la loro posizione: nulla è cambiato, Mosca vuole un’Ucraina disarmata pronta a rinunciare ai territori occupati senza nessuna garanzia in cambio. Gli ucraini negozieranno ancora una volta con il muro di gomma della diplomazia russa e questa volta con un grande problema interno di cui Mosca potrebbe approfittare. 

(ha collaborato Kristina Berdynskykh da Kyiv)
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)