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Battaglie spaziali. Macron offre sponda all'Italia per un'industria satellitare integrata. Ma non tutto torna
Il presidente francese ha rilanciato l'azienda Eutelsat come attore centrale del futuro programma europeo di trasmissioni sicure Iris2 e ha descritto un pacchetto globale tra irrobustimento industriale e programmi pubblici europei. Questo è un invito da prendere in considerazione per l'Italia
Durante la sua visita al Salone del Bourget, Emmanuel Macron ha tenuto un lungo discorso sulla politica spaziale. Due aspetti sembrano di interesse per il comparto italiano. Il primo riguarda il rilancio dell’azienda Eutelsat, operatrice della costellazione satellitare OneWeb, presentata come l’unica alternativa alle costellazioni di satelliti a orbita terrestre bassa americane o cinesi. Macron ha confermato l’investimento del governo francese nel contesto di una prima tranche di ricapitalizzazione per un ammontare di circa 500 milioni di euro. Ha poi subito chiamato altri investitori, europei o partner dell’Europa, a contribuire alla seconda fase di investimento in chiave di autonomia strategica. Indicando Eutelsat come attore centrale del futuro programma europeo di trasmissioni sicure IRIS², ha poi descritto un pacchetto globale tra irrobustimento industriale e programmi pubblici europei. Per l’Italia si tratta di un invito che va preso in considerazione. Eutelsat è nata alla fine degli anni ’70 come un’iniziativa pubblica franco-italiana. Le telecomunicazioni sono sempre state un punto di eccellenza dello spazio italiano e potrebbe quindi essere opportuno tornare nel capitale. Non si tratterebbe soltanto di riannodare un antico legame, ma di collegare l’insieme delle partite strategiche in corso.
Al Bourget, Macron ha espresso i suoi ringraziamenti ai vertici di Airbus, Thales e Leonardo per la volontà di consolidamento delle capacità di produzione satellitari europee, appoggiando il progetto di consorzio soprannominato “Bromo”. Il panorama internazionale molto competitivo e le conseguenze del new space americano destano preoccupazioni. Gli investimenti degli imprenditori tech della Silicon Valley nello spazio, con Elon Musk e Jeff Bezos in testa, hanno creato un mondo nuovo fatto di rischi di venture capital e di accelerazioni tecnologiche, una sterzata nella quale l’Europa sembrava per un momento ko, con, ad esempio, i razzi europei Vega e Ariane che non riuscivano a volare mentre SpaceX lanciava i suoi Falcon a getto continuo. A questo panorama ultra competitivo si aggiungono le variabili della seconda presidenza Trump con delle incertezze sulla continuità dei rapporti tra le aziende di Elon Musk e il governo federale americano. Nelle pieghe di questa evoluzione vi è anche l’uso della rete satellitare Starlink, creata da Musk, che si è rivelata utilissima nel contesto della guerra in Ucraina, ma che poi pone il problema dell’affidabilità della fornitura del servizio sia da parte dell’azienda di Musk che delle autorità statunitensi. Di fronte a questi scenari di rischio e mentre lo spazio appare come una componente fondamentale delle capacità di difesa europea, i principali industriali europei del settore, la franco-tedesca Airbus, la francese Thales e l’italiana Leonardo, hanno avviato un negoziato, coadiuvati da banche d’affari, per cercare di costituire una società europea che possa in qualche modo replicare il modello MBDA all’interno della quale troviamo raggruppato il comparto missilistico europeo. Queste trattative non sembrano però progredire molto velocemente.
Ci sono alcuni nodi assai spigolosi. Il primo è quello della valutazione delle componenti industriali nazionali: vi sono due parti francesi, quella di Airbus e quella di Thales, più la componente tedesca di Airbus e quella italiana di Leonardo (Thales Alenia Space Italia). Ma non si tratta di quattro parti separate, le attività di Airbus essendo integrate tra Francia e Germania mentre quelle di Thales Alenia lo sono tra Francia e Italia. Il timore degli italiani, ma anche in una certa misura dei tedeschi, è quello di vedere il management francese beneficiare di questa situazione di perno per ritagliarsi la parte del leone. Tra l’altro, la Germania sta rilanciando i suoi investimenti, anche nello spaziale militare, e l’Italia da anni è nettamente cresciuta in termini di spesa pubblica per lo spazio. Le prospettive della domanda pubblica descrivono un trend che non corrisponde a quello dello strumento industriale se valutato in modo statico. Queste problematiche non riescono quindi ad essere risolte dai soli industriali, anche perché chiamano in causa una valutazione delle politiche governative future. Macron ha però alzato l’attenzione: non soltanto esercitando pressione su un management chiamato a concludere, ma portando il dossier a livello politico. Nel momento in cui le relazioni con l’Italia sembrano positive dopo l’incontro con Giorgia Meloni, sembrano presenti le condizioni per poter definire una traiettoria industriale e programmatica per il comparto satellitare europeo con i necessari compromessi.



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