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gli effetti della guerra
Sionisti collaterali. La coscienza umanitaria non si attiva per la famiglia ucraina cancellata dai missili iraniani
Mentre l’occidente si indigna a fasi alterne, i missili iraniani colpiscono civili innocenti: famiglie arabe, bambini ucraini, ospedali israeliani. Una strage taciuta che mette a nudo le ipocrisie della coscienza umanitaria selettiva
Le prime a essere uccise dai missili iraniani all’alba di domenica erano state quattro donne arabe: Manar Khatib e le sue due figlie, Shada di vent’anni e Hala di tredici, insieme con un’altra parente. Il missile da Teheran è caduto sulla loro casa di tre piani a Tamra, a est di Haifa. Devono essere stati tutti “sionisti”. Poi un missile iraniano ha colpito un edificio nella città costiera di Bat Yam. Ieri sono stati resi pubblici i nomi di cinque vittime, tutte appartenenti alla stessa famiglia ucraina. Erano tutti civili di Odessa, giunti in Israele per cercare cure salvavita contro il cancro per una bambina. Nastia Borik, sette anni, era malata di leucemia. E’ stata uccisa nell’attacco missilistico iraniano insieme alla madre, Maria, ancora sotto le macerie, alla nonna Lena e a due dei suoi cugini, Konstantin, nove anni, e Ilya, tredici. La famiglia, che non è ebrea, è arrivata in Israele nel dicembre 2022 per sostenere Nastia durante le sue cure contro il cancro.
Il padre di Nastia, Artem Borik, presta servizio nella brigata d’assalto dell’esercito ucraino, in prima linea contro la Russia, e in Ucraina raccoglieva fondi per curare la figlia. Lui e il marito di Lena non hanno potuto recarsi in Israele a causa delle restrizioni imposte dall’Ucraina agli uomini sotto i sessant’anni per lasciare il paese a causa della guerra. “Erano cittadini ucraini di Odessa venuti in Israele per prendersi cura della figlia, c’è un destino comune tra ucraini e israeliani”, ha affermato lo storico e giornalista Shimon Briman. I droni iraniani che colpiscono Israele e i droni iraniani Shahed che i russi usano in Ucraina contro i centri abitati, come a Odessa. Il massacro dei Borik è stato il deliberato attacco ai quartieri civili israeliani da parte del regime iraniano. Nastia e i suoi erano una famiglia vulnerabile in cerca di aiuto, sicurezza e guarigione, e invece hanno trovato orrore e morte. Poche ore prima che il missile la colpisse, Maria aveva pubblicato una storia su Instagram che mostrava Nastia seduta sul suo letto, mentre rispondeva alle domande e sorrideva, nonostante la malattia. Ora quella stanza è in macerie. Ma per loro la coscienza umanitaria, che non smette mai di girare su Gaza, non si è attivata.
Sebbene la sua città sia stata devastata dai missili balistici iraniani, il sindaco di Bat Yam, Tzvika Brot, è convinto che Israele uscirà vittorioso: “Penso che la guerra che Israele sta combattendo in questo momento sia la guerra per l’intero mondo occidentale. Si tratta di valori; i valori che Israele e il resto del mondo occidentale condividono; i valori della libertà di parola, della libertà di religione, dei diritti umani, dei diritti delle donne”. Il giornalista ucraino Vitalii Portnikov ieri ha scritto sul Times of Israel: “Sin dalla cosiddetta Rivoluzione Islamica (del 1979), nessun leader iraniano – che fosse ‘riformatore’ o ‘estremista’ – ha mai nascosto la convinzione che Israele non sia uno stato legittimo e che debba essere cancellato dalla carta geografica. In questo senso, il conflitto israelo-iraniano rispecchia la guerra ucraino-russa. Anche a Mosca non si preoccupano nemmeno di nascondere il vero obiettivo: l’eliminazione dello stato ucraino”. E per uno strano scherzo del destino o della mente occidentale prigioniera, c’è un pezzo considerevole di occidente che sta con la Repubblica islamica e, anche senza dirlo a gran voce, con i suoi missili che non fanno distinzione fra civili e militari, ebrei e arabi, israeliani e ucraini.
L’ospedale Soroka. Ieri i missili iraniani hanno devastato anche il Soroka Medical Center, che si trova a 25 chilometri da Gaza, nel Negev, abitato da molti musulmani. E’ l’ospedale israeliano che il 7 ottobre ha curato 680 pazienti rimasti feriti nel pogrom di Hamas. Lì, al Soroka, durante la guerra è arrivata a partorire la sorella di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas poi ucciso da Israele a Teheran. Ha dato alla luce un bambino prematuro, ricevendo cure salvavita dall’équipe medica israeliana. E’ passata dal valico di Erez, lo stesso attaccato il Sabato Nero dai terroristi mandati dal fratello e lo stesso da cui facevano la spola i pacifisti israeliani che portavano in Israele i malati palestinesi. Gli eroi dell’“asse della resistenza” non hanno risparmiato neanche loro. Non soltanto non ci sono “ebrei buoni” per gli ayatollah; non ci sono neanche bambini innocenti in Israele.

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