
dopo l'attacco di Israele
Gli iraniani sono sconvolti ma il tempo della piazza arriverà. L'analisi di un dissidente
Per Saeed Ghasseminejad, oggi analista negli Stati Uniti, l'opposizione in Iran "è la maggioranza assoluta e odia il regime". Il momento di maggior debolezza e lo strumento di massima pressione: così i più corrotti diserteranno e cercheranno di negoziare per mantenere il potere
Se in Iran sta accadendo tutto questo, “il regime islamista ha solo se stesso da biasimare. Questa è la guerra di Khamenei, ed è colpa sua”, dice Saeed Ghasseminejad, nato e cresciuto in Iran, arrestato dal Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc) e condannato al carcere dalla Corte rivoluzionaria islamica quando era studente all’Università di Teheran. “Quante volte la comunità internazionale ha dato l’opportunità all’Iran di abbandonare il suo progetto nucleare? Ha costantemente rifiutato, scandendo con insistenza ‘Morte all’America’ e minacciando di annientare lo stato ebraico”. Nel 2008 Ghasseminejad ha lasciato il paese e oggi è analista negli Stati Uniti della Foundation for defense of democracies, specializzato in economia e mercati finanziari iraniani, sanzioni e finanziamenti illeciti. In un briefing con alcuni giornalisti internazionali, Ghasseminejad parte dall’opposizione interna iraniana, che nonostante gli sforzi degli ayatollah per nasconderla “è la maggioranza assoluta e odia il regime”.
Israele dall’inizio della sua operazione contro il programma nucleare iraniano ha ucciso alti ufficiali e scienziati, “molti hanno festeggiato perché queste sono le stesse persone che hanno oppresso il proprio popolo per molto tempo, che si è ribellato tre volte dal 2017, ogni volta in più di 140, 150 città e paesi. E ogni volta è stato brutalmente represso dal regime: questo è l’unico modo in cui è sopravvissuto”. Teheran in questi giorni ha però risposto con uno dei suoi “strumenti di repressione”, cioè togliendo internet agli iraniani, che da giorni non sono in grado di informare e informarsi dall’esterno. Questo è uno dei motivi per cui secondo Ghasseminejad, ancora non si vedono manifestazioni di piazza in Iran: “Scendere in strada è difficile se c’è la guerra, la città è ancora sotto il controllo del regime che decapita chi dissente e sta fingendo che la vita a Teheran sia normale. Non lo è, sono in contatto con persone a Teheran e in tutto il paese: la vita nella capitale è sconvolta”. Ma arriverà un punto in cui la macchina dell’oppressione sarà abbastanza indebolita “da poter spingere la gente a scendere in strada”.
L’analista riconosce come questo sia il momento di maggior debolezza per la Repubblica islamica dell’Iran: “Quando la pressione è alta, è il momento migliore per la ritirata del regime, ma quando la pressione si abbassa, si ricostruisce”, se dovesse cessare il momento di ostilità, allora “ricostruiranno il programma nucleare e i loro missili balistici. Ricominceranno ad armare tutti i gruppi terroristici. Questo non fa altro che rimandare il problema. Ora che sono a loro punto più basso, ciò a cui tutti dovrebbero pensare è come questa opportunità possa essere sfruttata per abbattere il regime”. Se le forze che controllano le strade saranno indebolite, “allora ci sarà un abbattimento reale della macchina, non solo la perdita del comando e del controllo, ma anche l’indebolimento interno. Ci sono ottime possibilità che la gente scenda in strada per porre fine alla situazione”. E sull’attacco israeliano all’Organizzazione della radiotelevisione della Repubblica islamica dell’Iran (Irib), in persiano Seda Sima, Ghasseminejad fa una distinzione tra quattro tipi di target dell’esercito israeliano: “All’inizio, gli obiettivi si sono concentrati molto sul nucleare. Poi l’esercito, i siti missilistici e la difesa aerea. Poi sono arrivate le infrastrutture economiche” e i simboli politici e le istituzioni dell’oppressione interna: “Irib è entrambe le cose”. Per l’analista l’emittente “è una tv della tortura, è uno strumento del terrorismo di stato: è profondamente collegata all’oppressione del regime, non è la Cnn, non è Fox News, ma è come al Manar: uno strumento di terrorismo, e i suoi non sono giornalisti – alcuni lo sono – ma per la maggior parte sono stati scelti appositamente per danneggiare il popolo iraniano e lavorare assieme al regime. La sua regola è l’oppressione e il terrore”. La maggior parte degli iraniani odia Irib. “Non la guardano, non gli piace. Molti iraniani seguono la tv satellitare persiana dall’estero”.
La soluzione per “abbattere il regime”, secondo il dissidente iraniano, è esercitare la massima pressione, il massimo sostegno al popolo iraniano e la massima defezione: “Se il regime in Iran non fosse così odiato, non ci sarebbe stata l’opportunità per l’intelligence israeliana di reclutare così tante persone all’interno del regime e ottenere informazioni preziose”. Lo scenario più probabile per Ghasseminejad è che il regime si indebolisca, rimanga senza programma nucleare, ma ancora in piedi: “Nell’Irgc molti ufficiali sono corrotti. Se la pressione sarà abbastanza forte, diserteranno, e cercheranno di negoziare per mantenere il potere. (...) C’è una piccola percentuale della base del regime che rimarrà un problema, quella ideologica. Ma quando arriveremo al punto in cui il comando e il controllo del regime saranno distrutti, allora quello sarà il momento in cui la leadership politica sarà distrutta”.

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