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Editoriali

Il Sogno georgiano di Beppe Sala

Redazione

Il sindaco di Milano accoglie Kaladze, ex calciatore del Milan e attuale sindaco di Tbilisi. Eppure dovrebbe essere in grado di vedere la differenza tra uno sportivo e il simbolo di un regime

In via Ugo Foscolo, a Milano, da due anni esiste ed è attivo il consolato della Georgia. Ieri però, il sindaco della città, Beppe Sala, ha preso parte alla cerimonia di apertura in presenza della console Natalia Kordzaia e dell’ex calciatore del Milan e soprattutto attuale sindaco di Tbilisi Kakha Kaladze. Non si capisce bene cosa dovesse essere inaugurato, visto che il consolato esisteva già, è sembrata piuttosto l’occasione di far arrivare in Italia e dare un palco e riconoscibilità a un esponente del partito di governo Sogno georgiano che sta promuovendo in Georgia riforme illiberali che gli consentono di rimanere attaccato al potere. Da ottobre dello scorso anno, quando Sogno georgiano è riuscito ad assicurarsi il primo posto alle elezioni in modo tutt’altro che trasparente ha incrementato la repressione contro gli oppositori e contro i manifestanti che vogliono un nuovo voto e protestano in modo determinato e pacifico in viale Rustaveli a Tbilisi, la città del sindaco Kaladze. Kaladze fa parte del sistema di repressione di Sogno georgiano che reprimere, incarcera politici e giornalisti, promuove un clima d’odio contro le minoranze, cancella la libertà di parole copiando e incollando leggi già messe in pratica dal regime russo.

Sogno georgiano promuove un piano di repressione dei diritti umani che sta trasformando il paese in un grande carcere. E’ successo in tanti altri paesi e l’Europa e l’occidente hanno lasciato che accadesse, anche quando erano i cittadini di quei paesi a chiedere aiuto, come sta facendo la popolazione georgiana. A Tbilisi sta accadendo quello che abbiamo visto succedere a Mosca o a Minsk, non rendersene conto e stringere la mano a un esponente della repressione, come ha fatto Sala con Kaladze – che per la città è stato un simbolo, ma il sindaco dovrebbe essere in grado di vedere la differenza tra lo sportivo e il politico – vuole dire intestardirsi nell’incapacità di riconoscere l’errore del passato e non essere pronti a stare dalla parte dei diritti e delle libertà quando sono veramente a rischio.