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editoriali

Il sospetto aiutino cinese a Teheran

Redazione

Con Pechino l’Iran produce missili e ricrea il suo arsenale contro Israele

Il Wall Street Journal ha scritto che i cargo pieni di perclorato di ammonio che servono a Teheran per produrre i missili arrivano dalla Cina. Pechino ha smentito di essere a conoscenza delle transazioni, che vengono effettuate da alcuni mesi e non si sono fermate nel momento in cui l’Iran ha iniziato a negoziare con l’America di Trump un accordo sul progetto nucleare. Che il nuovo materiale per i missili è arrivato lo dimostrano due cose: il cargo esploso il 26 aprile scorso nel porto di Shahid Rajaee, davanti allo stretto di Hormuz, proveniva dalla Cina e conteneva perclorato di ammonio. Inoltre, dopo la telefonata con Xi Jinping, Trump ci ha tenuto a sottolineare di non aver parlato con il leader cinese di Iran, probabilmente il presidente americano era al corrente del nuovo aiuto fornito da Pechino. La Repubblica islamica è in allerta perché teme un nuovo attacco da parte di Israele, che non crede nei negoziati con gli Stati Uniti e rimane convinto che ci sia soltanto un modo per mettere fine al progetto nucleare di Teheran: distruggere i siti in cui si lavora per la produzione delle bombe atomiche.

 

Nell’ottobre scorso, con un attacco molto preciso, Israele è riuscito a distruggere non soltanto i missili e i lanciamissili della Repubblica islamica, ma anche i siti di produzione, mettendo Teheran nella condizione di essere meno armata e anche indifesa:  Israele ha distrutto i sistemi antimissile e la Russia, che li riforniva, non è per ora disposta a mandarne altri. I missili che l’Iran vuole produrre con il perclorato di ammonio cinese non servono soltanto per l’uso interno, ma anche per armare  le milizie filoiraniane rimaste in Iraq e seppure sparute anche in Siria, per gli houthi in Yemen e soprattutto per Hezbollah in Libano. La Cina sta contribuendo attivamente ai piani iraniani di circondare e attaccare Israele e di rendere il Mar Rosso un passaggio insicuro per il commercio internazionale attaccato dagli houthi. Se Mosca si ritira, c’è sempre la Cina che interviene ad aiutare nei piani contro l’occidente. 

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