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L'editoriale dell'elefantino
La decadenza americana sta tutta nella vuota telefonata di Trump a Putin
Il presidente americano è ancora convinto che certe cose, cioè una escalation in risposta della Russia, del paese invasore e nemico della pace in Europa, possano essere discusse al telefono e sui social. Ora la sola deterrenza europea potrebbe non bastare
Finché le cose erano chiare, con Biden e con il rilancio dell’atlantismo, finché Putin era l’aggressore da respingere e costringere alla pace (e le due cose coincidono, come si è visto), le ombre sull’Europa e sul mondo erano lunghe e minacciose, ma all’interno di un equilibrio dell’orrore che era pur sempre un equilibrio. Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, in poco più di cento giorni, la situazione si è strutturalmente incanaglita. Per l’oriente e la Cina vale l’allarme del Pentagono su Taiwan, difficile da sottovalutare visto il precedente avviso alla vigilia dell’invasione russa, quando le anime belle esibivano la loro certezza dell’impossibilità dell’evento bellico. Per l’Europa occidentale due fenomeni giganteschi di riarmo, quello inglese e quello tedesco, accompagnati dalla ridislocazione politica e militare in corso dell’ombrello nucleare anglo-francese, segnano il quadrante dell’orologio strategico con un ticchettio auspicabile ma a suo modo sinistro di rincorsa alla deterrenza. L’elemento regionale e nazionale della guerra di difesa dell’eroica Ucraina sfuma in un quadro fosco di conflitto che va molto al di là della contesa blindata e mortifera imposta da Putin al Donbas e a Kyiv. L’Europa orientale, dai baltici alla Finlandia alla Moldova, esibisce ormai paure che riguardano lo stesso perimetro della Nato, vista la resistenza della Russia, per ora spalleggiata dalla Cina, all’avvio di un negoziato serio, e visto anche il rilancio dell’economia di guerra che ha sfidato con relativo successo le sanzioni a Mosca, altro pilastro dell’equilibrio precedente alla presidenza Trump. Il riavvicinamento diplomatico tra Italia e Francia ha senso in questo contesto, in vista del vertice atlantico dell’Aia di fine giugno e dell’iniziativa dei “volenterosi”, la coalizione dei willing.
Si va molto al di là del favore di una pace rapida e risolutiva richiesto dall’erratico e volatile narcisismo di Trump al riottoso e coriaceo amico Putin, e da questi negato in forma anche derisoria delle velleità del tycoon, così inferiore nel decisionismo solido al carattere di un vero tiranno di un universo totalitario. Ora la nuova fase del contrattacco ucraino, con la distruzione delle basi aeree in territorio russo e l’operazione al ponte di Crimea, perfettamente legittime da ogni punto di vista, etico politico militare, costituisce la premessa di un nuovo salto di qualità nel conflitto. E Trump pare ancora convinto che certe cose, cioè una escalation in risposta della Russia, del paese invasore e nemico della pace in Europa, possano essere discusse al telefono con Putin e sui social, in una pericolosa rincorsa improvvisata e dilettantesca alle curvature di quell’amicizia speciale o collusione che ha indebolito l’equilibrio del tempo di Biden, cercando vanamente di mettere in ginocchio l’Europa dell’Unione e delle nazioni (Inghilterra, Francia, Germania e Italia unite al fronte Nato a est). Tra caos economico e fallimento dell’art of the deal su tutti i fronti, il mondo ha ottenuto un sinistro imbarbarimento della prospettiva politica, e l’idea che il pragmatismo di Trump alla fine ci avrebbe risparmiato rischi fatali rimescolando le carte irrigidite dell’epoca euro-atlantica si è dissolta nel grottesco. L’assenza di una solidità di cultura, di linguaggio e di azione in politica estera, a partire dal vuoto scavato dalla presidenza Trump agli esordi, pessimi esordi, si ripercuote su tutti noi in modo inaudito, offrendo a Putin e ai suoi alleati cinesi il dono di un asse occidentale scombussolato dalla fine del primato e della guida americana, mentre per quanto sempre più determinata e volitiva e seria, la sola deterrenza degli stati nazionali europei e dell’Unione potrebbe non bastare a evitare nuove sciagure.