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Da Bruxelles
L'Italia supera positivamente il primo esame sui conti pubblici della Commissione europea
Bruxelles ha promosso Meloni e Giorgetti per aver rispettato gli obiettivi di bilancio 2024-25. Ma non mancano le raccomandazioni per avviare riforme strutturali, tra cui fisco, lavoro e Pnrr
Bruxelles. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sono riusciti a superare positivamente il primo esame sui conti pubblici dell’Italia con le nuove regole del Patto di stabilità e crescita dell’Unione europea. Anche se sotto procedura per deficit eccessivo, la Commissione oggi ha certificato che nel biennio 2024-25 l’Italia è rimasta in linea con la traiettoria di bilancio concordata per i prossimi anni e lo sforzo annuale richiesto ai paesi che superano il 3 per cento di disavanzo. “Non sono necessari ulteriori passi”, ha detto la Commissione. Ancora meglio. Il governo è riuscito a tenere l’aumento della spesa netta – il nuovo parametro per valutare il rispetto delle regole nel nuovo Patto di stabilità – ben al di sotto di quanto concordato con Bruxelles. Il margine non è enorme, il calcolo è fondato sulle stime ancora incerte del 2025 e la parola “tesoretto” è bandita a Bruxelles. Ma per il governo vale comunque tra lo 0,15 e lo 0,2 per cento del pil. “Con la crescita che sta rallentando, sarebbe importante tenere questo margine per il futuro ed evitare di spenderlo”, spiega una fonte della Commissione. La raccomandazione fiscale al governo è di continuare su questa strada.
In passato, quando il vecchio Patto di stabilità era ancora in vigore prima della pandemia e della guerra, il pacchetto economico di primavera del semestre europeo era uno dei due momenti di alta tensione politica tra Bruxelles e Roma (l’altro era a novembre, con il pacchetto di autunno). Questo è il passaggio con cui la Commissione non solo esprime giudizi sui conti pubblici, ma apre procedure per deficit eccessivo e chiede manovre correttive per i paesi che sgarrano. Spesso l’Italia si è trovata sull’orlo del baratro, salvata da concessioni politiche o flessibilità. Questa volta è tra i virtuosi. Per Portogallo e Spagna è stata individuata una deviazione limitata rispetto agli obiettivi fiscali. Per Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi la Commissione vede un “rischio di deviazione”. L’Austria, storicamente uno dei falchi della politica fiscale, sarà posta sotto procedura per deficit eccessivo per aver superato il 3 per cento. La Germania non è stata giudicata, perché il governo di Friedrich Merz ha presentato i suoi piani fiscali pluriennali più tardi degli altri. Sedici stati membri hanno chiesto di beneficiare della clausola di salvaguardia nazionale che permette di ottenere più flessibilità nell’ambito del piano di riarmo. Quindici hanno ottenuto il via libera per spendere fino all’1,5 per cento in più nella difesa. L’Italia, come la Francia, non è tra questi perché ha preferito non sollevare dubbi sulla sostenibilità del suo debito elevatissimo.
Il governo Meloni è rimasto virtuoso in questi due anni, ma non per questo tutto va bene. Sintomo di un processo di riforma in stallo, le raccomandazioni specifiche per l’Italia adottate dalla Commissione ricalcano in gran parte quelle del passato, anche se sono state allineate alle nuove priorità, come la richiesta di aumentare la spesa per la difesa. Solo il settore bancario è uscito dalla lista delle prescrizioni di Bruxelles (i crediti deteriorati non sono più un problema). Tra le raccomandazioni tradizionali ci sono la riforma del sistema della tassazione per renderlo più favorevole alla crescita, la lotta all’evasione, la riduzione del cuneo fiscale, la revisione del sistema delle esenzioni e detrazioni (inclusi i sussidi dannosi per l’ambiente) e l’aggiornamento dei valori catastali. Tra le novità c’è una raccomandazione legata alla demografia: il governo è chiamato a mitigare gli effetti dell’invecchiamento sulla crescita potenziale e la sostenibilità del debito, limitando il ricorso ai pensionamenti anticipati e attraendo forza lavoro (anche la parola “immigrati” è bandita a Bruxelles). La Commissione raccomanda anche di sostenere salari adeguati e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro. C’è un invito a mitigare i rischi del cambiamento climatico. Un’altra novità è la raccomandazione di una nuova strategia industriale basata sull’innovazione e la crescita delle micro e piccole imprese. La Commissione ha infine insistito sulla necessità di accelerare l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Manca poco più di un anno alla scadenza del 21 agosto 2026 e l’Italia deve ancora realizzare più del 50 per cento degli obiettivi e traguardi. La Commissione oggi ha allargato le maglie per modificare i Pnrr di tutti i paesi al fine di non perdere risorse. Il vicepresidente Raffaele Fitto ha indicato che l’Italia dovrà “mettere a punto alcuni passaggi”.