Foto Ap, via LaPresse

Il manuale del trumpismo in Polonia

Micol Flammini

Nawrocki regala a Trump la sua prima vittoria in Europa. Quello che non è riuscito in Romania, riesce a Varsavia

Varsavia, dalla nostra inviata. Karol Nawrocki è stato eletto presidente della Polonia con un risultato che conferma ciò che la storia elettorale polacca ha sempre raccontato: la nazione è divisa in due. Il candidato del PiS ha superato il suo rivale, il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, di circa un punto, quanto basta per insediarsi al palazzo del presidente su Krakowskie Przedmiescie e avere l’ultima parola su ogni azione del governo guidato da Donald Tusk, che ieri ha annunciato un voto di fiducia in Parlamento per legittimare l’esecutivo nonostante la sconfitta del suo candidato. Se Tusk otterrà la fiducia, la missione di Nawrocki sarà quella di spaccare la maggioranza e andare a elezioni anticipate. Il presidente eletto è arrivato dal nulla, nessuno conosceva il suo nome quando era direttore dell’Istituto della memoria nazionale e su questo anonimato ha costruito il mito, reinterpretando à la polacca il trumpismo. Ha dosato con parsimonia gli slogan di Donald Trump, non ha indossato cappellini con la scritta “Poland first”, ha preso il messaggio e lo ha riscritto in modo che funzionasse anche per gli elettori di un paese in cui la maggior parte dei cittadini è convinta di dover fronteggiare le sfide militari che vengono dalla Russia e che quindi dell’America pronta a giustificare Vladimir Putin a ogni bombardamento dovrebbe diffidare. Nawrocki ha usato ogni scandalo scoperto  sul suo passato, dalle prostitute fornite ai clienti del Gran Hotel di Sopot quando lavorava come portiere, alle risse fra tifosi, fino alle sniffate di tabacco in diretta televisiva, per denunciare una caccia alle streghe contro di lui e per dire che i suoi oppositori si stavano comportando come i democratici  con Donald Trump e assicurando che, proprio come Trump, le accuse non lo avrebbero indebolito. I suoi rivali, anziché accogliere il consiglio, hanno cavalcato gli scandali senza rendersi conto che Nawrocki stava costruendo l’immagine dell’uomo comune in quanto pieno di ombre e vizi. Come Trump con il Partito repubblicano, il presidente eletto della Polonia ha giocato con l’ambiguità, dicendosi indipendente anche se candidato dal PiS.

  
Sulla sua mancanza di esperienza politica, sul ruolo di candidato inatteso ha costruito la versione polacca del manuale trumpiano. Ha insistito sull’immigrazione in un paese in cui il governo di Tusk ha mantenuto il pugno di ferro contro i migranti, opponendosi anche alle politiche di Bruxelles. Ha parlato di problemi economici in un paese che continua a crescere e arricchirsi grazie anche a una gestione ottima dei fondi europei. Ha demonizzato le politiche ecologiche, ha denunciato le ingerenze di Bruxelles e la mancanza di libertà di parola in un paese in cui il wokismo non è mai arrivato e ha esaltato il ritorno ai valori tradizionali in una popolazione che non li ha mai abbandonati. La campagna è stata presentata come una lotta tra nazionalisti, fieri polacchi, contro globalisti spolonizzati rappresentati da un sindaco poliglotta. Ha reinterpretato l’isolazionismo del presidente americano, dicendo che era il momento che la Polonia pensasse alla Polonia, facendo un passo indietro rispetto alle ambizioni di potenza dell’area coltivate da Tusk ma anche dai precedenti esponenti del PiS.
Karol Nawrocki è la prima vittoria trumpiana in Europa. Dopo che le imitazioni farlocche del capo della Casa Bianca avevano perso in Romania e i candidati sostenuti dall’Amministrazione americana sono stati sconfitti in Germania, la Polonia è il primo paese in cui il modello del presidente americano ha funzionato. Gli Stati Uniti hanno prestato un’attenzione particolare alle elezioni di Varsavia, non hanno fatto grandi proclami, sono entrati nella campagna elettorale con calma ma in modo deciso, segno di un grande interesse: prima Donald Trump ha incontrato il candidato del PiS poi la scorsa settimana, nei giorni del Cpac, la conferenza dei conservatori in Europa per la prima volta divisa in due edizioni, una in Ungheria e l’altra in Polonia, ha mandato  rappresentanti  di maggior peso all’appuntamento polacco per dare il sostegno a Nawrocki e coltivare il parallelismo con il presidente americano. Dopo che Trump è arrivato alla Casa Bianca i candidati che ne imitavano l’agenda hanno perso anche in Canada e in Australia. La Polonia è la prima a entrare nella galassia trumpiana e a seconda della strada che sceglierà Nawrocki può essere un terremoto. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)