Xi Jinping (foto Getty)

Editoriali

Colpo mortale al diritto internazionale

Redazione

Con l'Organizzazione internazionale per la Mediazione, la Cina si crea la sua corte per le controversie con gli altri paesi. I rischi

Il 30 maggio scorso si è svolta a Hong Kong una cerimonia, in presenza del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, per dare vita a un nuovo organo sovranazionale guidato dalla Cina chiamato Organizzazione internazionale per la Mediazione (IOMed). All’evento hanno partecipato rappresentanti di 85 paesi e di circa venti organizzazioni internazionali. Secondo i media cinesi, trentatré paesi hanno già firmato la convenzione diventando membri fondatori, tra cui Pakistan, Serbia, Venezuela. “La nascita dell’IOMed contribuirà a superare la mentalità del gioco a somma zero del ‘vincere o perdere’, promuoverà la risoluzione amichevole delle controversie internazionali e costruirà relazioni internazionali più armoniose”, ha detto Wang Yi. Nella logica della leadership di Pechino la nuova IOMed “è alla pari” con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite e alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia, e questo è un punto fondamentale da capire: Pechino vuole riscrivere le regole della convivenza fra paesi, e lo fa creandosi le sue istituzioni.

Se un organismo preesistente dovesse per esempio condannare la Cina, a Pechino basterà dire di non riconoscerlo, e di riconoscere esclusivamente la propria corte. È già successo: nel 2016 la Corte permanente di arbitrato (la Cpa, che non fa parte del sistema Onu) decise che le rivendicazioni di Pechino nel Mar cinese meridionale non erano legittime. Pechino ignorò la sentenza, ma non aveva nessun istituto per rovesciarla: ora sì. Il sogno di Xi Jinping di creare un’architettura parallela al sistema multilaterale tradizionale e legittimare il proprio ordine internazionale sta prendendo forma. L’IOMed è un colpo potenzialmente letale al principio della neutralità degli organi giuridici internazionali, e appare sorprendente che alla cerimonia a Hong Kong, l’altro giorno, oltre ai capi di stato ed ex di paesi molto vicini a Pechino ci fosse anche Anna Joubin-Bret, commissaria Onu per il diritto commerciale internazionale.

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