
Una bandiera israeliana in un'aiuola a Boulder, Colorado (foto ANSA)
antisemitismo
Molotov contro sopravvissuti alla Shoah in Colorado. Le menzogne dei media sono diventate letali
Dopo l'attacco di Washington al grido di “Palestina libera”, tra Francia e Inghilterra si deturpano le attività commerciali ebraiche e si vandalizzano le sinagoghe. Occhi puntati sull’adunata per Gaza di sabato 7 giugno
Come il terrorista che ha ucciso la coppia di giovani funzionari israeliani davanti al Museo ebraico di Washington, anche Mohamed Sabry Soliman gridava “Palestina libera”, mentre domenica era impegnato a tirare le molotov contro la marcia a Boulder, in Colorado, a favore degli ostaggi israeliani a Gaza. Era armato di un “lanciafiamme artigianale e un dispositivo incendiario”, ha detto l’Fbi. Nell’attentato ci sono sei feriti, uno in gravi condizioni. “Quanti bambini avete ucciso?”, ha urlato Soliman mentre dava fuoco a un sopravvissuto alla Shoah.
La sera prima, vandali hanno attaccato e deturpato cinque siti ebraici a Parigi, tra cui il Memoriale dell’Olocausto (già imbrattato di mani rosse, il simbolo della seconda Intifada) nel quartiere del Marais, la sinagoga di Belleville, la sinagoga di Tournelles, il ristorante israeliano “Chez Marianne” e la sinagoga di Agoudas Hakehilos. Due giorni prima, un’attività commerciale ebraica a Stamford Hill, a Londra, è stata vandalizzata con la rottura delle vetrine, la distruzione di computer e mobili e la vernice rossa sulla facciata. Il marciapiede è stato contrassegnato con lo slogan “Drop Elbit” (abbandona Elbit), riferimento all’azienda di difesa israeliana Elbit. Il gruppo di attivisti anti-israeliani Palestine Action ha rivendicato l’attacco. A Prestwich, nella zona nord di Manchester, un’altra attività commerciale di proprietà ebraica è stata vandalizzata con la scritta “Happy Nakba Day”.
Un uomo è stato ripreso la sera prima mentre strappa le mezuzah (l’astuccio che contiene una pergamena con i primi due brani dello Shemà, la preghiera ebraica) dagli stipiti delle porte delle case ebraiche a Golders Green, il quartiere ebraico nella zona nord di Londra. L’uomo si avvicina alla porta d’ingresso di un’abitazione privata, estrae un coltello da sotto i vestiti e taglia la mezuzah. Intanto la città di Barcellona era impegnata a tagliare ogni legame con lo stato ebraico (Hamas ha “ringraziato”).
Amichai Chikli, ministro israeliano della Diaspora, ha detto: “Non sono sicuro del futuro dell’Inghilterra o del Belgio, non sono sicuro che possano riprendersi: il mio consiglio agli ebrei è di lasciare l’Inghilterra e il Belgio”. La settimana prima, ad Anversa, un bambino con la kippah era stato aggredito per strada e del vino è stato lanciato in faccia a una bambina al grido di, manco a dirlo, “Free Palestine”. Ralph Pais, fondatore del Centro di informazione ebraica in Belgio, ha detto: “Gli ebrei non sono più al sicuro e, se osserviamo la demografia del paese, capiamo che la situazione non potrà che peggiorare. Se non ci facciamo valere, nessuno ci difenderà; siamo soli”.
A forza di ripetere che “Israele uccide i bambini” e “Israele spara sui palestinesi al centro di distribuzione degli aiuti” (quando è stata Hamas) si finisce così, con le molotov sulla carne dei sopravvissuti all’Olocausto, le sinagoghe deturpate, i negozi e le case ebraiche assalite, i bambini ebrei aggrediti. Fa bene qualcuno a sinistra a preoccuparsi che l’adunata per Gaza di sabato possa trasformarsi in un carnevale antisemita.