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Vertice rischioso
I volenterosi a Istanbul vogliono convincere Trump che Putin è il suo avversario
Zelensky intanto ha sfidato nuovamente il leader russo: “Se non arriva e si mette a fare giochetti, è la dimostrazione finale che la Russia non vuole mettere fine alla guerra”. La scommessa ad alto rischio dei leader europei
E’ una scommessa ad alto rischio quella in cui si sono lanciati Volodymyr Zelensky e i leader della coalizione dei volenterosi per dimostrare a Donald Trump che Vladimir Putin è il vero ostacolo alla pace che il presidente americano vuole a qualsiasi a costo. Alla vigilia dell’incontro di Istanbul non è ancora chiaro chi incontrerà chi domani per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia. Zelensky ha sfidato nuovamente il leader russo. “Se Putin non arriva e si mette a fare giochetti, è la dimostrazione finale che non vuole mettere fine alla guerra”, ha detto il presidente ucraino, assicurando che “farà di tutto affinché questo incontro abbia luogo”.
Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, uno dei quattro leader della coalizione dei volenterosi, ha rinnovato il suo ultimatum a Putin annunciando dure sanzioni contro i settori energetico e finanziario russi, se non accetterà il cessate il fuoco (ma la scadenza è stata postata alla fine della settimana). Trump lunedì aveva lasciato intendere che avrebbe potuto fare il viaggio a Istanbul. Ieri la Casa Bianca ha confermato la presenza solo dei suoi due inviati Steve Witkoff e Keith Kellogg. Il Cremlino si è rifiutato di commentare la proposta di Zelensky di incontrare Putin. I leader della coalizione dei volenterosi (Emmanuel Macron, Keir Starmer e Donald Tusk, oltre a Merz) si mostrano fiduciosi. Merz ha avvertito la Russia di “non sottovalutare” la loro determinazione. Ma alcuni paesi europei sono sempre più preoccupati che questo gioco al rialzo diplomatico si trasformi in una debacle. Lo scenario più temuto è un incontro a tre a Istanbul nel quale Trump potrebbe allinearsi a Putin, mettere in un angolo Zelensky, accusarlo di non volere la pace e staccare definitivamente la spina del sostegno americano.
Questo senario è l’opposto di quello sperato da Zelensky e dai leader della coalizione dei volenterosi con l’incontro di sabato a Kyiv. L’ultimatum sul cessate il fuoco senza condizioni per trenta giorni era considerato da Macron, Starmer, Merz e Tusk il modo più efficace per convincere Trump che Putin vuole continuare la guerra e spingerlo a imporre sanzioni massicce. E’ “un tentativo disperato degli europei di tenere gli Stati Uniti nel campo dell’Ucraina”, dice una fonte. “Continuiamo a cadere nella definizione di Einstein di follia”, spiega al Foglio un diplomatico: “Fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti”. Zelensky e i leader volenterosi corteggiano o adulano Trump, ma le loro aspettative vengono regolarmente smentite. L’analisi di alcune capitali europee è che Trump non sia cambiato rispetto al suo primo mandato. L’ultima persona che parla con il presidente americano determina la sua posizione del momento. Lo si è visto negli ultimi giorni. Sabato Macron ha convinto Trump a sostenere l’ultimatum sul cessate il fuoco. Domenica Witkoff ha convinto Trump a intimare a Zelensky di accettare la proposta russa di negoziati diretti a Istanbul. Il presidente ucraino ha rilanciato per vedere il bluff di Putin. Ma potrebbe scoprire che il bluff è di Trump, perché non è ancora pronto a imporre sanzioni devastanti alla Russia. Al contrario, potrebbe avere un interesse interno ad abbandonare l’Ucraina e gli europei.
Secondo il campo dei pessimisti in Europa, le probabilità di una pace giusta e durevole sono zero. Putin non ha cambiato i suoi obiettivi di guerra. La formula “pace in cambio di territorio” non funzionerà. Per ragioni tattiche Putin potrebbe accettare una tregua, ma solo se gli permetterà di fare passi avanti nei suoi obiettivi di lungo periodo. Un cessate il fuoco umiliante, per esempio, farebbe collassare l’unità politica a Kyiv attorno a Zelensky, portando alla destabilizzazione dell’Ucraina. Putin è convinto che il tempo sia dalla sua parte e che gli europei non rimarranno al fianco dell’Ucraina senza gli Stati Uniti. Il leader russo spera in Trump per un accordo che dia alla Russia il controllo de facto di quel che resta dell’Ucraina e rimetta in discussione l’architettura di sicurezza europea. Più che giocare la partita a poker ad alto rischio con Trump e Putin, alcune capitali europee ritengono che l’Europa dovrebbe concentrarsi su ciò che può controllare e decidere da sola. La priorità dovrebbe essere convincere Putin che il tempo non è dalla sua parte, aumentando la pressione con le sanzioni, gli aiuti militari e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Ma, che sia per i veti di Viktor Orbán o per mancanza di volontà politica, l’Ue e i suoi paesi, compresi quelli volenterosi, sono praticamente paralizzati su sanzioni, aiuti militari e garanzie di Trump. Restano nelle mani del volubile Trump.