Perché i nordcoreani non sfilano sulla Piazza rossa con Putin?

L'amico assente. Ipotesi e speculazioni

Giulia Pompili

Assente alla parata del 9 maggio, il leader nordcoreano lascia la Piazza Rossa vuota dei suoi soldati: tra pressioni internazionali, paranoia e rivalità sotterranee, le ipotesi dietro il dietrofront

Tra Xi Jinping, Lula e gli altri “fratelli d’armi” della Russia, i grandi assenti alla parata di Vladimir Putin per il Giorno della vittoria sono i nordcoreani: sulla Piazza Rossa non sfila l’armata di Kim Jong Un e non c’è nemmeno il leader supremo, una notizia che nelle scorse ore ha fatto speculare molto gli osservatori. Perché solo una decina di giorni fa era stata ufficializzata per la prima volta – sia dalla Russia sia dalla Corea del nord – la partecipazione delle truppe di Kim nella guerra di Putin contro l’Ucraina, che nei mesi precedenti era stata sempre negata. La presenza dei nordcoreani, secondo gli analisti, è stata determinante per Putin e per la controffensiva nel Kursk. E allora come mai questa assenza?

 


Ieri la Corea del nord ha lanciato diversi tipi di missili balistici a corto raggio dalla sua costa orientale, il primo lancio di questo tipo da almeno due mesi. La scorsa settimana Kim Jong Un aveva effettuato delle ispezioni in diverse fabbriche di armamenti e munizioni, chiedendo di accelerare la produzione di missili e di carri armati d’assalto considerata l’enorme domanda che gli arriva dalla Russia. I test e le ispezioni servono alla propaganda e anche come spot pubblicitario, in una fase di grande avvicinamento fra Mosca e Pyongyang. E del resto a novembre scorso era stato lo stesso ministro della Difesa di Putin, Andrei Belousov, a invitare ufficialmente i nordcoreani a marciare sulla Piazza Rossa con gli altri invitati. Poi, qualche mese dopo, il Cremlino aveva fatto sapere di aspettarsi una visita di Kim a Mosca entro l’anno, e tutti avevano pensato che il giorno della visita  sarebbe stato questo: il 9 di maggio. Già l’altro ieri, però, nella lista ufficiale degli ospiti diffusa dalle autorità russe, i nordcoreani non comparivano. 

 


Secondo Chris Monday, esperto di Russia alla Dongseo University, la decisione di non dare spazio alla propaganda nordcoreana sarebbe stata del Cremlino – su pressione di Washington: Kim a Mosca “sarebbe stato per tutti un simbolo del fatto che il vecchio ordine mondiale è finito”, ha detto Monday a NkNews. Secondo altri analisti, la decisione di non inviare una rappresentanza militare e nemmeno il leader sugli spalti sarebbe arrivata invece da Pyongyang: nella logica della sicurezza paranoica del leader  nordcoreano, l’esposizione a un pubblico così ampio sarebbe stata troppo rischiosa, con la continua minaccia dei  droni sui cieli russi. Ma c’è anche una terza ipotesi avanzata nelle scorse ore: il leader cinese Xi Jinping tollera a malapena le intemperanze di Kim e soprattutto la nuova alleanza di difesa creata con Putin. La presenza delle truppe nordcoreane avrebbe potuto mettere in ombra il messaggio propagandistico di potenza di Xi. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.