
1945-2025
La differenza tra celebrare la vittoria e ricordare la guerra. Kyiv 80 anni dopo
L'Ucraina commemora la fine della Seconda guerra mondiale. Se Putin dice "possiamo farlo di nuovo", per gli ucraini è ancora importante dire "mai più"
Nell’Ucraina stravolta da tre anni di guerra, anche il ricordo ha un’altra dimensione e gli ottant’anni trascorsi dalla fine della Seconda guerra mondiale oggi hanno un altro senso. L’8 maggio l’Ucraina celebra il Giorno del Ricordo e della Vittoria, tutto è messo insieme: “Non possiamo ricordare solo la vittoria contro il nazismo. Per noi è anche un giorno di ricordo delle perdite che abbiamo subìto. Perdite che sono scritte in ogni famiglia”, dice al Foglio lo storico Yaroslav Hrytsak.
“Tutti i giorni alle nove commemoriamo, ci fermiamo e ricordiamo. Un minuto di ricordo. Le persone fermano le macchine, smettono di camminare, smettono di parlare. Tutto si blocca per pensare a chi è al fronte, chi ha dato la vita per la nostra libertà”. I russi celebrano il 9 maggio la vittoria sul nazismo e lo slogan è diventato: “mozhem povtorit’”, possiamo farlo di nuovo. In Ucraina anche la celebrazione ha il suo slogan: “Mai più, lo stesso che accomuna tutta l’Europa. Per i russi la giornata della Vittoria è una minaccia contro l’occidente. Il loro slogan vuol dire che hanno marciato verso l’occidente e possono farlo di nuovo. Il nostro messaggio è che non vogliamo più guerra”, dice lo storico. Putin ha reso il 9 maggio una religione, “per noi ucraini non è così. L’Ucraina è il paese che ha sofferto di più, abbiamo avuto grandi perdite, che non sono mai finite. Quindi da noi il tema del ‘ripetere’ non esiste”. Ma c’è anche la vittoria, non solo il ricordo, perché gli ucraini hanno fatto parte dell’Armata rossa e di quella guerra sono stati partecipi. Invece oggi Mosca celebra la fine di una guerra, come se soltanto i russi ne avessero preso parte. “Putin ha detto che la Russia poteva vincere la guerra senza l’Ucraina. Lo ha detto tempo fa, ancora prima dell’invasione. Secondo le statistiche gli ucraini costituivano circa il trenta per cento di tutta l’Armata. Alla fine della guerra, gli ucraini arrivarono quasi al 60. Alcuni ucraini invece erano con gli alleati. Sono dati che non possono essere ignorati, fanno parte della storia, della nostra storia e della storia dell’Europa. Ma la riscrittura parte da Stalin. Il capo dell’Unione sovietica odiava l’Ucraina, non credeva che gli ucraini fossero affidabili, si sentiva tradito per aver perso l’Ucraina in pochi mesi. Quindi nel 1945, quando si celebrò la vittoria sulla Germania nazista, Stalin al Cremlino chiamò un brindisi e disse: ‘Al popolo russo’. Da quel momento si creò l’idea della vittoria sul nazismo come una questione russa e Putin ha continuato a monopolizzare la storia della Seconda guerra mondiale”.
Dopo la Rivoluzione della Dignità, l’Ucraina ha scelto di cambiare il giorno della vittoria in giorno del ricordo. “Non c’è un prima o un dopo – dice Hrytsak – da tempo in Ucraina non ci sono più veterani e la loro scomparsa ha cambiato il modo in cui ricordiamo questo giorno. Prima c’era una parata, ora c’è il silenzio. Non celebriamo la vittoria, commemoriamo il trauma della guerra, di ieri e di oggi”, conclude lo storico.