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le prospettive
Torna sul tavolo l'ipotesi di una forza militare europea in Ucraina
Nei circoli diplomatici è tornata in auge l’idea di inviare soldati a Kyiv. La coalizione di Macron, Tusk e Starmer e due scenari per incentivare Zelensky a un cessate il fuoco con garanzie di sicurezza
Il presidente francese, Emmanuel Macron, oggi sarà a Varsavia per incontrare il primo ministro polacco, Donald Tusk, e sul tavolo dei due leader potrebbe esserci una forza militare composta da diversi paesi europei che dovrebbe essere dispiegata in Ucraina come garanzia di sicurezza in caso di cessate il fuoco con la Russia. Da settimane, nei circoli diplomatici è tornata in auge l’ipotesi di inviare soldati sul terreno. Macron, che per primo aveva evocato questa possibilità lo scorso febbraio incontrando la forte resistenza della Germania e di altri paesi, ne ha discusso con il premier britannico, Keir Starmer, a Parigi l’11 novembre. Tusk, che dal primo gennaio assumerà la presidenza di turno dell’Ue, sta cercando di organizzare una coalizione di volenterosi per continuare a sostenere l’Ucraina di fronte al disimpegno degli Stati Uniti. L’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump e la sua volontà di porre fine alla guerra hanno cambiato tutti i parametri strategici. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha aperto alla possibilità di un compromesso, accettando di congelare le linee del fronte senza fare concessioni territoriali formali, ma a condizione che l’Ucraina abbia garanzie di sicurezza sufficienti a scoraggiare una nuova aggressione della Russia. Senza gli Stati Uniti e senza la Nato, toccherebbe a una coalizione di paesi europei. Francia, Regno Unito, Polonia, paesi nordici e baltici sono i candidati a formare una forza militare per proteggere il territorio ucraino sotto il controllo di Kyiv, una volta raggiunto un accordo di cessate il fuoco.
Il quotidiano polacco Wydarzenia ieri ha scritto che la forza di paesi europei potrebbe essere composta da 40 mila soldati. Elie Tenenbaum, esperto dell’Istituto francese delle relazioni internazionali, ha indicato che la missione potrebbe richiedere cinque brigate. L’Eliseo non ha confermato. Ma, dopo l’incontro con Macron e Trump a Parigi in occasione dell’inaugurazione di Notre-Dame, lo stesso Zelensky ha parlato della possibilità della presenza di truppe di paesi europei. “Possiamo lavorare sulla proposta di Emmanuel. Ha proposto che le truppe di questo o quel paese possano essere presenti sul territorio ucraino per garantire la sicurezza mentre l’Ucraina non è nella Nato”, ha detto il presidente ucraino in occasione della visita del leader della Cdu tedesca, Friedrich Merz. La Germania è in campagna elettorale. Il suo cancelliere, Olaf Scholz, sta promuovendo la sua immagine di leader prudente sull’Ucraina. “La questione delle truppe sul terreno può essere negoziata solo nel contesto di un cessate il fuoco e di negoziati di pace”, ha detto ieri un portavoce del governo tedesco: “Non ha senso discutere di questo prematuramente”. Tuttavia, dopo il voto del 23 febbraio 2025 in Germania, le cose potrebbero cambiare. Il ministro degli Esteri, la verde Annalena Baerbock, la scorsa settimana non ha escluso una partecipazione alla coalizione.
Tutto ciò che servirà al mantenimento della pace sarà “sostenuto con tutte le nostre forze da parte della Germania”, ha detto Baerbock. A Kyiv Merz ha spiegato di sostenere la creazione di un gruppo di contatto composto da Francia, Regno Unito e Polonia, che agisca indipendentemente dagli Stati Uniti attorno a una strategia comune europea. La Germania rimane un paese chiave per il sostegno all’Ucraina. Tra gli europei è il principale donatore di aiuti finanziari e militari. Contrariamente a Scholz, Merz si è dimostrato più assertivo nei confronti di Vladimir Putin. Negli scorsi mesi ha minacciato di fornire all’Ucraina i missili a lunga gittata Taurus – in grado di distruggere il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia – se Putin non ritirerà le sue truppe. Ma era prima dell’elezione di Trump, che ha modificato tutti gli scenari immaginati per sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario”. Un negoziato diretto tra il presidente americano e quello russo rischierebbe di escludere gli europei dalla trattativa sulla nuova architettura di sicurezza dell’Europa. L’Ucraina ha l’esercito più forte d’Europa e una sconfitta umiliante lo metterebbe contro gli europei. L’Ue ha anche bisogno dell’industria della difesa ucraina, in grado di produrre in modo massiccio e innovativo. Integrare l’Ucraina nella difesa dell’Ue è una priorità per Macron.
Nei circoli diplomatici e militari si discutono due scenari per incentivare Zelensky, anche con un disimpegno americano, ad accettare un cessate il fuoco attraverso garanzie di sicurezza. Il primo è un ingresso nella Nato dell’Ucraina, applicando l’articolo 5 unicamente al territorio controllato da Kyiv, come era accaduto con la Germania divisa tra ovest ed est fino alla riunificazione. Ma è ritenuto irrealistico, da un lato per le posizioni di Trump, dall’altro per il timore di alcuni membri europei della Nato di arrivare a una guerra diretta con la Russia. Il secondo scenario è una presenza di truppe europee che funga da deterrente a ulteriori aggressioni russe sul modello di quanto fanno gli Stati Uniti da oltre 70 anni in Corea del sud per scoraggiare un attacco della Corea del nord. Il Wall Street Journal del 6 novembre ha rivelato che uno dei piani di Trump è di congelare il conflitto lungo l’attuale zona del fronte, con una zona demilitarizzata il cui controllo dovrebbe essere affidato a una coalizione europea. Il 21 novembre il capo di stato maggiore dell’esercito francese, il generale Pierre Schill, ha spiegato che la “questione delle garanzie di sicurezza offerte da una coalizione Nato o da coalizioni ad hoc – e dunque una forma di contributo del nostro paese – è sul tavolo”. Resta da capire se la coalizione di Macron, Tusk e Starmer ha le capacità politiche e materiali per sostenere un contingente di 40 mila soldati in Ucraina.

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