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I socialisti francesi vicini alla rottura sull'alleanza con Mélenchon
Nel partito della rosa emergono tutte le spaccature tenute nascoste per mostrare compattezza durante la campagna elettorale. Intanto Macron tesse con fatica la tela per il nuovo governo cercando di marginalizzare gli estremismi
Parigi. Il libro più chiacchierato della rentrée letteraria francese è il romanzo a chiave di Aurélien Bellanger, “Les derniers jours du Parti socialiste”, che racconta con toni caustici il sabotaggio della sinistra da parte di un manipolo di intellò che non esitano a flirtare con l’estrema destra, gli ultimi giorni del glorioso Partito socialista (Ps) fondato da François Mitterrand. La tempistica è curiosa alla luce dell’attualità politica, con un Partito socialista “sull’orlo della spaccatura”, secondo le parole di Hélène Geoffroy, sindaca di Vaulx-en-Velin ed ex segretaria di stato per le Politiche urbane sotto François Hollande. La fronda, sostenuta anche dall’altra ala minoritaria, quella del sindaco di Rouen Nicolas Mayer-Rossignol, è contro il primo segretario del Ps, Olivier Faure, e la sua strategia dinanzi al presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, e al leader della gauche radicale, Jean-Luc Mélenchon, nel quadro delle consultazioni per la nomina del primo ministro.
Alla vigilia della tradizionale università estiva del Partito socialista che si terrà nel fine settimana a Blois, martedì si è riunito il bureau national, l’organo esecutivo del Ps, e sono emerse le divisioni messe in sordina durante le legislative per dare un’apparenza di coesione al Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre. Secondo i ribelli Geoffroy e Mayer-Rossignol, Faure ormai è succube di Mélenchon. Il primo segretario del Ps sarebbe stato troppo timido nel denunciare l’escalation del leader degli Insoumis, la procedura di destituzione dell’inquilino dell’Eliseo, l’appello a manifestare in massa il prossimo 7 settembre e il rifiuto di partecipare alle consultazioni. “Non possiamo essere gli ausiliari della France insoumise”, ha detto Hélène Geoffroy a Faure durante la riunione, chiedendo che il Ps “riprenda le discussioni con il presidente della Repubblica”. Non se ne parla, ha risposto Faure, perché tornare all’Eliseo significherebbe “fare il gioco di Emmanuel Macron”. Secondo un dirigente socialista che appoggia la linea Faure, “Hélène Geoffroy soffre di un’ossessione patologica per Mélenchon. L’unica che lo tira in ballo nelle nostre discussioni è lei”. E ancora: “Criticare una presunta sottomissione alla France insoumise e poi correre tra le braccia di Macron è assai sconcertante”. Ma la corrente della sindaca di Vaulx-en-Velin non ha intenzione di mollare e avverte che a Blois, davanti ai militanti, ribadirà la necessità di rompere con Mélenchon.
Quest’ultimo, in occasione dell’università estiva della France insoumise svoltasi nello scorso fine settimana, aveva già deplorato che “una parte del movimento socialista sia d’accordo sull’idea di espellere gli Insoumis dall’unione delle sinistre”. Una parte, appunto. Perché il partito della rosa è stato poche altre volte così vicino alla rupture. Che, secondo molti osservatori, è proprio quello che cerca Macron, la cui idea è costruire un grande coalizione delle sinistre e delle destre moderate, che tenga fuori gli estremisti. Ieri, in un’intervista al Point, l’ex presidente della Repubblica, François Hollande, ha definito il rifiuto di Macron di nominare la candidata di Nfp Lucie Castets a Matignon un “errore istituzionale”. Poi però ha aggiunto che il niet a Castets non deve impedire ai socialisti di “sostenere tutto ciò che può far progredire il paese”, perché “la questione non è più solo con chi governare, ma per quale scopo”.
Ieri, per il secondo giro di consultazioni all’Eliseo, Macron ha ricevuto il capogruppo dei gollisti all’Assemblea nazionale, Laurent Wauquiez, che ha definito il colloquio “deludente”. “Abbiamo detto al presidente della Repubblica che deve assumersi le sue responsabilità e nominare un primo ministro per uscire dalla crisi che lui stesso ha provocato con lo scioglimento dell’Assemblea nazionale”, ha dichiarato Wauquiez ai giornalisti. La sensazione è che Macron si prenderà almeno un’altra settimana per scegliere il profilo giusto per Matignon.
L'editoriale dell'elefantino