Il ritratto
Chi è Dick Schoof, il nuovo primo ministro designato dei Paesi Bassi
“Sarò il premier di tutti gli olandesi”, si presenta l’ex capo dell’intelligence e veterano dei ministeri (dagli Interni alla Giustizia). Il futuro governo di destra esulta. E dà scacco matto all’opposizione: Schoof è anche un indipendente di scuola socialdemocratica
L’Olanda scioglie il rebus. Il prossimo primo ministro del paese sarà Dick Schoof, storico capo dell’intelligence di Amsterdam e attualmente segretario generale del ministero della Giustizia. La notizia arriva a due settimane dalla fumata bianca per il nuovo esecutivo di destra: una scelta condivisa dai quattro partiti di maggioranza, con il vincitore delle elezioni Geert Wilders “contento e orgoglioso per questo profilo esperto e super partes”. Schoof, 67 anni, stando agli addetti ai lavori è “un fuoriclasse da legge e ordine” che ben si presta alla stretta su immigrazione e sicurezza sociale rivendicata dal recente patto di governo. Ma allo stesso tempo getta acqua sul fuoco attorno alle derive estremiste temute nei Paesi Bassi: Schoof annovera una comprovata carriera all’interno della pubblica amministrazione e soprattutto, fino al 2021, era membro del PvdA ed è tuttora apprezzato dai socialdemocratici. Oggi si definisce indipendente, assicura di voler diventare “il premier di tutti gli olandesi”. E a chi gli fa notare, durante la conferenza stampa di presentazione, che è Wilders a sentirsi moralmente in carica, lui risponde: “C’è un solo primo ministro. E sarò io”.
Per le forze sovraniste al centro dell’attenzione istituzionale, trovare un candidato esterno all’agone politico era un essenziale prerequisito di credibilità. La prima idea portava a Ronald Plasterk, pure in quota PvdA, che era stato uno degli scout della lunga fase esplorativa. Sul suo nome però è calato il veto di Pieter Omtzigt (Nsc), per attriti personali irrisolti. Da lì in poi tutte le strade, anche fra i conservatori moderati, hanno portato a Schoof. “Un elemento di connessione” secondo il Vvd del premier uscente Mark Rutte, “molto adatto a guidare questo gabinetto extraparlamentare” (Omtzigt). Ora proseguiranno i negoziati sugli altri incarichi ministeriali, metà politici e metà tecnici. Ma il grosso è fatto: il nuovo governo dovrebbe entrare in funzione entro fine giugno.
Piccola panoramica sull’individuo. Schoof proviene dall’Olanda settentrionale e ha esordito nei palazzi del potere già nel 1988, ricoprendo incarichi minori al ministero dell’Istruzione. La svolta però risale a fine anni Novanta: diventa vicesegretario generale alla Giustizia e a stretto giro capo del Servizio di immigrazione e naturalizzazione. Dal 2003 al 2013 lavora al ministero dell’Interno, quindi – altro punto esclamativo secondo i criteri di Wilders – è coordinatore nazionale per l’Antiterrorismo e la sicurezza per poi assumere l’incarico di direttore generale dell’Aivd (i servizi segreti olandesi). Un curriculum pluridecennale, focalizzato sulla lotta alla radicalizzazione, sulla garanzia dello stato di diritto e su una serie di riforme interne per l’efficientamento del corpo di polizia e di alcuni settori della Pa. Schoof viene considerato un gran lavoratore, orgoglioso, taciturno, poco influenzabile. E il numero uno nella gestione delle crisi: sua era anche la guida delle operazioni relative alla tragedia del volo Malaysia Airlines 17, decollato da Amsterdam il 17 luglio 2014 e abbattuto poche ore dopo nello spazio aereo ucraino per mano filorussa.
Con Wilders, dice oggi, “ci conosciamo da un pezzo”, quando ai tempi dell’antiterrorismo era incaricato della sua sicurezza personale. Ma non è questo il punto: Schoof ha palesato i primi segnali di apertura verso un governo a trazione Pvv soltanto pochi mesi fa. “Dai funzionari pubblici agli elettori, gli olandesi sono molto delusi”, dichiarava il futuro premier in un’intervista a “De Groene Amsterdammer”. “Fatico ad accettare la narrativa dominante, secondo cui la democrazia starebbe morendo in base ai risultati delle urne: chi sono io per giudicare? Sarebbe auspicabile un po’ più di riflessione. Lo stato di diritto è da sempre soggetto ai cambiamenti, a partire dalla legislazione sul terrorismo. Non è vero che se un quarto dei cittadini vota Pvv, un quarto dei cittadini si sbaglia”. Parlava a un settimanale, ma in realtà a un partito. A un paese.
Isteria migratoria