Editoriali
Israele non vuole occupare la Striscia
Yoav Gallant e Benjamin Netanyahu litigano, ma il piano è uno e va realizzato con gli alleati
La poca simpatia tra il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il primo ministro Benjamin Netanyahu non è iniziata con la guerra. Risale ai tempi in cui gli israeliani manifestavano contro la riforma costituzionale e Gallant, esponente del Likud, si dimise. Netanyahu poi lo reintegrò nel governo. Gli screzi sono andati avanti e con la guerra il ruolo di Gallant è sempre più vistoso: se il ministro parla, è importante. Ha detto che Israele per il dopoguerra a Gaza sa già cosa non vuole: non vuole il ritorno di Hamas e non vuole neppure che sia Tsahal a gestire il territorio, non ci sarà un’occupazione della Striscia. I primi a insorgere sono stati i politici di estrema destra che fanno parte della coalizione di governo, che sulla carta sono anche alleati di Gallant, ma diversamente da Gallant non prendono decisioni sulla guerra. Poi Netanyahu ha detto che non ha intenzione di trasformare Gaza da Hamastan a Fatahstan, quindi una volta liberata la Striscia dai terroristi di Hamas non acconsentirà a metterla nelle mani di Fatah, il partito di Abu Mazen, leader sempre in bilico dell’Autorità nazionale palestinese (Anp).
Ci sono ottime ragioni per pensare che non sia l’Anp la soluzione giusta nella Striscia, la sua debolezza è il terreno fertile per la rinascita di Hamas. La discussione sul “giorno dopo a Gaza” è presente dall’inizio della guerra e non soltanto Israele ma anche i suoi alleati fanno fatica a prospettare una soluzione. Dopo il botta e risposta tra Netanyahu e Gallant l’attenzione è andata sulla crisi interna a Israele, sui dissidi politici. Ma al di là degli estremisti che ricattano politicamente Netanyahu, chi davvero ha il polso della situazione nella Striscia parla con gli Stati Uniti, prende le decisioni sul campo di battaglia, non ha nessuna intenzione di occupare la Striscia. Il messaggio è chiaro – lo stato ebraico non vuole rimanere a Gaza – mancano i tempi e anche la strategia chiara per ottenere gli obiettivi di guerra.
Isteria migratoria