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Intervista

Le paure e le aspettative della comunità ebraica di Malmö, che si prepara all'Eurovision

Daniel Mosseri

La polizia è pronta, c’è il brutto precedente della partita Svezia-Israele, anche se le narrazioni sull'antisemitismo della città svedese vengono male raccontate o semplificate. Colloquio con Fredirk Sieradzki, portavoce della comunità ebraica

Berlino. Le celebrazioni sono dietro l‘angolo. Non quelle imminenti dello Eurovision Song Contest al via martedì 7 maggio, ma quelle per ricordare, nel 2025, il 250esimo anniversario dell’insediamento di una comunità ebraica in Svezia. Ne parliamo con Fredirk Sieradzki, portavoce degli ebrei della meridionale Malmö, porto “dirimpettaio” della danese Copenaghen alla quale è collegato dallo spettacolare ponte di Öresund. E’  stato proprio l’Eurovision e le polemiche partite mesi fa sulla canzone israeliana in concorso a riaccendere l’attenzione dei media sulla terza città svedese e sulla sua piccola ma vivace comunità ebraica.

Il portavoce non dispone di numeri precisi perché non tutti si iscrivono alle comunità, “ma direi sui 15mila in tutto il paese e circa 1.800 persone fra Malmö e dintorni”. Un’immigrazione relativamente recente se si considera che, per esempio, in Italia la sinagoga di Ostia risale al I secolo d.C.

“I primi ebrei di Malmö sono giunti soprattutto dalla Germania”, riprende Sieradzki. “Ma una parte importante è arrivata in Svezia dopo il 1881, scappando dai pogrom scatenati nell’impero russo”.  Se alla fine del XIX secolo gli ebrei arrivavano principalmente dall’Ucraina, dopo la Seconda guerra mondiale la fuga dall’antisemitismo aveva origini appena più a occidente: la Polonia comunista. “Oggi la maggior parte delle persone che si identificano come ebree discendono da chi è arrivato negli anni Trenta, da chi è sopravvissuto ai campi di sterminio e di chi, appunto, è scappato nel Dopoguerra, come la mia famiglia”, continua Sieradzki. Un’osservazione che non è puramente storica: la maggior parte degli ebrei in Svezia sono cittadini del regno scandinavo da due, massimo tre generazioni.


In questi giorni i giornali israeliani abbondando di notizie sull’antisionismo dilagante nella città che ospita l’Eurovision e su come Israele venga ampiamente indicato come paese aggressore e genocida. Giovedì il ministero degli Esteri di Gerusalemme ha persino diramato una nota sui possibili rischi alla sicurezza legati a viaggi in Svezia. Malmö come Ankara o Istanbul? “E’ facile sbarcare con una troupe da Israele, fermarsi due giorni, andare a una manifestazione contro Israele, raccogliere l’opinione di due scalmanati e dire che a Malmö, città dell’Eurovision, prevalgono antisionismo e antisemitismo”, continua il portavoce. Ma è una semplificazione che non regge, spiega ancora Sieradzki, ricordando che il pregiudizio antiebraico in Svezia è cresciuto negli ultimi 20-25 anni con l’aumento dell’immigrazione dai paesi arabi, persone toccate più o meno direttamente dal conflitto israelo-palestinese o più semplicemente in arrivo da nazioni dove l’ostilità antiebraica informa la cultura mainstream.

Se più o meno tutte le città svedesi sono investite dal doppio fenomeno immigrazione-antisemitismo, non tutte hanno reagito allo stesso modo, spiega ancora Sieradzki. “A Malmö abbiamo avuto per anni un sindaco apertamente propalestinese per il quale l’antisemitismo era legato solo alla destra neonazi. E’ stato un periodo segnato da molti incidenti: nel 2009, per esempio, un incontro di Coppa Davis Svezia-Israele fu celebrato a porte chiuse mentre circa 7.000 manifestanti accerchiavano lo stadio per protestare contro gli atleti dello stato ebraico accusato dall’allora sindaco socialdemocratico di “crimini contro l’umanità”. La giornata finì con le estreme neonazi e comuniste unite in protesta contro il nemico sionista, impegnate a prendere a sassate la polizia che condusse 100 arresti. “Fu una giornata terribile in cui si videro anche le bandiere di Hamas sventolare per strada”. Da lì è cominciato un lento deflusso degli ebrei da Malmö. “Da allora la città ha piano piano iniziato a capire dove era il problema”, riprende il portavoce della comunità. “Noi, spiegammo, siamo figli di rifugiati, abbiamo le valigie sempre pronte: ma se ce ne andiamo noi, voi resterete con il problema dell’antisemitismo”.

La reputazione di Malmö su scala globale ne ha risentito “e da quattro anni la città ha messo in piedi una task force contro l’antisemitismo attiva nelle scuole”. Per Sieradzki si tratta di un buon inizio “ma nei fatti qua l’odio antiebraico c’è, e dal 7 ottobre in poi abbiamo avuto la sensazione che le cose stiano peggiorando”. Oggi gli ebrei di Malmö non si sentono molto al sicuro “e se 30 anni fa si insegnava ai bambini ebrei ad essere fieri del proprio ebraismo, oggi si ricorda loro di tenerlo ben nascosto ai compagni di scuole e anche gli insegnanti”. A Malmö, conclude Sieradzki ci sono antisionisti convinti come persone sconvolte per la mattanza del 7 ottobre. E la città si prepara all’allegra festa dell’Eurovision con uno spiegamento di forze eccezionali e  con rinforzi anche dalle vicine Danimarca e Norvegia. Non è la prima volta che la polizia danese aiuta quella svedese: era già successo nel 2009 proprio per la partita di tennis Svezia-Israele giocata a Malmö.

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