confutare gli errori popolari

Delenda Carthago… E noi invece lasciamo prosperare l'Iran

Giuliano Ferrara

Vediamo il dito di Netanyahu e non la luna o mezzaluna abbagliante del nemico in azione. Ventitré secoli dopo Catone bisogna ancora rivincere lo scontro tra l’errore popolare e la sua confutazione strategica

Non ho mai letto la Pseudodoxia epidemica (1646), confutazione degli errori popolari del famoso medico scrittore e filosofo iperumanista, e un po’ barocco, Thomas Browne, calvinista e esoterico autore della famosa Religio medici sontuosamente proposta per noi italiani da Roberto Calasso tanti anni fa. Vabbè, direte alla Masneri, mettiti in regola e non rompere. Però l’idea che le moltitudini, esclusi sempre i presenti, cioè quel che resta degli individui, siano imbragate in una rete di opinioni equivoche, inscalfibili dal contatto con la realtà, è bellissima e attualissima. Un Panebianco in gran forma ha passato sabato scorso in rassegna gli effetti possibili della dittatura del breve termine sulle nostre vite, parlando di Trump che lavora per Putin e asseconda gli umori elettorali pigri dell’opinione americana, e dell’Europa e dell’Italia, che mettono in scaletta televisiva e social l’Apocalisse e la guerra per poi passare con disinvoltura alle beghe sulle cozze pelose e alla saga di Amadeus.

 

E’ così, viviamo un tempo di pandemia delle opinioni scombiccherate, pseudodoxia epidemica, e non ci sono scrittori un po’ maghi, o ce ne sono pochi, capaci di ricordarci il nostro stato effettivo e di richiamarci alle altezze del buonsenso contro il senso comune.

Delenda Carthago, diceva sempre e ossessivamente Marco Porcio Catone, il Censore che nel Secondo secolo prima di Cristo aveva chiara l’idea strategica dell’incompatibilità di Roma con il rivale cartaginese. Ebbe ragione postuma, e su Cartagine città in rovina fu sparso il sale. Noi invece lasciamo che il regime iraniano degli ayatollah prosperi nei traffici commerciali, negli armamenti, nella corsa al nucleare, nella costruzione di un fronte militare del terrore oltre i suoi confini con l’obiettivo di annichilire l’unica democrazia del medio oriente, nella repressione della rivolta femminile e democratica di una società che rigetta la Repubblica islamica, nella tessitura di alleanze sempre più minacciose, e pensiamo di pensare che il solito Israele ha colpito imprudentemente un consolato iraniano, fatto fuori uno stato maggiore terrorista di stato, così attirando su di sé l’incubo di una ritorsione missilistica che può trasformarsi in una guerra generalizzata, vediamo il dito di Netanyahu e non la luna o mezzaluna abbagliante del nemico in azione. Il pacifismo è un’utopia universale, ma non c’entra, noi vogliamo essere lasciati in pace nel nostro particolare, che è una cosa diversa, è un voltare la testa dall’altra parte, una rinuncia alla presa d’atto di ciò che è, una rassegnazione a spese d’altri, gli ebrei di Israele, l’ultima frontiera d’occidente, che si ritorcerà su di noi e sulle nostre difese sempre più fragili.

 

Dov’è il confutatore degli errori popolari di cui c’è bisogno? Chi avrà il coraggio ostinato di affermare che la deterrenza verso l’Iran è fallita, che il movimento di una portaerei americana nell’area e la contraerea israeliana non bastano? Il prezzo del petrolio è ancora una variabile importante dell’ondeggiamento elettorale dell’opinione pubblica, certo, e il confronto militare fa tremare le vene dei polsi, con la Russia e la Cina non tanto sullo sfondo, ormai in primo piano con la guerra parallela in Europa orientale, ma non ci sono alternative: ventitré secoli dopo Catone bisogna ancora rivincere lo scontro tra l’errore popolare e la sua confutazione strategica. Delenda.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.