Il discorso

Le difficoltà dell'economia spostano il voto dei turchi. Erdogan accetta la sconfitta

"La sconfitta sarà un punto di svolta", garantisce il presidente, che promette di mettere mano al risanamento economico. "Per noi è un risultato storico. Da domani la Turchia sarà un paese nuovo", dice il segretario del partito d'opposizione Chp dopo la vittoria alle amministrative

Redazione

"Oggi hanno vinto 85 milioni di turchi, la sconfitta deve essere un punto di svolta per il nostro partito", ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan dopo la che il Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo), ha perso le elezioni amministrative in Turchia. E' la più grave battuta d'arresto elettorale dalla sua ascesa al potere, vent'anni fa. Gli elettori hanno premiato il Partito Popolare Repubblicano (Chp), partito di opposizione laico e socialdemocratico, che per la prima volta in 35 anni è riuscito a superare a livello nazionale il partito di governo. Nel complesso il Chp ha ottenuto il 38 per cento dei voti, mentre il sostegno all’Akp è sceso al 35. Nelle elezioni locali del 2019, l’Akp aveva ottenuto il 44 per cento mentre il Chp era molto indietro, attorno al 30.

   

Il sostegno al partito di Erdogan è al minimo storico. Molti sostenitori, secondo diversi osservatori internazionali, non si sarebbero recati alle urne per protestare contro la crisi economica che affligge la Turchia. Anni di inflazione vertiginosa hanno fatto impennare i prezzo di tutto, dai generi alimentari ai veicoli, e hanno eroso i risparmi dei cittadini. Nell'elettorato - soprattutto delle grandi città - ci potrebbe essere, inoltre, una certa stanchezza per lo stile di governo autoritario di Erdogan.

 

Il Chp ha trionfato nelle prime cinque grandi città turche, la capitale Ankara, Istanbul, Smirne, Bursa e Adana. Forse ancora più preoccupante per Giustizia e Sviluppo è la perdita delle province della Turchia occidentale, che il partito di Erdogan aveva dominato negli ultimi dieci anni o più. Queste elezioni erano cruciali per i piani di Erdogan di inaugurare una nuova costituzione che gli consentirebbe di governare oltre il 2028, dicono diversi analisti. La vittoria dei sindaci uscenti a Istanbul e nella capitale Ankara, Ekrem Imamoglu e Mansur Yavas, suonano come un doppio schiaffo per il presidente, già battuto nelle due metropoli cinque anni fa, nella precedente tornata elettorale.

 

    

      

"Non abbiamo ottenuto il risultato che ci aspettavamo, ora è il momento di fare analisi e agire con coraggio. Negli ultimi ventidue anni ci sono state diciotto elezioni e abbiamo quasi sempre vinto, questa volta non è andata così, ma in futuro tutto può succedere", ha dichiarato il leader turco, riconoscendo la sconfitta. Erdogan, che poco dopo la sua rielezione nel 2023 aveva posto tra gli obiettivi del suo programma politico la riconquista di Instanbul, ha assicurato che tornerà a lavorare duramente per riprendere il controllo delle città perse. Niente di fatto, nonostante le risorse distribuite a pioggia sulla città, con grandi manifestazioni e una campagna elettorale per Kurum alla quale hanno partecipato i massimi ministri. Ora il governo, ha promesso Erdogan, si concentrerà sul risanamento dell’economia. I suoi sforzi per contenere l’inflazione daranno frutti quest’anno, ha garantito, e sostenuto che darà priorità alla politica estera, in particolare frenando le aspirazioni curde all’autogoverno oltre il confine in Siria.

    

Si sono registrati diversi episodi di violenza in tutto il paese, nonostante il ministro degli Interni Ali Yerlikaya avesse annunciato il dispiegamento di quasi 600mila agenti per garantire che il voto si svolgesse senza intoppi. L'agenzia statale Anadolu ha riferito che gruppi armati si sono scontrati nel sud-est della Turchia, provocando almeno un morto e 11 feriti. Altre 16 persone sono rimaste ferite in uno scontro a Sanliurfa, sempre nell'inquieto sud-est del paese, dove i gruppi separatisti curdi hanno una forte presenza.

  

Dal Chp, il partito erede del kemalismo, arrivano invece le parole di festa di Imamoglu, che nel 2019 strappò Istanbul all'Akp di Erdogan e che oggi ha bissato il successo di cinque anni fa. "Abbiamo vinto noi e da domani la Turchia sarà un paese nuovo". Imamoglu ha parlato dalla sede del partito, dove in migliaia si sono radunati per sventolare la bandiera rossa con la mezzaluna bianca e per celebrare la vittoria. Con dieci punti di distacco (a spoglio quasi concluso) il sindaco uscente ha sconfitto Murat Kurum il candidato dell'Akp voluto da Erdogan. "Al momento abbiamo un milione di voti di distacco e possiamo dire che ce la abbiamo fatta. Abbiamo vinto noi e ringrazio tutti, a partire dalla mia famiglia. Dalle proiezioni cii aspettiamo di concludere con il 52 per cento delle preferenze, con l'avversario al 39.5 per cento. Siamo felici anche per i risultati ottenuti nei distretti", ha dichiarato. A differenza di cinque anni fa infatti, il Chp ha conquistato la maggior parte dei distretti della metropoli sul Bosforo e conquistato diverse città dell'Anatolia, regione roccaforte dell'Akp.

  

A fare da eco al sindaco di Instabul si è aggiunto Ozgur Ozelsegretario del Chp, che ha celebrato il risultati delle amministrative turche. "Gli elettori hanno deciso: vogliono una politica diversa per il paese", ha detto. "Era dal 1977 che il nostro partito non superava la soglia del 25 per cento. Per noi è un risultato storico". Il segretario del Chp aveva raccolto le redini del partito da Kemal Kilicdaroglu sconfitto da Erdogan alle scorse presidenziali. "La Turchia ci ha messo in mano l'amministrazione di comuni e province. Quando il pane ha iniziato a diminuire e le basi della giustizia a crollare sono iniziati a piovere messaggi. Messaggi di chi non voleva perdere lo stato di diritto e ne voleva indietro i principi", ha detto Ozel. Secondo molti analisti tra le ragioni della sconfitta di Erdogan ci sarebbero le politiche economiche e monetarie del presidente turco. Benché negli ultimi mesi l’economia sia tornata a una crescita modesta e la disoccupazione giovanile sia scesa di circa un punto percentuale al 9per cento - significativamente al di sotto di molti paesi europei, ma ancora vicino alla doppia cifra - l'inflazione nel paese sfiora la soglia del 70 per cento e si registra un disastroso calo della produzione industriale.