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in turchia

Perché Erdogan tiene tanto alle elezioni locali

Mariano Giustino

Il voto nella megalopoli sarà un segnale di cosa accadrà alla politica turca nei prossimi anni: la tenuta del presidente sul territorio, la forza dell'opposizione, i protagonisti della campagna elettorale

Istanbul. Il voto per il rinnovo delle municipalità di tutte le 81 province della Turchia è l’equivalente delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti.  L'esito non avrà un impatto diretto sul governo del presidente Erdoğan, ma indipendentemente da chi sarà il vincitore, potrebbe determinare la traiettoria politica dell’intero paese, compreso il futuro dell’Akp al potere, quello del presidente e il destino dell’opposizione.  Il candidato dell'Akp, Murat Kurum, ex ministro dell’Ambiente, è privo di carisma, Erdoğan lo ha scelto solo per la sua fedeltà, non vuole che un sindaco politicamente forte e carismatico possa mettere in ombra la sua leadership. Per questo lo stesso presidente è attivamente coinvolto nella campagna per Istanbul anche se con tono molto più calmo rispetto alle precedenti tornate elettorali, attenuando la sua retorica populista, solitamente polarizzante, per evitare di trasformare le elezioni locali in un referendum o in un voto di fiducia sul presidente. 

 

İmamoğlu, l’attuale sindaco di Istanbul, invece ha sempre avuto un approccio costruttivo, una retorica gentile e inclusiva, tale da abbracciare musulmani e laici, curdi e turchi, alevi e sunniti, contrapposta alla retorica dell’Akp. Le elezioni locali in Turchia sono vitali per i partiti. È nei comuni che traggono la loro forza e il loro radicamento nella società ed è attraverso il controllo dei centri urbani che scorre quel fiume di denaro che alimenta la politica turca. 

Tutti gli occhi sono puntati su Istanbul. La sfida più emozionante delle elezioni municipali si svolgerà senza dubbio in questa città-stato. La megalopoli sul Bosforo e la capitale Ankara, sono ardentemente ambite dal presidente, dopo averle perse nelle elezioni del 2019 quando il Chp, la maggiore forza d’opposizione, vinse in quasi tutti i maggiori centri urbani della Turchia. Una seconda vittoria a İstanbul di İmamoğlu sarebbe fondamentale per ravvivare le speranze di milioni di persone in Turchia, consoliderebbe senza dubbio la sua posizione di leader de facto dell’opposizione e di candidato alle prossime presidenziali del 2028. 

Gli elettori dell’opposizione avevano riposto la loro fiducia nel cambiamento nelle presidenziali del 2023, ma il risultato è stato un’enorme delusione per molti democratici di tutto il paese e l’opposizione si è divisa; l’Alleanza della nazione del 2023 si è dissolta e ciascun partito corre per conto proprio. Tuttavia, una eventuale vittoria di İmamoğlu avrebbe il potere di cambiare questa atmosfera, attivare nuova speranza e infondere nuova vitalità nell’opposizione. Se dovesse vincere Erdoğan, riconquistando Istanbul, il suo potere si rafforzerebbe in modo incommensurabile mentre invece il maggior partito d’opposizione precipiterebbe in una crisi molto profonda e l’opinione pubblica democratica sarebbe ancor più scoraggiata. 

Ecco perché quella di Istanbul non è una semplice corsa per il sindaco, ma può segnare un punto di svolta per il futuro della democrazia turca. 

Erdoğan ha interesse a prendere la megalopoli per ragioni personali e finanziarie. La considera “la sua città”, una parte fondamentale del “marchio erdoğaniano” dal 1994, quando da sindaco incominciò lì la sua prestigiosa carriera politica. Istanbul rappresenta quasi la metà della base imponibile della Turchia e circa un terzo della sua produzione economica. La città è diventata una macchina per fare soldi con i numerosi progetti di costruzione, soprattutto di grandi opere e di rinnovamento urbano. Erdoğan vuole rendere questi fondi disponibili per i suoi sostenitori e per le imprese che sostengono il suo partito. Vincere a Istanbul significa tutto per lui.

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