editoriali
Tocca a Meloni lavorare per portare Mario Draghi al Consiglio europeo, senza baci della morte
L’uomo del “whatever it takes” sarebbe perfetto per succedere a Charles Michel, ma la sua autorevolezza e autorità sono il suo più grande handicap. La partita delle nomine è all’inizio e si deciderà dal 17 giugno, quando i capi di stato e di governo si troveranno in una cena informale post elezioni
“Draghi dovrebbe guidare il Consiglio europeo”, ha scritto ieri su Politico Europe Mujtaba Rahman, capo per l’Europa dell’Eurasia Group, attento osservatore degli affari brussellesi, che frequenta da tempo i corridoi del potere europeo. Il nome di Mario Draghi per succedere a Charles Michel circola da tempo. Sarebbe l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto.
L’uomo del “whatever it takes” sarebbe perfetto per “rispondere alle sfide esistenziali a cui il blocco è confrontato”, dice Mujtaba Rahman. Il problema è che “i leader dell’Ue non vogliono essere messi nell’ombra da qualcuno con la prominenza di Draghi”, riconosce lo stesso Rahman, citando un anonimo funzionario che spiega: “Draghi controllerebbe l’agenda. Ma chi controlla Draghi?”. L’autorevolezza e l’autorità di Draghi sono il suo più grande handicap. Meglio un leader più modesto, come il portoghese António Costa o la danese Mette Frederiksen. Risultato: ogni volta che il nome di Draghi viene citato, l’effetto è quello di un bacio della morte (compresi quelli di Mujtaba Rahman e Politico Europe). Questo tuttavia non esime Giorgia Meloni dal provarci.
La partita delle nomine è all’inizio e si deciderà dal 17 giugno, quando i capi di stato e di governo si troveranno in una cena informale post elezioni. Ursula von der Leyen è favorita per la Commissione, ma la riconferma non è scontata. Il presidente del Consiglio dovrebbe usare ogni occasione per fare più o meno questo discorso ai suoi colleghi: “Draghi ha una visione per l’Ue. È federalista, antitetica alla mia che sono una nazionalista. Ha ricette vere – non i nostri slogan – per la competitività, le transizioni e la difesa. Cari Emmanuel, Olaf, Pedro e Donald, chi di noi si siederà davanti a Trump il 21 gennaio 2025? Chi terrà testa a Xi Jinping? Chi è in grado di mobilitare gli europei per la vittoria in Ucraina perché è il solo modo per proteggere l’Europa da una guerra di Vladimir Putin?”. Va suggerito sottovoce. Nelle riunioni che contano. Meloni può e dovrebbe farlo.
l'editoriale dell'elefantino