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L'editoriale del direttore

Difendere la pace con le armi. Qualche buona notizia

Claudio Cerasa

Il voto all’unanimità (o quasi) del Parlamento contro gli houthi mette in un angolo il partito della resa, offre qualche buona notizia sull’Italia e ci ricorda perché i nemici di Israele sono anche i nemici dell’occidente

Doveroso sì, scontato no. Le buone notizie ci piacciono, lo sapete, e quando la cronaca permette di osservare il bicchiere valorizzando la porzione mezza piena piuttosto che quella mezza vuota difficilmente resistiamo alla tentazione irresponsabile di raccontarvi che mentre tutto sembra andare a rotoli qualcosa di positivo invece c’è. Ieri, in Italia, in Parlamento, è stata una di quelle giornate mezze piene, per così dire, durante le quali il bicchiere mezzo vuoto è finito clamorosamente dietro i tendoni del gran baraccone della politica italiana.

La notizia positiva di giornata probabilmente la conoscete già. Il Parlamento, ieri, ha approvato praticamente all’unanimità, con un solo voto contrario, le sei risoluzioni presentate in Aula relative all’incremento degli aiuti offerti dall’Italia all’Ucraina. E contestualmente, anche qui praticamente all’unanimità, con 271 sì e appena sei no, ha autorizzato la missione italiana nel Mar Rosso, conosciuta come “Aspides”, in cui si stabilisce il diritto, in conformità alle norme internazionali, di difendere le navi italiane dagli attacchi degli houthi, nel Mar Rosso, compresi gli attacchi che compromettono i diritti e le libertà di navigazione. In altre parole: se i terroristi houthi minacciano di attaccare una nostra nave, siamo legittimati a sparare. La prima buona notizia è che ancora una volta, sulle scelte di politica estera, l’Italia dimostra di essere un formidabile modello di responsabilità. E se ci si riflette un istante non si troveranno in giro per l’Europa così tanti paesi che sulle quattro grandi sfide del momento, per l’occidente, hanno mostrato una compattezza come quella italiana: difesa dell’Ucraina, approvazione di sanzioni contro la Russia, condanna senza ambiguità di Hamas, tutela del commercio dall’assalto dei terroristi del Mar Rosso.

Cambiano i governi, cambiano le maggioranze, cambiano i parlamenti ma sulle partite che contano la buona notizia è che chiunque sia al governo sceglie di prendere le decisioni giuste e spesso le decisioni giuste vengono sostenute anche da pezzi importanti della maggioranza. Nel 2018, ai tempi del governo Gentiloni, ad approvare la missione militare dell’Italia in Niger non fu solo il Pd, in maggioranza, ma anche l’opposizione, con i voti favorevoli di Forza Italia, di Fratelli d’Italia (e l’astensione della Lega). Due anni dopo, nel 2020, il Movimento 5 stelle, dopo aver votato contro il provvedimento del 2018, votò a favore del decreto “Missioni”, che comprendeva anche l’assistenza militare nel Sahel (i governi Conte, nonostante la vena pseudopacifista dell’attuale leader del M5s, hanno aumentato la spesa militare del 17 per cento, portandola da 21 a 24,6 miliardi). Nel 2022, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il governo Draghi, sostenuto da Pd, Forza Italia, Lega e M5s, ha fatto tutto il necessario per inviare aiuti militari all’Ucraina e per votare in Consiglio europeo e al Parlamento europeo ogni norma finalizzata a sostenere Kyiv e a sanzionare la Russia. E insieme alla maggioranza, come ricorderete, lo stesse fece anche l’opposizione, allora guidata da Fratelli d’Italia. La buona notizia di queste ore è che, nonostante i balletti iniziali, anche il M5s ha scelto di sostenere le mozioni contro gli houthi e per quanto i leader del M5s cerchino timidamente di nascondere la propria scelta dietro allo scudo della mozione “difensiva” la ciccia che conta è un’altra: un partito che ha scelto di differenziarsi dal “mainstream atlantista” scommettendo sulla versione più farlocca del pacifismo politico (sintesi brutale: il modo migliore per promuovere la pace è non rispondere alle provocazioni con le armi) ieri ha scelto di sostenere una missione militare (Aspides) il cui fine è quello di colpire i terroristi del Mar Rosso nel momento in cui dovessero rappresentare una minaccia per la sicurezza italiana, per il nostro commercio, per il nostro benessere.


La buona notizia nella buona notizia è che questo accade nelle settimane in cui il Movimento 5 stelle e il Partito democratico si sono riavvicinati (in Sardegna ieri, in Abruzzo oggi) e il fatto che la vicinanza tra i due partiti non abbia prodotto un Pd a trazione contiana (stavamo per scrivere grillina: Beppe chi?) ma abbia prodotto un Movimento 5 stelle a trazione atlantista (stavamo per scrivere vestito in abiti militari e non civili modello Zelensky: ops!) è un fatto più che positivo che porta a dire che l’alternativa al centrodestra è ancora confusa e contraddittoria ma su alcuni fondamentali regala qualche piccola soddisfazione (meno sull’Ucraina, ma non si può avere tutto). L’altra notizia positiva, verrebbe da dire esaltante, è che la presenza di un Parlamento compatto nel condannare senza se e senza ma l’azione degli houthi, al punto da essere favorevole a interventi militari per contenere i loro attacchi, è interessante e importante anche dal punto di vista simbolico, per tutto quello che gli houthi rappresentano nell’immaginario terroristico e per tutto quello che gli houthi rappresentano nel contesto della guerra in medio oriente tra Israele e Hamas. Essere contro gli houthi significa riconoscere, più o meno indirettamente, il pericolo veicolato dall’Iran nel medio oriente. Essere contro gli houthi significa riconoscere, più o meno indirettamente, che gli amici di Hamas sono gli stessi che destabilizzano il mondo. Essere contro gli houthi significa riconoscere, più o meno indirettamente, che tutti coloro che vengono risparmiati dai terroristi nel Mar Rosso sono complici del nuovo disordine mondiale. Essere contro gli houthi, infine, significa riconoscere, più o meno indirettamente, che difendere Israele significa difendere anche gli interessi dell’occidente.

Il grido di battaglia degli houthi ormai lo conoscete: “Allahu Akbar, morte all’America, morte a Israele, una maledizione sugli ebrei, vittoria all’islam”. Il fatto che il Parlamento italiano, ieri, abbia votato per combattere contro quel grido è una notizia ulteriormente positiva, che ci mostra, in politica estera, un bicchiere italiano che tende a essere ancora una volta più mezzo pieno che mezzo vuoto. E vista la storia, le origini, il passato ipocritamente pacifista di molti soggetti presenti in Parlamento, si può dire che il passaggio di ieri era doveroso, sì, ma scontato no.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.